π’πšπ§ 𝐏𝐚𝐜𝐒𝐟𝐒𝐜𝐨 𝐝𝐚 π’πšπ§ π’πžπ―πžπ«π’π§π¨

𝐎𝐠𝐠𝐒 - πŸπŸ’ π¬πžπ­π­πžπ¦π›π«πž πŸπŸŽπŸπŸ“ - 𝐦𝐞𝐫𝐜𝐨π₯𝐞𝐝𝐒̀ 𝐝𝐞π₯π₯𝐚 𝐗𝐗𝐕 𝐬𝐞𝐭𝐭𝐒𝐦𝐚𝐧𝐚 𝐝𝐞π₯ 𝐭𝐞𝐦𝐩𝐨 𝐨𝐫𝐝𝐒𝐧𝐚𝐫𝐒𝐨, π₯𝐚 π‚π‘π’πžπ¬πš 𝐫𝐒𝐜𝐨𝐫𝐝𝐚, 𝐭𝐫𝐚 𝐒 𝐯𝐚𝐫𝐒 𝐬𝐚𝐧𝐭𝐒 𝐞 π›πžπšπ­π’, π’πšπ§ 𝐏𝐚𝐜𝐒𝐟𝐒𝐜𝐨, 𝐧𝐨𝐭𝐨 𝐜𝐨𝐧 π₯𝐚 𝐬𝐩𝐞𝐜𝐒𝐟𝐒𝐜𝐚𝐳𝐒𝐨𝐧𝐞 “𝐝𝐚 π’πšπ§ π’πžπ―πžπ«π’π§π¨” (𝐜𝐑𝐞 𝐧𝐞 𝐒𝐧𝐝𝐒𝐜𝐚 π₯𝐚 𝐜𝐒𝐭𝐭𝐚𝐝𝐒𝐧𝐚 𝐝𝐒 𝐩𝐫𝐨𝐯𝐞𝐧𝐒𝐞𝐧𝐳𝐚), 𝐫𝐞π₯𝐒𝐠𝐒𝐨𝐬𝐨. Carlo Antonio -questi i suoi due nomi di battesimo - nacque il 1° marzo 1653 a San Severino, nell’allora Provincia della Marca d’Ancona appartenente allo Stato della Chiesa (oggi San Severino Marche, in provincia di Macerata, regione Marche). Era l’ultimo dei tredici figli di Antonio Maria Divini e Maria Angela Bruni, borghesi di bassa nobiltΓ , mediamente agiati e cattolici praticanti. Nel 1657, all’etΓ  di soli quattro anni, dopo la morte della madre e il sopraggiungere di difficoltΓ  economiche in famiglia, fu affidato allo zio materno, burbero arcidiacono della locale cattedrale. Le sue biografie parlano di un’infanzia solitaria e meditativa, piegata all’intransigente figura del parente ecclesiastico affidatario, ma giΓ  indirizzata a una precoce vocazione religiosa, scandita da frequenti visite alle varie chiese della cittΓ  e dal raccoglimento in preghiera presso i piccoli altari che lui stesso allestiva in casa. Confusa di fronte a tanto fervore spirituale in una cosΓ¬ giovane etΓ , la famiglia non trovΓ² di meglio che chiedere lumi alla Chiesa circa il comportamento da tenere con lui. Allo scopo si rivolsero al vicino convento sanseverinese di Santa Maria delle Grazie, appartenente ai Frati Minori Riformati (all’epoca una delle maggiori famiglie francescane, che nel 1897 si unirΓ  insieme a quelle degli Osservanti, dei Recolletti e degli Alcantarini nell'Ordine dei Frati Minori). Quei frati, che di Carlo Antonio conoscevano la fede sincera, le pratiche caritatevoli e l’assidua partecipazione alla messa e ai sacramenti, dopo averlo opportunamente interpellato, con l’accordo dei familiari, lo inviarono a fare un adeguato discernimento nel convento francescano di Forano, luogo storico del francescanesimo, sito in territorio del comune di Attigliano presso Terni, nel medesimo Stato della Chiesa (oggi in provincia di Terni, regione Umbria). Terminato il periodo di prova, la strada intrapresa dal ragazzo si dimostrΓ² certamente come quella giusta, cosicchΓ©, nel 1670, a diciassette anni, entrΓ² a far parte ufficialmente della famiglia francescana dei Frati Minori Osservanti, assumendo il nome religioso di Fra Pacifico. Nel medesimo convento completΓ² gli studi, al termine dei quali fu ordinato sacerdote. Le cronache tramandano che il suo ministero fu da subito molto proficuo in termini di conversioni ottenute. La sua fama di confessore e predicatore dalla parola semplice e apostolica, prese presto a diffondersi nell’intera provincia, al pari delle sue virtΓΉ di obbedienza, zelo e mitezza, con l’efficacia dell’esempio e del sermone illuminato. Il 13 e il 28 maggio 1686, le congregazioni provinciali degli Osservanti, riunitesi rispettivamente nelle cittΓ  di Jesi (presso Ancona) ed Ascoli, entrambe nella provincia pontificia della Marca (oggi tutte e due nella regione Marche), lo elessero prima vicario e poi padre guardiano del convento Santa Maria delle Grazie, in cui aveva preso forma la propria vocazione, nella sua San Severino. Ivi giunto, s’impegnΓ² per un anno ad orientare la vita della comunitΓ , indirizzandola verso la povertΓ , la predicazione e l’insegnamento della dottrina cristiana, particolarmente ai poveri e ai bambini. Inoltre, provvide alla raccolta dei fondi donati ai frati da benefattori e autoritΓ  municipali, destinandoli alle opere di caritΓ , al sostentamento della comunitΓ  e al restauro del monastero, piuttosto decrepito. Soprattutto, improntΓ² la sua azione alla piΓΉ rigida osservanza della disciplina e della Regola francescana, oltre che alla cura delle attivitΓ  pastorali, vigilando con fermezza su inadempienze e trasgressioni. Alcuni cenni nella documentazione pervenutaci a suo riguardo, lasciano intendere che parte di quella comunitΓ  monastica - data dai frati piΓΉ “rilassati” - abbia opposto resistenze a quella che era considerata un’applicazione di natura personale, estrema e non patteggiata dei regolamenti, dalle linee eccessivamente rigoriste. Le nuove norme piΓΉ intransigenti, infatti, furono formalmente introdotte soltanto piΓΉ tardi. Dopo ben tre tentativi non andati a buon fine, nel 1706, 1715 e 1716, furono definite nel 1724, quando il convento Santa Maria delle Grazie divenne ufficialmente un “ritiro”, allineato alla rigida disciplina della comunitΓ  francescana romana di San Bonaventura, approvato dal pontefice Clemente XI (regnante dal 1700 al 1721). Alla fine del 1697, Pacifico rinunciΓ² spontaneamente all’incarico di comando e fece ritorno all’eremo di Forano, dove si trattenne per dodici anni, lasciando memoria di zelo pastorale e di vita ritirata, chiusa persino ai parenti che andavano a visitarlo, oltre che delle penitenze, del fervore, della devozione e delle capacitΓ  profetiche. Queste ultime, risultarono prodigiose e infallibili particolarmente sull’autenticitΓ  delle vocazioni dei novizi, sulle nomine dei partecipanti ai capitoli dell’Ordine e sulla “… Sanguinosa guerra con la formidabile potenza ottomana …” (Leggendario francescano, 1722, p. 467, col. 2). Nel settembre 1705, tornΓ² nel convento di San Severino come semplice frate e sacerdote, in pessime condizioni fisiche che, aggravate dalla sopraggiunta cecitΓ , gli impedirono col tempo anche di celebrare la santa messa, confessare e partecipare alla vita comune. Si spense santamente il 24 settembre 1721, all’etΓ  di sessantotto anni, nella sua cella. Nei giorni seguenti, al suo corpo rese omaggio “… Ogni sorte di gente, che poi al funerale fu assai piΓΉ numerosa [...] a tagliargli l’abito, la corda e portare via tutta la Corona …” (Leggendario francescano, 1722, p. 470, col. 1). Fu sepolto prima nella tomba comune dei frati del convento e, dal 1725, nella nuova sistemazione nella Cappella delle Grazie del medesimo cenobio, “… Ove Dio per sua intercessione dispensa larghissimi favori per cosΓ¬ dire a ogni ora …” (Ranaldi, 1838, p. XXVI). La devozione popolare e i tanti miracoli dovuti alla sua intercessione, accompagnarono l’intero cammino del riconoscimento della sua santitΓ . I processi canonici, aperti nel 1740 e svoltisi secondo le rigorose procedure definite da papa Benedetto XIV, lo portarono alla beatificazione il 4 agosto 1786 e alla canonizzazione il 26 maggio 1839, riconoscendone l’esemplare austeritΓ  della penitenza e il sommo candore della vita. I suoi resti mortali si trovano oggi nel santuario a lui dedicato, annesso alla chiesa e al convento di Santa Maria delle Grazie, nella frazione che porta il suo nome a San Severino Marche.
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Roberto Moggi 
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