๐’๐š๐ง๐ญ๐š ๐‹๐ฎ๐œ๐ข๐ฅ๐ฅ๐š ๐๐ข ๐‘๐จ๐ฆ๐š

๐Ž๐ ๐ ๐ข - ๐Ÿ‘๐Ÿ ๐Ž๐“๐“๐Ž๐๐‘๐„ ๐Ÿ๐ŸŽ๐Ÿ๐Ÿ“ - ๐ฏ๐ž๐ง๐ž๐ซ๐๐ข̀ ๐๐ž๐ฅ๐ฅ๐š ๐—๐—๐— ๐ฌ๐ž๐ญ๐ญ๐ข๐ฆ๐š๐ง๐š ๐๐ž๐ฅ ๐ญ๐ž๐ฆ๐ฉ๐จ ๐จ๐ซ๐๐ข๐ง๐š๐ซ๐ข๐จ, ๐ฅ๐š ๐‚๐ก๐ข๐ž๐ฌ๐š ๐ซ๐ข๐œ๐จ๐ซ๐๐š, ๐ญ๐ซ๐š ๐ข ๐ฏ๐š๐ซ๐ข ๐ฌ๐š๐ง๐ญ๐ข ๐ž ๐›๐ž๐š๐ญ๐ข, ๐’๐€๐๐“๐€ ๐‹๐”๐‚๐ˆ๐‹๐‹๐€ - ๐ง๐จ๐ซ๐ฆ๐š๐ฅ๐ฆ๐ž๐ง๐ญ๐ž ๐ข๐ง๐๐ข๐œ๐š๐ญ๐š ๐œ๐จ๐ง ๐ฅ๐š ๐ฌ๐ฉ๐ž๐œ๐ข๐Ÿ๐ข๐œ๐š๐ณ๐ข๐จ๐ง๐ž “๐ƒ๐ˆ ๐‘๐Ž๐Œ๐€” ๐œ๐ก๐ž ๐ง๐ž ๐ข๐ง๐๐ข๐œ๐š ๐ฅ๐š ๐œ๐ข๐ญ๐ญ๐š̀ ๐๐ข ๐ฉ๐ซ๐จ๐ฏ๐ž๐ง๐ข๐ž๐ง๐ณ๐š - ๐ฏ๐ž๐ซ๐ ๐ข๐ง๐ž ๐ž ๐ฆ๐š๐ซ๐ญ๐ข๐ซ๐ž. Di Lucilla - questo il suo nome in latino, analogo alla forma italiana - ad eccezione del martirio, si hanno pochissime notizie, spesso provenienti da passio successivi non sempre storicamente comprovati. Secondo la piรน accreditata tradizione, nacque a Roma agli inizi del III secolo, priva della vista, figlia dell’importante tribuno pagano Nemesio (che diventerร  santo anche lui). Verosimilmente attorno al 257, dopo un travaglio spirituale frutto di costante frequentazione della locale comunitร  dei seguaci di Gesรน, il suo altolocato padre si convertรฌ alla fede cristiana, chiedendo personalmente al papa in carica, probabilmente Stefano I (regnante dal 254 al 257), futuro santo, di essere battezzato unitamente alla figlia. Ottenuta l’autorizzazione, essendo nel frattempo morto detto pontefice, il rito sarebbe stato congiuntamente celebrato, tra il 257 ed il 258, dal successore papa Sisto II (in carica nei medesimi due anni), anch’esso futuro santo. Tuttavia, una tradizione minoritaria e non comprovata, vuole che il rito sia stato celebrato dal vescovo Valentino da Terni, che pure sarebbe divenuto santo (il famoso patrono degli innamorati), titolare della diocesi di quest’ultima cittร  ma martirizzato a Roma il 14 febbraio, probabilmente sotto l'imperatore Aureliano nel 273 d.C. (o, secondo studi recenti, nel 347 d.C.). Durante il rito - a prescindere da chi fosse il celebrante - miracolosamente, Lucilla acquistรฒ la vista. Da allora, colma di gratitudine per il beneficio ricevuto dal Cielo, si pose sempre piรน alla sequela del Signore, divenendo esempio e fonte di emulazione per l’intera comunitร  cristiana dell’Urbe, mentre suo padre fu consacrato diacono dal medesimo pontefice, per i suoi tanti meriti. Ma la luce della giovane Lucilla avrebbe brillato ben poco in terra e si sarebbe presto accesa in Cielo. Erano quelli, infatti, i tempi della persecuzione contro i cristiani scatenata dal regnante imperatore Valeriano (dal 253 al 260) e anche Lucilla e suo padre vennero presto arrestati come seguaci di Gesรน. Incarcerati, furono sottoposti a tortura, per costringerli a sacrificare agli dei pagani e ad abiurare la fede in Gesรน. Ma le autoritร  preposte dovettero presto costatare la forza e la risoluta fermezza nella fede dei due, che non abiurarono, tanto da essere alla fine condannati a morte per decapitazione. La sentenza fu eseguita per entrambi intorno al 257, appena fuori Roma, per Lucilla lungo la via Appia nei pressi del Tempio di Marte, mentre per il suo genitore Nemesio tra la via Appia e la via Latina. Alcuni cristiani riuscirono a recuperare i corpi, che furono sotterrati in un luogo segreto verosimilmente nella stessa zona, da dove papa Sisto II li fece esumare, il giorno 31 ottobre di uno dei due anni del proprio pontificato, per dar loro una piรน degna sepoltura lungo la via Appia, sempre fuori le mura della cittร . La celebrazione della memoria di Lucilla nella data odierna, dunque, ricorderebbe non direttamente il giorno del suo martirio, ma la traslazione delle sue reliquie. Dalla via Appia, i corpi dei due martiri furono poi nuovamente esumati dal pontefice Gregorio IV (dall’828 all’844) e sepolti, con grande onore, nella diaconia capitolina di Santa Maria Nuova, insieme con altri martiri romani. Oggi, le reliquie di Lucilla di Roma, insieme a quelle di suo padre Nemesio e di altri martiri, si trovano nella Basilica di Santa Maria Nova (conosciuta anche come Basilica di Santa Francesca Romana), situata tra il Foro Romano e la via dei Fori Imperiali, a Roma. La santitร  di Lucilla (come anche quella del genitore Nemesio) non รจ stata stabilita tramite un processo di canonizzazione formale come avviene oggi, ma attraverso la venerazione pubblica e ininterrotta da parte del popolo di Dio, riconosciuta ufficialmente dalla Chiesa nel corso dei secoli. Nella Chiesa primitiva, infatti, coloro che morivano per la fede erano considerati santi “Ipso facto” (immediatamente). Il loro sacrificio era visto come l'imitazione perfetta di Cristo. La comunitร  cristiana dell’Urbe iniziรฒ subito a venerarli come martiri, conservando i loro corpi e celebrandone la memoria. 
๐ผ๐‘š๐‘š๐‘Ž๐‘”๐‘–๐‘›๐‘’: "๐‘†๐‘Ž๐‘› ๐‘‰๐‘Ž๐‘™๐‘’๐‘›๐‘ก๐‘–๐‘›๐‘œ ๐‘๐‘Ž๐‘ก๐‘ก๐‘’๐‘ง๐‘ง๐‘Ž ๐‘†๐‘Ž๐‘›๐‘ก๐‘Ž ๐ฟ๐‘ข๐‘๐‘–๐‘™๐‘™๐‘Ž", ๐‘œ๐‘™๐‘–๐‘œ ๐‘ ๐‘ข ๐‘ก๐‘’๐‘™๐‘Ž ๐‘‘๐‘–๐‘๐‘–๐‘›๐‘ก๐‘œ, ๐‘›๐‘’๐‘™ 1575, ๐‘‘๐‘Ž๐‘™ ๐‘๐‘–๐‘ก๐‘ก๐‘œ๐‘Ÿ๐‘’ ๐‘ฃ๐‘’๐‘›๐‘’๐‘ก๐‘œ ๐ฝ๐‘Ž๐‘๐‘œ๐‘๐‘œ ๐‘‘๐‘Ž๐‘™ ๐‘ƒ๐‘œ๐‘›๐‘ก๐‘’, ๐‘‘๐‘’๐‘ก๐‘ก๐‘œ ๐ฝ๐‘Ž๐‘๐‘œ๐‘๐‘œ ๐ต๐‘Ž๐‘ ๐‘ ๐‘Ž๐‘›๐‘œ (1512-1592). ๐ฟ'๐‘œ๐‘๐‘’๐‘Ÿ๐‘Ž ๐‘ ๐‘– ๐‘ก๐‘Ÿ๐‘œ๐‘ฃ๐‘Ž ๐‘๐‘Ÿ๐‘’๐‘ ๐‘ ๐‘œ ๐‘–๐‘™ ๐‘€๐‘ข๐‘ ๐‘’๐‘œ ๐ถ๐‘–๐‘ฃ๐‘–๐‘๐‘œ ๐‘‘๐‘– ๐ต๐‘Ž๐‘ ๐‘ ๐‘Ž๐‘›๐‘œ ๐‘‘๐‘’๐‘™ ๐บ๐‘Ÿ๐‘Ž๐‘๐‘๐‘Ž (๐‘–๐‘› ๐‘๐‘Ÿ๐‘œ๐‘ฃ๐‘–๐‘›๐‘๐‘–๐‘Ž ๐‘‘๐‘– ๐‘‰๐‘–๐‘๐‘’๐‘›๐‘ง๐‘Ž, ๐‘›๐‘’๐‘™๐‘™๐‘Ž ๐‘Ÿ๐‘’๐‘”๐‘–๐‘œ๐‘›๐‘’ ๐‘‰๐‘’๐‘›๐‘’๐‘ก๐‘œ).
Roberto Moggi 
Home page   ARGOMENTI

 

 

Commenti