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Venne al mondo a Damasco, nel vastissimo impero islamico che prese il nome di Califfato Omayyade (dal nome dell’omonima dinastia araba fondatrice). Era una grande cittΓ multietnica e multireligiosa che nel 661 divenne la capitale del medesimo Paese (oggi capitale della Repubblica di Siria, nel Medio Oriente). Sebbene la cittΓ fosse sotto il dominio musulmano, la maggior parte della popolazione originaria era ancora cristiana, di lingua greca e siriaca. La famiglia di Giovanni Damasceno stessa era un'importante famiglia araba cristiana, una delle principali di Damasco, dove ricopriva incarichi importanti nell'amministrazione del Califfato Omayyade. Oltre ai cristiani, vi era una crescente comunitΓ musulmana (la cerchia dominante e l'esercito), e probabilmente altre minoranze religiose. I non musulmani (ebrei e cristiani, noti come “Dhimmi”) potevano praticare la loro fede pagando una tassa speciale (la “Jizya”) e godevano di una certa autonomia nella gestione dei propri affari interni. Questo ambiente favorΓ¬ una notevole sinergia culturale e un confronto tra diverse idee e religioni. Giovanni Damasceno, ad esempio, ricevette un'educazione sia cristiana-greca che araba, conoscendo a fondo entrambe le culture e le lingue. Suo padre, appartenente a un’illustre famiglia araba di fede cristiana e alto funzionario governativo, gli fece impartire un’ottima istruzione e desiderava instradarlo verso la carriera amministrativa, ma la precoce vocazione spirituale di Giovanni ebbe il sopravvento, soprattutto quando conobbe, nella sua cittΓ , il monaco di rito bizantino Cosma (706-794), detto “di Maiuma” o “di Gerusalemme”, futuro santo. Questi fu importantissimo nella crescita spirituale di Giovanni, il quale gli si affezionΓ² a tal punto da ottenere dai familiari la sua adozione legale, facendolo, di fatto, diventare proprio fratello (germano). Giovanni studiΓ² poi filosofia e teologia a Costantinopoli, capitale dell’Impero Bizantino, diventando cosΓ¬ colto e brillante da meritare, al suo ritorno in patria, l'amicizia del Califfo di Siria, che lo nominΓ² proprio consigliere. Intanto, nel 726, l'Imperatore Bizantino Leone III “Isaurico” (regnante dal 717 al 741), su pressione di numerosi vescovi aderenti al movimento di carattere religioso della “Iconoclastia” o “Iconoclasmo” (dal greco “EikΓ²n”: “Immagine”, e “KlΓ‘o”: “Rompo”), sviluppatosi nell'Impero Bizantino intorno alla prima metΓ del secolo VIII, sostenendo che la venerazione delle icone spesso sfociasse in una forma di idolatria, mosse una guerra spietata a quello che veniva definito il “culto delle immagini sacre”. Giovanni, dietro esortazione del Pontefice San Gregorio III (in carica dal 731 al 741), prese ardentemente la difesa di questa forma d’arte religiosa e delle stesse sacre immagini, con la parola e con la penna. La sua difesa fu talmente convincente ed efficace da eccitare l'odio nei suoi confronti da parte dell'Imperatore d’Oriente, il quale, falsamente, lo denunciΓ² per tradimento al Califfo della sua Damasco. Secondo la tradizione, quest’ultimo, credendo all’infamante accusa e deluso per quello che si era convinto essere un vero tradimento nei suoi confronti, gli avrebbe fatto amputare la mano destra, affinchΓ© fosse costretto a deporre la penna. Tuttavia, la Santa Vergine, della quale Giovanni era devotissimo, gli avrebbe miracolosamente riattaccato l’arto, senza lasciare il minimo segno del taglio. Da quel momento Giovanni, colmo di gratitudine, compΓ¬ finalmente ciΓ² che da gran tempo desiderava fare e abbandonΓ² gli agi del mondo. Dopo avere distribuito ai poveri tutte le sue sostanze, donΓ² la libertΓ ai servi e cominciΓ² a peregrinare come eremita per i luoghi della Terrasanta. Si ritirΓ² quindi con San Cosma, il suo antico maestro diventato fratello adottivo, nel cenobio di Mar Saba, detto anche “Laura” (monastero di stretta osservanza) di San Saba, centro spirituale greco-ortodosso sito nei pressi di Betlemme. Qui piΓΉ tardi fu ordinato sacerdote e, in virtΓΉ della sua profonda preparazione teologica, ebbe l'incarico di predicatore ufficiale nella Basilica del Santo Sepolcro della vicina Gerusalemme. Come monaco e sacerdote, si distinse per fermezza di carattere, umiltΓ e ubbidienza, rimanendo costantemente modello ed esempio per i suoi confratelli. Mai fu udito domandare la benchΓ© minima spiegazione su ciΓ² che gli era comandato di fare, per quanto potesse essere insolito o di ardua esecuzione, eseguendolo sempre puntualmente. Non tralasciΓ² in nessun momento il compito intrapreso di difendere le immagini sacre, sfidando senza paura le ire del nuovo imperatore d’Oriente Costantino V “Copronimo” (sul trono dal 741 al 775). “Copronimo” Γ¨ il soprannome dispregiativo con cui gli avversari religiosi, in particolare gli “iconoduli” (sostenitori del culto delle immagini sacre), si riferivano a lui. Esso deriva dal greco antico “kopros” (traslitterato), che significa “escremento”, “letame” o “sterco”, e da “onyma”, che significa “nome”, col significato letterale di “Colui che ha nome di sterco” o “dal nome di letame”. Per questo fu pubblicamente lodato nel Secondo Concilio di Nicea, convocato nel 787 su richiesta di papa Adriano I per deliberare sulla materia. In questa sede, grazie alla sua travolgente eloquenza, che gli meritΓ² l’appellativo di “Chrisorrhoas” (“Fiume d’oro”), si arrivΓ² a una definizione che pose chiarezza nei termini e decise la netta differenza tra venerazione delle immagini, ammessa, e adorazione, assolutamente rifiutata, perchΓ© solo Dio puΓ² essere adorato. Fu chiarito inoltre che la venerazione delle immagini significa la venerazione delle persone rappresentate e non delle icone materiali in quanto tali. Ma Giovanni, oltre all’Iconoclastia, combattΓ¨ altre eresie del suo tempo, come il Monotelismo (dottrina consistente nell'affermazione che in Cristo esiste un'unica volontΓ o un'unica operativitΓ o energia) e il Teopaschismo (dottrina cristologica secondo la quale GesΓΉ avrebbe sofferto sulla croce come Dio). DimostrΓ² il primato di Pietro, il Principe degli Apostoli e il suo ufficio di maestro universale e quindi la preminenza della Chiesa di Roma e la sua indefettibilitΓ . Fu anche il primo a trattare con metodo e ordine la Sacra Teologia e tutti i suoi scritti non sono solo eccellenti per erudizione e dottrina, ma sono anche fonte di pietΓ e specialmente di devozione alla Santissima Vergine. Nella parte finale della sua vita, si dedicΓ², oltre che all’attivitΓ letteraria, all’ascesi, non disdegnando una certa attivitΓ pastorale, di cui danno testimonianza soprattutto le sue numerose omelie, e alla composizione d’inni sacri. La sua morte sopraggiunse verso il 749-750 circa nel Monastero di Mar Saba (noto anche come Grande Laura di San Saba il Santificato), situato nel deserto della Giudea, tra Gerusalemme e il Mar Morto, dove egli aveva trascorso gran parte della sua vita monastica. Fu sepolto nel medesimo convento, dove la sua tomba originale si trova ancora ed Γ¨ luogo di venerazione e pellegrinaggio. L'area specifica in cui sorge il monastero, pur trovandosi nella Cisgiordania sotto controllo dell’AutoritΓ Palestinese, Γ¨ spesso classificata come Area “C” degli Accordi di Oslo, un territorio della Cisgiordania che rimane sotto il pieno controllo militare e amministrativo di Israele. Parte delle sue reliquie sono state trasferite nel corso dei secoli. Un'importante porzione delle sue reliquie Γ¨ conservata a Roma, presso l'Istituto Pontificio Orientale e la vicina chiesa di San Giovanni Battista, mentre altre piccole reliquie si trovano sparse in vari luoghi di culto in tutto il mondo cristiano. La sua santitΓ fu riconosciuta attraverso la venerazione popolare spontanea (“fama sanctitatis”) subito dopo la morte, venendo anche considerato un Santo Padre della Chiesa. Papa Leone XIII, nel 1890, ne estese l'ufficiatura a tutta la Chiesa e lo proclamΓ² dottore della Chiesa universale con il titolo di “Doctor Orientalis Eximius” (“Esimio dottor orientale”).
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Roberto Moggi
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