๐๐๐ง ๐๐๐จ๐ง๐๐ซ๐๐จ ๐๐ ๐๐จ๐ซ๐ญ๐จ ๐๐๐ฎ๐ซ๐ข๐ณ๐ข๐จ, ๐ฌ๐๐๐๐ซ๐๐จ๐ญ๐
๐๐ ๐ ๐ข - ๐๐ ๐ง๐จ๐ฏ๐๐ฆ๐๐ซ๐ ๐๐๐๐ - ๐ฆ๐๐ซ๐๐จ๐ฅ๐๐๐ข̀ ๐๐๐ฅ๐ฅ๐ ๐๐๐๐๐ ๐ฌ๐๐ญ๐ญ๐ข๐ฆ๐๐ง๐ ๐๐๐ฅ ๐ญ๐๐ฆ๐ฉ๐จ ๐จ๐ซ๐๐ข๐ง๐๐ซ๐ข๐จ, ๐ฅ๐ ๐๐ก๐ข๐๐ฌ๐ ๐ซ๐ข๐๐จ๐ซ๐๐, ๐ญ๐ซ๐ ๐ข ๐ฏ๐๐ซ๐ข ๐ฌ๐๐ง๐ญ๐ข ๐ ๐๐๐๐ญ๐ข, ๐๐๐ง ๐๐๐จ๐ง๐๐ซ๐๐จ, ๐ง๐จ๐ญ๐จ ๐๐จ๐ง ๐ฅ๐ ๐ฌ๐ฉ๐๐๐ข๐๐ข๐๐๐ณ๐ข๐จ๐ง๐ “๐๐ ๐๐จ๐ซ๐ญ๐จ ๐๐๐ฎ๐ซ๐ข๐ณ๐ข๐จ”, ๐ฌ๐๐๐๐ซ๐๐จ๐ญ๐ (nella Diocesi di Roma memoria facoltativa). Paolo Girolamo - questi i suoi nomi di battesimo - nacque il 20 dicembre 1676 nella cittadina marittima di Porto Maurizio, situata su un promontorio della costa settentrionale ligure e allora appartenente alla Repubblica di Genova (oggi uno dei due quartieri principali di Imperia, cittร capoluogo dell’omonima provincia della Regione Liguria). Era figlio unico di Domenico Casanova, armatore benestante e capitano della marina mercantile, un cosiddetto “uomo di mare” che si dedicava al redditizio commercio marittimo con i porti della Liguria, della Corsica e della Toscana. Sua madre era Anna Maria Benza, che morรฌ prematuramente nel 1678 quando lui aveva appena due anni. Fu pertanto il padre - risposatosi dopo qualche anno - a dargli con l’esempio e la parola quelle solide basi educative e religiose alle quali ispirรฒ tutta la sua vita, portandolo ad una precoce vocazione religiosa. Crebbe frequentando assiduamente la propria parrocchia, fino a quando, nel 1688, dodicenne, lasciรฒ Porto Maurizio per recarsi a Roma, ospite dello zio paterno Agostino Casanova, allo scopo di dedicarsi agli studi superiori. Il congiunto era un uomo ricco e influente, che lo accolse come un figlio e si occupรฒ della sua educazione. Lo iscrisse al prestigioso Collegio Romano dei Gesuiti con l'intenzione di fargli studiare medicina, presumibilmente per subentrare nelle attivitร di famiglia o comunque per avere un futuro brillante e redditizio. Nel rinomato istituto, tuttavia, Paolo Girolamo studiรฒ altre materie perchรฉ il Collegio Romano dei Gesuiti aveva un piano di studi accademico, chiamato “Ratio atque Institutio Studiorum Societatis Iesu” (Programma e ordinamento degli studi della Compagnia di Gesรน), che prevedeva un ciclo completo di formazione umanistica e filosofica come base propedeutica, prima di specializzarsi in facoltร come medicina o diritto. Qui portรฒ a compimento con profitto gli studi propedeutici e si formรฒ congruamente. Durante questi anni, la sua vocazione religiosa si rafforzรฒ notevolmente e, invece di proseguire l’istruzione con la facoltร di medicina che lo zio aveva scelto per lui, decise autonomamente di dedicarsi alla teologia. Nella Cittร Eterna, contemporaneamente, prese anche a frequentare due importanti luoghi di preghiera esterni al Collegio, Il primo era l'Oratorio del Santissimo Crocifisso, annesso alla chiesa diocesana di Sant'Angelo in Pescheria, ma gestito dai Padri Gesuiti. Questo luogo era noto per il fervore spirituale, le severe penitenze e le pratiche ascetiche che vi si praticavano. Si dice che Paolo Girolamo frequentasse le messe e le prediche qui, e che qui maturรฒ la decisione di dedicarsi interamente a Dio, ispirato dal rigore e dalla devozione che vi si respiravano. Il secondo, era quello della Chiesa Nuova o Oratorio di San Filippo Neri (noto come Oratorio dei Padri Filippini), gestito dai sacerdoti della Congregazione dell'Oratorio fondata da San Filippo Neri. Questo centro offriva un ambiente diverso rispetto al rigore del precedente, concentrandosi sull'elevazione spirituale attraverso la musica sacra, le conferenze e la caritร . La sua frequentazione di questi luoghi complementari mostra una ricerca spirituale a tutto tondo. Cosรฌ la sua vocazione religiosa, giร forte, crebbe talmente che dovette manifestare l'intenzione di entrare in convento per diventare frate francescano, ma lo zio Agostino, che si sentรฌ deluso nelle proprie aspirazioni, si oppose fermamente, arrivando a diseredarlo e a cacciarlo di casa. Nel 1697, comunque, riuscรฌ ad iniziare il noviziato presso il convento romano di San Bonaventura al Palatino, appartenente ai frati francescani cosiddetti "Riformelli", derivanti, cioรจ, da quella che veniva chiamata la “Riformella francescana”. Questa era un movimento di rinnovamento introdotto nella seconda metร del seicento dal Beato Bonaventura da Barcellona (1620-1684) tra i Frati Minori Riformati della Provincia Romana, che, nel 1897, confluiranno nell’Ordine dei Frati Minori Francescani. Il 2 ottobre 1698, all’etร di ventun’anni, quando pronunciรฒ i voti perpetui, mutรฒ il proprio nome in quello religioso di Leonardo, in segno di gratitudine verso un omonimo cugino romano, talvolta identificato come Leonardo Benza, parente della madre, che, dopo la sua cacciata di casa, intervenne per aiutarlo economicamente e materialmente, permettendogli di completare gli studi e di entrare nell'Ordine dei Frati Minori Riformati. Il 17 agosto 1702, quando stava per compiere ventisei anni, fu ordinato sacerdote, ma, ben presto, si ammalรฒ di tisi e per questo dovette tornare nella sua cittร per respirare salubre aria marina e curarsi. Qui, nel 1709, al culmine della malattia, quando ormai la prognosi sembrava infausta, guarรฌ miracolosamente per intercessione della Madonna. In ringraziamento alla Santa vergine, fece allora voto di non indossare mai piรน calzari e, in effetti, tornรฒ a calzare dei sandali solo nel 1750, ben quarant’anni dopo, quando fu obbligato a farlo da papa Benedetto XIV (regnante dal 1740 al 1758). Una volta ristabilitosi, l’anno stesso, fu trasferito a Firenze nel convento di Monte alle Croci, di cui divenne priore. Da qui, iniziรฒ la sua lunga, instancabile e proficua opera di evangelizzazione, che lo vide impegnato in viaggi e peregrinazioni in tutta Italia. Per l’intera vita si spostรฒ continuamente, specialmente in Toscana, in Liguria e in Corsica Nella vicina isola fu inviato dal pontefice Benedetto XIV per ristabilire la concordia tra i cittadini, divisi sia dalle lotte intestine tra fazioni, sia dal moto contrario a Genova, riuscendo a ottenere un’impensabile pace. Si narra che persino i banditi locali si pacificarono, sparando in aria con i loro fucili, cosรฌ acclamando rumorosamente a lui e alla pace. A questo proposito, il grande santo napoletano suo contemporaneo, il vescovo Alfonso Maria de' Liguori (1696-1787), lo definรฌ espressamente il piรน grande missionario di quel secolo. La sua predicazione aveva qualcosa di drammatico e di tragico. Folle immense accorrevano ad ascoltarlo e rimanevano impressionate dalla sua bruciante parola, che richiamava alla penitenza e alla pietร cristiana, tanto che spesso l'uditorio intero scoppiava in singhiozzi di commozione e pentimento. Predicava instancabilmente, prima di tutto con l'ardore del suo cuore, poi con i suoi temi piรน efficaci, cioรจ quelli di Gesรน, della Madonna e della Santa Croce, che era al centro della sua predicazione, richiamante le folle alla penitenza e alla pietร cristiana. Aveva sempre in mente Nostro Signore pendente dalla Croce e la sua devozione piรน cara fu la Via Crucis, che fu da lui ideata e alla quale dette la piรน grande diffusione. A lui si deve anche il merito di aver proposto la definizione di quello che sarebbe stato il futuro dogma mariano dell'Immacolata Concezione, mediante una consultazione epistolare con tutti i piรน insigni Pastori della Chiesa del tempo. Venne infine richiamato a Roma, dove, con le sue appassionate prediche, alle quali spesso assisteva anche il pontefice, preparรฒ il clima spirituale per il Giubileo del 1750. In quell’occasione, fece innalzare una croce e quattordici edicole all’interno del Colosseo, dichiarandolo sacro per via dei gloriosi martiri che sul posto, nei primi secoli della Chiesa, avevano dato la vita per Cristo. Questo gesto, tra l’altro, impedรฌ l'ulteriore rovina del monumento, considerato fino allora come una mera cava di pietra a buon mercato. Fu l'ultima sua grande opera. Mentre predicava le Missioni nelle montagne della zona di Bologna, in Emilia, nel 1751, ebbe ordine dal papa di tornare nuovamente a Roma. Ubbidiente come sempre, benchรจ malaticcio e consumato dalle fatiche missionarie, il 15 novembre si mise in viaggio e giunse nell’Urbe la mattina del 25, ormai moribondo. Spirรฒ il giorno dopo, 26 novembre 1751, nel convento romano di San Bonaventura al Palatino. Tale fu la partecipazione popolare al lutto, che occorsero i soldati per tenere indietro la folla che voleva vedere un’ultima volta fra Leonardo, giร considerato santo e portar via qualche sua reliquia. Il suo corpo fu inumato nella chiesa del medesimo cenobio. Il papa Beato Pio IX lo canonizzรฒ il 29 giugno 1867. Tuttavia, i suoi resti mortali, dopo aver riposato per un periodo nella chiesa del predetto convento romano, in occasione del 250° anniversario della sua morte, nel 1997, vennero trasferiti nella sua cittร natale (oggi Imperia), ove sono ora esposti alla venerazione in una pregevole teca di cristallo, all’interno della Cattedrale di San Maurizio. A Roma, nel convento anzidetto, รจ rimasta soltanto una reliquia, costituita da una sua costola.
๐ผ๐๐๐๐๐๐๐: "๐๐๐ ๐ฟ๐๐๐๐๐๐๐ ๐๐ ๐๐๐๐ก๐ ๐๐๐ข๐๐๐ง๐๐", ๐๐๐๐ ๐ ๐ข ๐ก๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐ก๐, ๐ฃ๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐ก๐ ๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐ ๐๐๐ก๐̀ ๐๐๐ ๐๐ผ๐ ๐ ๐๐๐๐๐, ๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐ ๐๐๐ก๐ก๐๐๐ ๐๐ ๐๐๐๐๐ก๐ ๐๐๐๐๐๐. ๐ฟ'๐๐๐๐๐ ๐ ๐ ๐ก๐๐๐ฃ๐ ๐๐๐๐ ๐ ๐ ๐๐ ๐๐ข๐ ๐๐ ๐๐๐ ๐ถ๐๐๐๐๐๐๐ก๐๐๐ ๐๐๐๐๐ง๐ ๐๐ ๐ฟ๐๐๐ (๐๐๐๐๐ก๐๐๐ ๐๐๐ ๐๐๐๐ข̀).
Roberto Moggi
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