𝐁𝐞𝐚𝐭𝐨 π‚πšπ«π₯𝐨 π†π§π¨πœπœπ‘π’, 𝐬𝐚𝐜𝐞𝐫𝐝𝐨𝐭𝐞

𝐎𝐠𝐠𝐒 - πŸπŸ“ π¨π­π­π¨π›π«πž πŸπŸŽπŸπŸ“ - π¬πšπ›πšπ­π¨ 𝐝𝐞π₯π₯𝐚 π—π—πˆπ— 𝐬𝐞𝐭𝐭𝐒𝐦𝐚𝐧𝐚 𝐝𝐞π₯ 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐨 𝐨𝐫𝐝𝐒𝐧𝐚𝐫𝐒𝐨, π₯𝐚 π‚π‘π’πžπ¬πš 𝐫𝐒𝐜𝐨𝐫𝐝𝐚, 𝐭𝐫𝐚 𝐒 𝐯𝐚𝐫𝐒 𝐭𝐞𝐬𝐭𝐒𝐦𝐨𝐧𝐒 𝐝𝐞π₯π₯𝐚 𝐟𝐞𝐝𝐞, 𝐒π₯ 𝐁𝐞𝐚𝐭𝐨 π‚πšπ«π₯𝐨 π†π§π¨πœπœπ‘π’, 𝐬𝐚𝐜𝐞𝐫𝐝𝐨𝐭𝐞. Carlo - questo il suo nome di battesimo - figlio della povera, cattolica e molto religiosa famiglia formata da Enrico Gnocchi, falegname e marmista, e Clementina Pasta, sarta, nacque il 25 ottobre 1902 a San Colombano al Lambro, presso Lodi (oggi provincia della regione Lombardia), ma in provincia di Milano, ultimogenito dei tre proli della coppia, con due fratelli maggiori, Mario e Andrea. Nel 1907, rimasto orfano del padre all'etΓ  di cinque anni, si trasferΓ¬ a Milano con la madre e i due fratelli, che di lΓ¬ a poco moriranno di tubercolosi, a poca distanza uno dall’altro. La situazione economica del nucleo familiare, dopo la scomparsa prematura del genitore seguita da quella dei due germani, per le cure dei quali la mamma aveva speso tutti i pochi risparmi messi da parte con difficoltΓ , divenne molto problematica, con la genitrice che dovette farsi carico di tutto, immolandosi col suo lavoro di sarta. Il clima domestico di pace e serenitΓ , scaturente dalla grande fede della stessa, tuttavia non venne mai meno, e fu proprio lei a trasmettergli i fondamenti della fede cristiana e a sostenere con grandi sacrifici la sua vocazione, fino alla sua ordinazione sacerdotale. Nel 1915 - mentre l’Italia entrava nella Prima Guerra Mondiale - fu accolto, appena tredicenne, nel seminario diocesano di Milano, allora guidato dal cardinale Andrea Carlo Ferrari (1850-1921), futuro Beato, alla cui scuola si specializzΓ², mentre nel 1918 terminava il conflitto mondiale. Nel 1925, concluso il ciclo di studi, fu ordinato sacerdote dall'arcivescovo di Milano Eugenio Tosi, celebrando la sua prima Messa il 6 giugno di quell’anno a Montesiro, frazione di Besana, all’epoca in provincia di Milano (oggi di Monza-Brianza), paesino dove viveva la zia, dove tornava spesso nei periodi di vacanza e dove, fin da piccolo, aveva trascorso lunghi periodi di convalescenza per una salute spesso precaria. Il primo impegno apostolico del giovane don Carlo fu quello di assistente d’oratorio: prima a Cernusco sul Naviglio (in provincia di Milano) - dove nel 1922 assistette all’avvento della dittatura fascista - e poi, nel 1926, nella popolosa parrocchia di San Pietro in Sala, nel capoluogo lombardo, dove rimase fino al 1936, raccogliendo stima, consensi e affetto tra la gente. Presto la fama delle sue doti di ottimo educatore giunse fino all’arcivescovado e, nel 1936, il cardinale in carica Alfredo Ildefonso Schuster (1880-1954), che diventerΓ  anch’esso Beato, lo nominΓ² direttore spirituale di una delle scuole piΓΉ prestigiose di Milano, l'Istituto Gonzaga della congregazione dei “Fratelli delle Scuole Cristiane”. In questo periodo, oltre all’impegno nella sua attivitΓ  pastorale, studiΓ² intensamente e scrisse brevi saggi, diverse pubblicazioni e scritti di carattere pedagogico e spirituale, frutto della sua esperienza come educatore dell’Istituto Gonzaga. Tra queste si ricordano: “L'educazione moderna”, del 1938, un testo nel quale espone la sua visione pedagogica, e: “I giovani del nostro tempo e la direzione spirituale”, del 1940, un'opera dedicata al rapporto con i giovani e alla loro guida spirituale. Fu anche molto attivo su riviste e periodici, affrontando temi educativi e spirituali. Tra gli altri, sono significativi i suoi scritti sulla rivista dello stesso Istituto Gonzaga, dove trattava argomenti come la caritΓ  e il ruolo del cinema nell'educazione. La sua pedagogia, giΓ  in questo periodo, era orientata a una visione cristiana dell'educazione, focalizzata sul "cuore" e sulla formazione integrale della persona. In questo senso, le sue opere furono la base su cui si sviluppΓ² la successiva, e piΓΉ nota, “Pedagogia del dolore innocente”, scritta dopo l'esperienza della guerra e della cura dei "mutilatini". Sul finire degli anni Trenta del 1900, lo stesso cardinale Schuster gli affidΓ² l'incarico dell'assistenza spirituale degli universitari della cosiddetta “Seconda Legione” di Milano, appartenenti alla Milizia Universitaria del regime dittatoriale fascista che governava, comprendente in buona parte studenti dell'UniversitΓ  Cattolica e molti ex allievi del Gonzaga. Nel 1940 l'Italia entrΓ² nella Seconda Guerra Mondiale e molti giovani studenti vennero chiamati al fronte. Don Carlo, coerente alla tensione educativa che lo voleva sempre presente con i suoi giovani anche nel pericolo, si arruolΓ² allora come cappellano volontario nel battaglione "Val Tagliamento" del corpo degli Alpini, venendo destinato al fronte greco albanese. Terminata la campagna nei Balcani, dopo un breve intervallo a Milano, nel 1942 ripartΓ¬ per il fronte, questa volta in Russia, con gli Alpini della divisione Tridentina. Dopo la disfatta, nel gennaio 1943 iniziΓ² la drammatica ritirata del contingente italiano. Qui don Carlo, caduto stremato ai margini della pista dove passava la fiumana dei soldati in arretramento, prima di morire assiderato, venne miracolosamente raccolto su una slitta e salvato. Fu proprio in questa tragica esperienza che, una volta rimessosi, assistendo i soldati feriti e morenti e raccogliendone le ultime volontΓ , maturΓ² in lui l'idea di realizzare una grande opera di caritΓ  che troverΓ  compimento dopo la guerra. Tornato in Italia insieme ai superstiti della ritirata, tra gennaio e marzo del 1943, don Carlo iniziΓ² il suo pietoso pellegrinaggio, attraverso le vallate alpine, alla ricerca dei familiari dei caduti per dare loro un conforto morale e materiale. Dopo l'armistizio tra l'Italia e gli Alleati, reso pubblico l'8 settembre 1943, ci fu lo sbandamento delle Forze Armate. In questo periodo aiutΓ² molti partigiani e politici a fuggire in Svizzera, rischiando in prima persona la vita. Venne infatti arrestato dalle SS con la grave accusa di spionaggio e di attivitΓ  contro il regime, che comportava la pena di morte, venendo liberato, per grazia di Dio, attraverso l'intervento del cardinale Schuster. A partire dal 1945, con la fine del conflitto mondiale, cominciΓ² a prendere forma concreta quel progetto di aiuto ai sofferenti appena abbozzato negli anni della guerra. Infatti Don Carlo fu nominato direttore dell'Istituto Grandi Invalidi di Arosio (in provincia di Como, regione Lombardia), dove accolse i primi orfani di guerra e bambini mutilati, iniziando cosΓ¬ l'opera che lo porterΓ  a guadagnare sul campo il titolo piΓΉ meritorio di "Padre dei mutilatini". Nel dopoguerra, in effetti, c'erano moltissimi bambini e ragazzi mutilati a causa di vari fattori legati al conflitto appena concluso, tra cui i bombardamenti aerei. Altra causa erano la miriade di ordigni inesplosi, lasciati sul territorio nazionale. I bambini, incuriositi e ignari del pericolo, spesso giocavano tra le macerie delle cittΓ  bombardate o nelle zone giΓ  di combattimento. Trovavano mine, bombe a mano, granate e altri ordigni bellici inesplosi, scambiandoli per giocattoli. L'esplosione accidentale di questi ordigni causava loro gravissime ferite, spesso con conseguente morte o mutilazione. La situazione era drammatica e, ben presto, la struttura di Arosio si rivelΓ² insufficiente ad accogliere i piccoli ospiti, le cui richieste di ammissione arrivano da tutta Italia. Ma, quando la necessitΓ  si fece impellente, ecco intervenire la Divina Provvidenza. Nel 1947, gli fu concesso in affitto da un benefattore, a una cifra simbolica, un grande stabile a Cassano Magnago (in provincia di Varese, regione Lombardia), che trasformerΓ  in una eccellente struttura per i ragazzi amputati. Nel 1949, l'Opera di Don Gnocchi ottenne un primo riconoscimento ufficiale: la "Federazione Pro Infanzia Mutilata", da lui fondata l'anno prima per meglio coordinare gli interventi assistenziali nei confronti delle piccole vittime della guerra, fu riconosciuta ufficialmente, con lo stesso nome, dal Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, con decreto datato 19 febbraio. Nello stesso anno, il capo del Governo Alcide De Gasperi, lo promosse a consulente della Presidenza del Consiglio per il problema dei mutilatini di guerra. Da questo momento, l’azione della Provvidenza fu inarrestabile e, uno dopo l'altro, aprirono nuovi collegi: a Parma (Emilia-Romagna) nel 1949; Pessano con Bornago (cittΓ  metropolitana di Milano) nello stesso anno; Torino nel 1950; Inverigo (provincia di Como) nel 1950; Roma e Salerno (Campania) nel medesimo anno e Pozzolatico (frazione del comune di Impruneta, nella CittΓ  metropolitana di Firenze) nel 1951. Don Carlo concepiva i propri collegi in maniera nuova: non puri e semplici ricoveri, ma luoghi tesi a favorire la maturazione affettiva e intellettuale dei ragazzi, con cure mediche e chirurgiche, istruzione scolastica e formazione professionale. Il tutto in anni nei quali la medicina riabilitativa doveva ancora compiere i propri passi. Egli stimolava e otteneva l’appoggio delle massime istituzioni, ecclesiali e civili: memorabili gli incontri con il Venerabile papa Pio XII, con i Presidenti della Repubblica Luigi Einaudi e Giovanni Gronchi e con le massime cariche dello Stato. Chiedeva aiuto al mondo del cinema e dello sport, coinvolgeva i mezzi di informazione e l’opinione pubblica con iniziative clamorose e straordinarie, atte a far conoscere il problema all’opinione pubblica nazionale e mondiale. Nel 1948 un piccolo aeroplano monomotore, battezzato “Angelo dei bimbi”, volΓ² da Milano a Buenos Aires (capitale dell’Argentina) e l’anno successivo una spedizione scout, in sella a mitici motocicli della Guzzi, attraversΓ² l’Europa e raggiunse Capo Nord, per sostenere l’opera di Don Carlo. Nel 1951, la “Federazione Pro Infanzia Mutilata” fu sciolta e tutti i beni e le attivitΓ  furono attribuiti al nuovo soggetto giuridico creato da don Gnocchi per dare continuitΓ  alla sua missione e offrire un aiuto piΓΉ strutturato ai giovani in difficoltΓ : la “Fondazione Pro Juventute”, riconosciuta, con decreto del Presidente della Repubblica Luigi Einaudi, l'11 febbraio 1952. Nel 1955 don Carlo lanciΓ² la sua ultima grande sfida: costruire un moderno centro polifunzionale che costituisse la sintesi della sua metodologia riabilitativa. Nel settembre dello stesso anno, alla presenza del Capo dello Stato, Giovanni Gronchi, venne posata la prima pietra della nuova struttura, nei pressi dello stadio di San Siro, a Milano. Don Carlo, perΓ², minato da una malattia incurabile, non riuscirΓ  perΓ² a vedere completata l'opera nella quale aveva investito le maggiori energie, tornando alla Casa del Padre il 28 febbraio 1956 alla clinica Columbus di Milano, dov’era ricoverato. I funerali - con quattro Alpini a sorreggere la bara, altri a portare sulle spalle i piccoli mutilatini in lacrime, oltre centomila persone a gremire la cattedrale e la piazza antistante e l’intera cittΓ  di Milano listata a lutto - furono celebrati in Duomo dall’arcivescovo Giovanni Battista Montini, il futuro papa San Paolo VI (1897-1978). L'ultimo suo gesto profetico fu la donazione delle proprie cornee a due ragazzi non vedenti - Silvio Colagrande e Amabile Battistello - disposta espressamente nelle sue ultime volontΓ , quando in Italia il trapianto di organi non era ancora disciplinato dalla legge. Il doppio intervento chirurgico, eseguito dal professor Cesare Galeazzi, riuscΓ¬ perfettamente, sollevando grande clamore non solo tra l’opinione pubblica, ma anche nel mondo dei giuristi e dei teologi. Infatti Γ¨ proprio grazie a don Gnocchi che il Parlamento italiano varΓ² le prime norme sui trapianti d’organo, mentre, sul versante spirituale e morale, il Venerabile papa Pio XII, nell’Angelus della domenica successiva alla morte, avallΓ² il generoso gesto, ponendo a tacere qualsiasi osservazione contraria o dubitativa. Nel dicembre del 2002 papa San Giovanni Paolo II, riconoscendone l’eroicitΓ  delle virtΓΉ, ha proclamato Carlo Gnocchi Venerabile, mentre domenica 25 ottobre 2009, in piazza Duomo di Milano, alla presenza di oltre 50 mila fedeli, si Γ¨ celebrata la sua beatificazione. L’anno successivo alla beatificazione, Γ¨ stata consacrata la nuova chiesa intitolata al Beato, realizzata dalla Fondazione Don Carlo Gnocchi accanto al proprio Centro IRCCS (acronimo di “Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico”) “Santa Maria Nascente” di Milano, chiesa poi eretta anche a santuario diocesano. Qui le spoglie mortali del Beato don Gnocchi, per mezzo secolo tumulate nella cappella del Centro, come da suo desiderio testamentario, riposano oggi nell’urna ai piedi dell’altare. Don Carlo Gnocchi si festeggia il 25 ottobre, giorno della sua beatificazione avvenuta nel 2009 e anche della sua nascita.
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Roberto Moggi 
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