๐๐ ๐ ๐ข - ๐๐ ๐๐ ๐จ๐ฌ๐ญ๐จ ๐๐๐๐ - ๐ฆ๐๐ซ๐ญ๐๐๐ข̀ ๐๐๐ฅ๐ฅ๐ ๐๐๐ ๐ฌ๐๐ญ๐ญ๐ข๐ฆ๐๐ง๐ ๐๐๐ฅ ๐ญ๐๐ฆ๐ฉ๐จ ๐จ๐ซ๐๐ข๐ง๐๐ซ๐ข๐จ, ๐ฅ๐ ๐๐ก๐ข๐๐ฌ๐ ๐ซ๐ข๐๐จ๐ซ๐๐, ๐ญ๐ซ๐ ๐ข ๐ฏ๐๐ซ๐ข ๐ฌ๐๐ง๐ญ๐ข ๐ ๐๐๐๐ญ๐ข, ๐๐๐ง๐ญ’๐๐ฅ๐๐ฌ๐ฌ๐๐ง๐๐ซ๐จ, ๐ง๐จ๐ซ๐ฆ๐๐ฅ๐ฆ๐๐ง๐ญ๐ ๐ข๐ง๐๐ข๐๐๐ญ๐จ ๐๐จ๐ง ๐ฅ๐ ๐ฌ๐ฉ๐๐๐ข๐๐ข๐๐๐ณ๐ข๐จ๐ง๐ “๐๐ข ๐๐๐ซ๐ ๐๐ฆ๐จ” (๐๐ก๐ ๐ข๐ง๐๐ข๐๐ ๐ข๐ฅ ๐ฅ๐ฎ๐จ๐ ๐จ ๐๐๐ฅ ๐ฌ๐ฎ๐จ ๐ฌ๐ฎ๐ฉ๐ฉ๐ฅ๐ข๐ณ๐ข๐จ), ๐ฆ๐๐ซ๐ญ๐ข๐ซ๐. Di Alexander (Alessandro) - questo il suo nome in latino - si hanno poche notizie, provenienti per lo piรน dagli atti del suo martirio, secondo la lettera pubblica di Eucherius (Eucherio), vescovo di Lione in Gallia (circa dal 434 al 450), inviata al suo ausiliare Salvius (Salvio), anche se i dettagli di questa storia si basano su scarsi riferimenti storici. Si ritiene che Alessandro sia vissuto a cavallo tra il III e IV secolo e che fosse un ufficiale dell’esercito imperiale romano, cristiano, originario della provincia dell’Egitto, forse della cittร di Tebe, nel sud di quel territorio lungo il corso del fiume Nilo. Rivestiva il grado di centurione (in latino Centurio), ufficiale esperto scelto tra i soldati piรน anziani e valorosi, responsabile della disciplina, dell'addestramento e del combattimento della sua unitร di circa 80-100 soldati dell’apprezzata e fedele Legione Tebana o Tebea (che prendeva nome dalla stessa cittร egiziana, dove aveva sede), composta interamente da soldati cristiani di quella zona, la Tebaide. Detto reparto era comandato da Mauritius (Maurizio) - futuro santo martirizzato nel 287 circa - quale “Legatus Legionis”, alto ufficiale di rango senatoriale, nominato direttamente dall'imperatore. La rinomata unitร militare, normalmente schierata ai confini orientali dell'Impero, fu operativa in Mesopotamia nel corso del III secolo, fino a quando, orientativamente nel 300, fu trasferita nell'Europa centrale e schierata tra la Gallia e la Germania, su ordine dell'imperatore Diocleziano (regnante dal 284 al 305). Qui la Legione ebbe il compito di difendere, alle dipendenze del Cesare Massimiano (250-310), i confini nord-orientali dell’Impero contro i Quadi e i Marcomanni, popolazioni barbare che dal fiume Reno tracimavano nella Gallia. I soldati tebani eseguirono brillantemente gli ordini, assicurando la difesa di quei confini, ma, quando Massimiano ordinรฒ loro di attaccare e sterminare - senza validi motivi - alcune popolazioni ribelli giร convertite al cristianesimo, stanziali nella Provincia della Raetia (Rezia, corrispondente pressapoco a parte dell’odierna Svizzera), essi, fratelli di fede, si rifiutarono. Massimiano, allora, ordinรฒ una crudele punizione per l'unitร militare che si era ammutinata, facendo applicare a loro carico la cosiddetta “decimazione”, che consisteva nell’immediata esecuzione capitale, mediante decapitazione, di un legionario scelto casualmente ogni dieci, mentre tutti erano schierati militarmente sotto sorveglianza. L’ordine fu eseguito, ma, nonostante tutto, dopo l’orrenda strage, non si riuscรฌ a portare i sopravvissuti militi cristiani di Tebe, seguaci del Signore, a una cieca obbedienza contro i princรฌpi del vangelo. In seguito, infatti, quando furono ordinate ai tebani altre azioni repressive dello stesso tipo, contro popolazioni cristiane, l’intera legione rifiutรฒ di nuovo di prestarsi all’inumana disposizione. Tutti i militari restarono coraggiosamente fermi nel rifiuto di compiere qualsiasi tipo di violenza contro i loro fratelli di fede, cosa che portรฒ Massimiano a ordinare che ogni restante milite della legione, composta abitualmente da seimilaseicento legionari, fosse massacrato sul posto. Questo avvenne ad Agaunum, in Raetia (l'attuale Saint Maurice-en-Valais, nel cantone Vallese, Svizzera). Tra i pochissimi scampati all'eccidio, in modo miracoloso, vi erano proprio Alessandro e pochi militi a lui sottoposti, tra cui Cassio, Severino, Secondo e Licinio, unitamente ai quali attraversรฒ le Alpi e riparรฒ in Italia. Alessandro si recรฒ a Milano dove, perรฒ, fu riconosciuto e incarcerato. In carcere ricevette la visita di San Fedele e del vescovo San Materno e, proprio San Fedele, riuscรฌ a organizzarne la fuga, dandogli modo di riparare nella vicina Como (Lombardia), dove perรฒ fu nuovamente catturato. Riportato a Milano, fu condannato a morte per decapitazione, ma, durante l’esecuzione della sentenza, ai vari boia s’irrigidivano letteralmente le braccia, impedendo loro di procedere. Fu allora incarcerato di nuovo, ma riuscรฌ nuovamente a fuggire e raggiungere Bergamo (sempre in Lombardia). Qui fu ospitato dal patrizio Crotacio, anch’egli cristiano, che lo invitรฒ a nascondersi da lui per salvarsi la vita. Tuttavia, Alessandro ricusรฒ l’invito e, con sommo coraggio, iniziรฒ a predicare pubblicamente la Parola di Gesรน, convertendo molti bergamaschi, tra cui i futuri martiri Fermo e Rustico. Fu perciรฒ catturato ancora. La decapitazione, questa volta, fu eseguita pubblicamente il 26 agosto 303 nella stessa Bergamo, nel luogo ove oggi sorge in suo onore la chiesa di Sant’Alessandro in Colonna, cosรฌ chiamata dalla colonna eretta sul suo sagrato per ricordare il punto preciso del martirio.
๐ผ๐๐๐๐๐๐๐: "๐๐๐๐ก'๐ด๐๐๐ ๐ ๐๐๐๐๐ ๐๐ ๐ต๐๐๐๐๐๐" (๐๐๐̀ ๐๐๐๐๐๐๐ก๐ ๐๐๐๐'๐๐๐๐๐๐๐๐ข๐ก๐ ๐๐๐ ๐๐๐๐๐ก๐ก๐ "๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐"), ๐ก๐๐๐๐๐๐ ๐ ๐ข ๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐ก๐, ๐๐๐ 1525 ๐๐๐๐๐, ๐๐๐ ๐๐๐ก๐ก๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐ต๐๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐, ๐๐๐ก๐ก๐ ๐ต๐๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐ฟ๐ข๐๐๐ (๐๐๐๐๐ 1481-1532). ๐ฟ'๐๐๐๐๐ ๐ ๐ ๐ก๐๐๐ฃ๐ ๐๐๐๐ ๐ ๐ ๐'๐ด๐๐๐๐๐๐๐๐ ๐ถ๐๐๐๐๐๐, ๐ ๐ต๐๐๐๐๐๐ (๐๐๐๐๐๐ข๐๐๐ ๐๐๐๐'๐๐๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐ฃ๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐ ๐๐๐๐๐๐๐ ๐ฟ๐๐๐๐๐๐๐๐).
Roberto Moggi
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