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Di Alexander (Alessandro) - questo il suo nome in latino - si hanno poche notizie, provenienti per lo piรน dagli atti del suo martirio, secondo la lettera pubblica di Eucherius (Eucherio), vescovo di Lione in Gallia (circa dal 434 al 450), inviata al suo ausiliare Salvius (Salvio), anche se i dettagli di questa storia si basano su scarsi riferimenti storici. Si ritiene che Alessandro sia vissuto a cavallo tra il III e IV secolo e che fosse un ufficiale dell’esercito imperiale romano, cristiano, originario della provincia dell’Egitto, forse della cittร  di Tebe, nel sud di quel territorio lungo il corso del fiume Nilo. Rivestiva il grado di centurione (in latino Centurio), ufficiale esperto scelto tra i soldati piรน anziani e valorosi, responsabile della disciplina, dell'addestramento e del combattimento della sua unitร  di circa 80-100 soldati dell’apprezzata e fedele Legione Tebana o Tebea (che prendeva nome dalla stessa cittร  egiziana, dove aveva sede), composta interamente da soldati cristiani di quella zona, la Tebaide. Detto reparto era comandato da Mauritius (Maurizio) - futuro santo martirizzato nel 287 circa - quale “Legatus Legionis”, alto ufficiale di rango senatoriale, nominato direttamente dall'imperatore. La rinomata unitร  militare, normalmente schierata ai confini orientali dell'Impero, fu operativa in Mesopotamia nel corso del III secolo, fino a quando, orientativamente nel 300, fu trasferita nell'Europa centrale e schierata tra la Gallia e la Germania, su ordine dell'imperatore Diocleziano (regnante dal 284 al 305). Qui la Legione ebbe il compito di difendere, alle dipendenze del Cesare Massimiano (250-310), i confini nord-orientali dell’Impero contro i Quadi e i Marcomanni, popolazioni barbare che dal fiume Reno tracimavano nella Gallia. I soldati tebani eseguirono brillantemente gli ordini, assicurando la difesa di quei confini, ma, quando Massimiano ordinรฒ loro di attaccare e sterminare - senza validi motivi - alcune popolazioni ribelli giร  convertite al cristianesimo, stanziali nella Provincia della Raetia (Rezia, corrispondente pressapoco a parte dell’odierna Svizzera), essi, fratelli di fede, si rifiutarono. Massimiano, allora, ordinรฒ una crudele punizione per l'unitร  militare che si era ammutinata, facendo applicare a loro carico la cosiddetta “decimazione”, che consisteva nell’immediata esecuzione capitale, mediante decapitazione, di un legionario scelto casualmente ogni dieci, mentre tutti erano schierati militarmente sotto sorveglianza. L’ordine fu eseguito, ma, nonostante tutto, dopo l’orrenda strage, non si riuscรฌ a portare i sopravvissuti militi cristiani di Tebe, seguaci del Signore, a una cieca obbedienza contro i princรฌpi del vangelo. In seguito, infatti, quando furono ordinate ai tebani altre azioni repressive dello stesso tipo, contro popolazioni cristiane, l’intera legione rifiutรฒ di nuovo di prestarsi all’inumana disposizione. Tutti i militari restarono coraggiosamente fermi nel rifiuto di compiere qualsiasi tipo di violenza contro i loro fratelli di fede, cosa che portรฒ Massimiano a ordinare che ogni restante milite della legione, composta abitualmente da seimilaseicento legionari, fosse massacrato sul posto. Questo avvenne ad Agaunum, in Raetia (l'attuale Saint Maurice-en-Valais, nel cantone Vallese, Svizzera). Tra i pochissimi scampati all'eccidio, in modo miracoloso, vi erano proprio Alessandro e pochi militi a lui sottoposti, tra cui Cassio, Severino, Secondo e Licinio, unitamente ai quali attraversรฒ le Alpi e riparรฒ in Italia. Alessandro si recรฒ a Milano dove, perรฒ, fu riconosciuto e incarcerato. In carcere ricevette la visita di San Fedele e del vescovo San Materno e, proprio San Fedele, riuscรฌ a organizzarne la fuga, dandogli modo di riparare nella vicina Como (Lombardia), dove perรฒ fu nuovamente catturato. Riportato a Milano, fu condannato a morte per decapitazione, ma, durante l’esecuzione della sentenza, ai vari boia s’irrigidivano letteralmente le braccia, impedendo loro di procedere. Fu allora incarcerato di nuovo, ma riuscรฌ nuovamente a fuggire e raggiungere Bergamo (sempre in Lombardia). Qui fu ospitato dal patrizio Crotacio, anch’egli cristiano, che lo invitรฒ a nascondersi da lui per salvarsi la vita. Tuttavia, Alessandro ricusรฒ l’invito e, con sommo coraggio, iniziรฒ a predicare pubblicamente la Parola di Gesรน, convertendo molti bergamaschi, tra cui i futuri martiri Fermo e Rustico. Fu perciรฒ catturato ancora. La decapitazione, questa volta, fu eseguita pubblicamente il 26 agosto 303 nella stessa Bergamo, nel luogo ove oggi sorge in suo onore la chiesa di Sant’Alessandro in Colonna, cosรฌ chiamata dalla colonna eretta sul suo sagrato per ricordare il punto preciso del martirio.
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Roberto Moggi 
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