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𝐎𝐠𝐠𝐒 - πŸπŸ” π¬πžπ­π­πžπ¦π›π«πž πŸπŸŽπŸπŸ“ - 𝐯𝐞𝐧𝐞𝐫𝐝𝐒̀ 𝐝𝐞π₯π₯𝐚 𝐗𝐗𝐕 𝐬𝐞𝐭𝐭𝐒𝐦𝐚𝐧𝐚 𝐝𝐞π₯ 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐨 𝐨𝐫𝐝𝐒𝐧𝐚𝐫𝐒𝐨, π₯𝐚 π‚π‘π’πžπ¬πš 𝐜𝐞π₯πžπ›π«πš π₯𝐚 𝐦𝐞𝐦𝐨𝐫𝐒𝐚 𝐟𝐚𝐜𝐨π₯𝐭𝐚𝐭𝐒𝐯𝐚 𝐝𝐞𝐒 π’πšπ§π­π’ π‚π¨π¬π¦πš 𝐞 πƒπšπ¦π’πšπ§π¨, 𝐦𝐚𝐫𝐭𝐒𝐫𝐒. Di Kosmas e Damianos o Cosmas e Damianus (Cosma e Damiano) - questi i loro nomi rispettivamente in greco antico i primi due (nella loro traslitterazione nel nostro alfabeto) e latino gli altri - si conosce poco. Le poche e non sempre univoche notizie che li riguardano, provengono per lo piΓΉ dai Sinassari (antichi testi liturgici che riportano la vita dei santi e dei martiri dei primi secoli) e dal loro principale biografo Teodoreto di Cirro (393-457), vescovo di Cirro, presso Antiochia di Siria (oggi nella Turchia asiatica, presso il confine con l’attuale omonima nazione). In base alla piΓΉ diffusa tradizione, accettata dalla maggioranza degli agiografi, Cosma e Damiano erano due fratelli gemelli entrambi medici, nati nel 260 circa in una famiglia cristiana profondamente praticante di Egea (o Aegea), cittΓ  ellenistica portuale della Cilicia, provincia romana sulla costa mediterranea della Penisola Anatolica (oggi nella Turchia asiatica). Ricevettero i primi rudimenti della fede dalla pia madre Teodota (o Teodora), futura santa, poichΓ© il padre era presto morto martire nella sua terra. Essi sarebbero stati anche fratelli carnali maggiori dei Santi Antimo, Leonzio ed Euprepio, forse anch’essi medici, nati nella seconda metΓ  del III secolo. Cosma e Damiano, da ragazzi, furono inviati a studiare medicina in Siria e, dopo il conseguimento a pieno titolo della qualifica di medici, esercitarono la professione, con grande impegno e capacitΓ , prima a Egea e poi nella vicina Cirro. Cristiani impegnati e devoti, vissero in tempi difficilissimi per i seguaci di GesΓΉ, quando essere cristiano, per chi ricopriva un ruolo pubblico, com’era nel loro caso, comportava la fine della carriera e la proscrizione, quando non addirittura l’arresto e la condanna a morte. Tuttavia, vissero palesemente, senza paura e in maniera integerrima la loro fede nel Signore, esercitando la loro professione medica - che avrebbe potuto arricchirli – al servizio dei poveri e degli ultimi, in maniera gratuita. Per questo, il giΓ  citato Teodoreto di Cirro li definΓ¬ in seguito “Illustri atleti di Cristo e generosissimi martiri”, avendo essi fatto parte della prima generazione di martiri caduti per Cristo sotto le persecuzioni dell’imperatore Diocleziano (regnante dal 284 al 305). Una seconda tradizione, comunque del tutto minoritaria, varia alcuni dati che tutto sommato sono abbastanza secondari, sostenendo che i due fratelli, forse gemelli, fossero nati nella seconda metΓ  del III secolo in una famiglia cristiana della Provincia romana d’Arabia (che comprendeva all’incirca le odierne Giordania, Siria meridionale e Arabia Saudita nord-orientale). In ogni caso, le predette due differenti tradizioni, concordemente, rilevano la scrupolosa preparazione professionale di Cosma e Damiano, tanto che alcuni testi parlano addirittura di un farmaco di loro invenzione chiamato “Epopira”, che pare fosse portentoso, ma sul quale non c’Γ¨ dato sapere di piΓΉ. I due gemelli erano insigni professionisti della nobile arte della medicina, ma, innanzitutto, buoni cristiani. Perfettamente alla sequela di Cristo, si distinguevano per la solerte e benefica operositΓ  verso i malati, con predilezione per i piΓΉ poveri e gli abbandonati. Essi curavano i malati piΓΉ indigenti e bisognosi senza mai chiedere alcuna retribuzione, a tal punto da meritare l'appellativo di “Anargiri” [dal greco antico “Anargyroi”, in altre parole “Senza argento (denaro)”] o di “Santi non mercenari” e “Santi medici”. Con l’esempio e la loro evangelica e instancabile caritΓ , convertirono molte persone alla fede cattolica, mentre la loro fama di coraggiosi benefattori si sparse rapidamente in tutta la regione. La loro attivitΓ  non si fermΓ² alla sola cura dei corpi, senza ricavato alcuno, ma nel loro esercizio professionale miravano anche al bene delle anime. Infine, come accennato in precedenza, tra il 286 e il 305 circa, sotto il governo di Massimiano (250-310), Cesare e poi Augusto dell’Impero, nonchΓ© dello stesso imperatore Diocleziano, furono indette violente persecuzioni contro i seguaci di GesΓΉ, particolarmente sanguinose e crudeli proprio nelle regioni orientali dove all’epoca il cristianesimo si era propagato con piΓΉ successo e velocitΓ . Le maggiori repressioni avvenivano inizialmente nell'esercito, principalmente a causa del rifiuto, da parte dei cristiani delle legioni, di partecipare alle cerimonie pagane e al culto dell'imperatore, paragonato a un dio. Fu cosΓ¬ che, a seguito dell'editto imperiale del 23 febbraio 303, Cosma e Damiano, notoriamente cristiani, furono arrestati a Cirro con l'accusa di perturbare l'ordine pubblico e di professare una fede religiosa vietata. Il loro processo si svolse nella stessa cittΓ  al cospetto di Lisia, prefetto romano competente per il territorio della Cilicia. Minacciati di torture e di condanna alla pena capitale, si tentΓ² in tutte le maniere di farli apostatare, ma essi, ben consci di andare incontro a una terribile fine, risposero fieramente di adorare il solo vero Dio e di seguire il loro unico Maestro, GesΓΉ Cristo. La loro eroica saldezza nella prova, servΓ¬ da incoraggiamento per i tanti altri cristiani arrestati, piΓΉ spaventati, titubanti e pavidi, anch'essi sottoposti al grave dilemma di abiurare, per aver salva la vita o perseverare nella professione della fede e patire carcere, torture e morte crudele, seguendo Cristo sulla via della Croce. Dopo il processo, i gemelli furono sottoposti a torture, nella vana speranza di farli recedere dal loro fermo proposito. Come primo castigo fu loro inflitta la fustigazione, aumentando gradualmente la spietatezza dei tormenti. PoichΓ© i carnefici non ottennero di farli apostatare, furono condannati a morte e, legati mani e piedi, furono gettati in mare da un alto burrone con un grosso macigno appeso al collo, per facilitarne lo sprofondamento in fondo all’acqua. CiΓ² nondimeno, miracolosamente, i legacci di entrambi si sciolsero e i fratelli riaffiorarono in superficie sani e salvi, accolti a riva da uno stuolo di fedeli festanti, ringraziando Dio per lo straordinario evento. Per un po’ vissero nascosti, ma ben presto furono nuovamente arrestati e subirono altre dolorosissime prove. Condotti davanti a una fornace ardente, furono gettati nel fuoco legati con robuste catene. Le fiamme perΓ², prodigiosamente, non li toccarono neppure ed essi uscirono ancora una volta indenni, fra lo stupore e il terrore dei soldati di guardia, che si diedero a precipitosa fuga. A proposito proprio del loro martirio, il martirologio, che si rifΓ  al citato biografo Teodoreto, dice che “… I Santi Cosma e Damiano furono martiri cinque volte …”, perchΓ© sostennero le terribili prove della loro tentata uccisione per annegamento, tramite la fornace ardente, la lapidazione e la flagellazione, per finire i loro giorni terreni col martirio per decapitazione, avvenuto nella medesima Cirro nell'anno 303. Sarebbero stati decapitati assieme ai loro fratelli piΓΉ giovani (o forse semplicemente discepoli) Antimo, Leonzio ed Euprepio. La pietΓ  dei fedeli badΓ² a dare a questi indomiti medici seguaci di Cristo degna sepoltura nella stessa cittΓ  di Cirro. Sulla loro tomba sorse una chiesa, meta d’ininterrotti pellegrinaggi, per venerarvi le reliquie e per invocare la loro intercessione. Uno dei piΓΉ illustri pellegrini fu l'imperatore Giustiniano I “Il Grande”, il restauratore dell'Impero Romano d'Oriente (dal 527 al 565). Guarito da una perniciosa malattia dopo avere invocato l’intercessione dei due martiri, andΓ² in preghiera presso la loro tomba e, in segno di riconoscenza, promosse a basilica la piccola chiesa colΓ  loro dedicata e dispose la fortificazione della cittΓ  di Cirro. Molto rapidamente il culto dei Santi Medici si estese a tutto l'Oriente bizantino. Gli scambi commerciali che intercorrevano tra Roma e l'Oriente, facilitarono la conoscenza anche in occidente dei due martiri. La prima cappella in loro onore nella CittΓ  Eterna risale all'epoca di papa Simmaco (498-515). Poco tempo dopo, per opera del pontefice San Felice IV, nell'anno 528, furono trasportate a Roma le loro reliquie, per le quali fu edificata la grande basilica esistente nel Foro Romano che porta il loro nome. Nel 1924, una commissione di esperti nominata da papa Pio XI, facendo una ricognizione, ritrovΓ² le ossa dei Santi Martiri nel pozzetto situato sotto l'antico altare della stessa basilica. A ricordo della traslazione delle reliquie e della dedicazione della basilica romana, nella liturgia occidentale fu fissata al 27 settembre la loro festa liturgica, ma, con papa San Paolo VI, la festa fu anticipata di un giorno, il 26 settembre, con culto facoltativo. La Chiesa li ha designati Patroni dei medici, dei chirurghi, dei farmacisti, degli ospedali.
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Roberto Moggi 
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