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Fin dalle sue origini, la Chiesa si riferisce a Gesรน Cristo con l'appellativo di “Re”, largamente attestato nel Nuovo Testamento. L’odierna solennitร  celebra proprio la regalitร  e il dominio su tutto l’universo del Figlio di Dio e Signore del tempo e della storia. Infatti, come riporta San Giovanni apostolo nel suo libro dell’Apocalisse, Gesรน รจ “Alfa” e “Omega” (rispettivamente i nomi della prima e dell’ultima lettera dell’alfabeto greco), in altre parole “principio” e “fine” di tutte le cose, cui sono soggetti tutti gli uomini e ogni altra creatura (Cf. Ap 1, 8; 21, 6 e 22, 13). La solennitร  liturgica odierna fu introdotta nella Chiesa universale da papa Pio XI (regnante dal 1922 al 1939), con l’enciclica dell’11 dicembre 1925 dal titolo “Quas primas” (che letteralmente significa “Nella prima”, con riferimento alla sua enciclica precedente), pubblicata a coronamento del Giubileo che si celebrava in quell’anno, nella quale รจ ben espressa la dottrina cattolica sulla regalitร  di Cristo. Il pontefice evidenzia in essa, anche facendo seguito a quanto esposto nella sua precedente lettera apostolica, come i mali del mondo vengano dall’aver allontanato sempre piรน Cristo e la sua santa legge dalla pratica della vita, dalla famiglia e dalla societร , aggiungendo che mai potrร  esservi speranza di pace duratura fra gli uomini e i popoli, finchรฉ gli individui e le nazioni negheranno e rigetteranno il Regno di Cristo Salvatore. Per questo, appare necessaria e indispensabile, afferma il magistero della Chiesa, la restaurazione del Regno di Nostro Signore e la proclamazione di Cristo quale Re dell’Universo. Di grande attualitร  risulta, dunque, anche ai giorni nostri. l’esaustiva analisi del mondo moderno formulata dal predetto papa, vissuto a cavallo del 1800 e del 1900, epoca dai tanti grandi cambiamenti sociali, relativa ad un mondo che decide volontariamente di fare a meno di Dio. Finanche la circostanza che la presente festivitร  sia stata fatta coincidere con l’ultima domenica dell’anno liturgico, vuole evidenziare chiaramente come Cristo sia Re e Signore della storia e del tempo, cui tutti gli uomini e le altre creature sono soggetti. A questo proposito dice l’Apocalisse di San Giovanni evangelista: “… Ogni cosa รจ compiuta. Io sono l'alfa e l'omega, il principio e la fine. A chi ha sete io darรฒ gratuitamente della fonte dell'acqua della vita ...” (Ap 21, 6). Sempre Giovanni ci ricorda che Gesรน stesso, dinanzi a Pilato, affermรฒ categoricamente la sua regalitร , rispondendo testualmente a una precisa domanda del comandante romano: “… Tu lo dici, io sono Re …” (Gv 18, 37). Conscio della regalitร  del Signore, papa Leone XIII (dal 1878 al 1903), l’11 giugno 1899, consacrรฒ la Chiesa, il mondo e tutto il genere umano a Cristo, riconoscendolo implicitamente quale Re. Per questo, inoltre, il pontefice Servo di Dio Pio XII (dal 1939 al 1958), nell’enciclica “Ad Caeli Reginam” (“Alla Regina dei Cieli”), datata 11 ottobre 1954, sulla dignitร  regale della Beata Vergine Maria, rimarca che Cristo รจ veramente Re. Certo, la sua “regalitร ” non รจ di questo mondo e non รจ secondo la logica degli uomini. Cristo sulla croce รจ il re che abbraccia l'universo, che dirige il corso della storia e della salvezza; รจ una regalitร  di amore che conduce al servizio reso fino al sacrificio e al dono estremo di sรฉ. Egli solo, infatti, รจ al contempo Dio e uomo, ed il suo Regno รจ contrapposto unicamente a quello di Satana e delle potenze delle tenebre. Il Regno di cui parla Gesรน nel Vangelo non รจ, quindi, di questo mondo, cioรจ, non ha la sua provenienza nel mondo degli uomini, ma in Dio solo. Cristo propone un Regno imposto non con la forza delle armi, ma da quella della Veritร  e dell'Amore. Gli uomini che lo desiderano possono entrarvi, preparandosi con la penitenza, attraverso la fede ed il battesimo, il quale produce un’autentica rigenerazione interiore. Tale Regno, giร  adesso presente sulla terra, troverร  pieno compimento alla fine dei tempi, alla seconda venuta di Cristo, quando, quale Sommo Giudice e Re, verrร  a giudicare i vivi ed i morti. 
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Roberto Moggi 
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