ππ π π’ - ππ ππ π¨π¬ππ¨ ππππ - π¬πππππ¨ πππ₯π₯π ππ π¬ππππ’π¦ππ§π πππ₯ πππ¦π©π¨ π¨π«ππ’π§ππ«π’π¨, π₯π ππ‘π’ππ¬π πππ₯πππ«π π₯π π¦ππ¦π¨π«π’π ππππ¨π₯ππππ’π―π ππ’ πππ§ππ ππ¨π¬π ππ ππ’π¦π, π―ππ«π π’π§π. Isabel (Isabella), questo il suo nome di battesimo nella materna lingua spagnola, nacque il 20 aprile 1586 a Lima, allora capoluogo del Vicereame del PerΓΉ, situato all’incirca nella parte centro-occidentale dell'America del Sud e appartenente all’Impero di Spagna (oggi capitale del PerΓΉ). La cittΓ , che si affaccia sull’arida costa dell’Oceano Pacifico, era stata fondata nel 1535 con il nome di “Ciudad de los Reyes” (CittΓ dei Re) dal “Conquistador” iberico Francisco Pizarro, in onore dell'imperatore spagnolo Carlo V, con l'intenzione di onorarlo quale "re" della Spagna. Solo successivamente, nel tempo, si impose l’attuale nome di Lima, nato dalla corruzione spagnola del nome indigeno del fiume locale, il RΓmac. Il capoluogo era celebre per le enormi ricchezze che custodiva, particolarmente in oro, sottratte allo sconfitto re Incas Atahualpa e al suo popolo, da parte dei soldati sottoposti a Pizarro, i cosiddetti “Conquistadores” (in italiano “Conquistatori”, nome con cui erano comunemente indicati gli avventurieri spagnoli che, dopo la scoperta dell'America, conquistarono le terre del Nuovo Mondo per conto della Spagna). Isabella era la decima dei tredici figli d’una nobile famiglia iberica, formata dalla madre donna Maria de Oliva e da don Gaspare Flores, Gentiluomo preminente di una formazione militare detta “Compagnia degli archibugi”, emigrato dalla Spagna prima in Portorico (isola delle grandi Antille, nel Mar dei Caraibi) e poi a Lima. I genitori le imposero il nome di Isabella, ma la sua balia indigena, Mariana, la chiamΓ² da subito Rosa, secondo l’usanza india di dare alle bambine il nome di un fiore che ne evidenziasse la bellezza. Fin da piccola manifestΓ² i segni di una forte spiritualitΓ cristiana. Nel 1591, ad appena cinque anni d’etΓ , decise di digiunare a giorni alterni. A sei anni giΓ si sottoponeva a penitenze per mortificare la vanitΓ , come quando nascose degli aghi in una coroncina da mettere tra i capelli, che la sua mamma le aveva preparato per un giorno di festa. Anche la scoperta dell’ascetismo fu per Rosa incredibilmente precoce e - raccontano le tante agiografie sul suo conto - fin da piccolissima, contemplava l’immagine di GesΓΉ “Ecce Homo”, fino a maturare una fede mistica di forte stampo, fatta di sacrifici fisici, eroismo e fervore. PiΓΉ tardi, al momento della cresima ricevuta dall'allora arcivescovo di Lima Turibio de Mogrovejo (1538-1606), che sarebbe anche lui diventato santo, le fu formalmente confermato l’appellativo di Rosa, al quale fu aggiunta la specificazione “di Santa Maria”, secondo la consuetudine dell’epoca, per esprimere il tenerissimo amore che, fin dalla piΓΉ tenera etΓ , Rosa manifestava per la Santa Vergine, soprattutto sotto il titolo di Regina del Rosario. L’amore sincero ricevuto dalla nutrice, con la quale crebbe e alla quale rimase sempre affettivamente legata come a una vera madre, Γ¨ sicuramente una delle ragioni che la portarono a volere bene e a prendersi cura con grande slancio degli indios, in un periodo storico in cui essi erano completamente sottomessi e schiavizzati dai bianchi. Si chiedeva perchΓ© i suoi connazionali conquistatori spagnoli, cristiani e pertanto chiamati dal Vangelo all’amore e alla compassione per il prossimo, portassero invece nel “Nuovo Mondo” tanta sopraffazione e violenza verso le popolazioni locali. Intanto, come voleva la famiglia, si appassionava allo studio, imparava l’arte del ricamo e curava amorevolmente i fiori nel giardino di casa (per questa sua predilezione diverrΓ la patrona dei giardinieri). Tutte queste incombenze, comunque, non le impedivano di trovare tempo, energie, cibo e denari per assistere poveri e malati, anche quelli colpiti dalle malattie piΓΉ ripugnanti. A un certo punto, tuttavia, la sua famiglia dovette rinunciare all’agiatezza sino allora sperimentata, a causa di una serie di dissesti economici. Rosa, ormai giovinetta, non si disperΓ² nΓ© si tirΓ² indietro e aiutΓ² l’ormai povero bilancio di casa girando nelle abitazioni dei nobili di Lima, per vendere i suoi ricami e i suoi fiori. CosΓ¬, dopo aver dolorosamente conosciuto sulla propria pelle la povertΓ piombata nella sua famiglia, scoprΓ¬, nel suo alacre girovagare per i vari quartieri cittadini, una povertΓ ben maggiore e molto piΓΉ umiliante, quella degli indios ridotti praticamente in uno stato di schiavitΓΉ, avviliti dalle privazioni e circondati di disprezzo. Fu in questo periodo che lesse alcuni testi su Santa Caterina da Siena (1347-1380), rimanendo letteralmente affascinata dalla sua spiritualitΓ , tanto che la santa italiana diventΓ² per lei - con sue parole - “madre e sorella”. La conoscenza della spiritualitΓ di Santa Caterina, modello di misticismo contemplativo e di servizio ai fratelli, fu per Rosa fonte di un’accesa vocazione alla vita religiosa. CosΓ¬, a vent’anni, il 10 agosto 1606, vestΓ¬ l’abito di Terziaria Domenicana proprio come Santa Caterina, costretta ad accontentarsi di questo a causa della mancanza a Lima di un convento del Secondo Ordine Domenicano. Con la vestizione religiosa, volle chiamarsi nella Chiesa con il nome giΓ confermatole a suo tempo di “Rosa di Santa Maria”, ritirandosi in una casupola isolata fatta costruire in fondo al giardino di casa, che diventerΓ la sua cella monastica nell’assenza di un convento in cittΓ . I “Terziari” (dal latino “Tertiarius”, “relativi al terzo”), cioΓ¨ le persone che vivono secondo la “terza regola” dei vari ordini religiosi, infatti, possono stare sia in convento sia nel mondo. Tantissime furono le manifestazioni mistiche che la riguardarono. Godette prestissimo di estasi, che avvenivano ogni giorno dal giovedΓ¬ al sabato, durante le quali gioiva di soffrire tutti i tormenti della Passione di Cristo, giungendo al piΓΉ alto grado di unione mistica. La Madonna, da parte sua, non mancΓ² mai durante la sua vita di comunicarle il dono della “Infanzia spirituale”, fino a farle condividere la gioia e l'onore di stringere spesso tra le braccia il Bambino GesΓΉ. Nel frattempo, dopo avere rifiutato un matrimonio molto conveniente, costituΓ¬ in “Eremitaggio” la piccola casupola fatta erigere nel fondo del giardino della casa paterna, entrando sempre piΓΉ nell’intimitΓ della sua amata Santa Caterina da Siena, della quale emulΓ² le esperienze, tra cui il “Matrimonio mistico”, ovvero una fortissima unione spirituale tra Dio e l'anima umana, oppure tra il fedele e Cristo, che si paragona spesso ad un fidanzamento o matrimonio. ContinuΓ² a dedicarsi a severe penitenze, che andavano a sommarsi alle tante avversitΓ , incomprensioni e malattie d’ogni genere che dovette affrontare. Una scelta religiosa tanto radicale scandalizzΓ² i benpensanti di Lima, molti dei quali la consideravano "fuori di testa", mentre intanto alcuni, sia uomini sia donne, cominciarono a visitarla nel suo rifugio, rimanendo colpiti dalla sua spiritualitΓ , inconsueta per una ragazza cosΓ¬ giovane. Negli anni, la fama del suo ascetismo si diffuse in tutta la cittΓ e nei dintorni, molti cominciarono a parlare delle sue estasi, durante le quali Rosa era in unione mistica con Cristo. Alla vita di preghiera e penitenza che conduceva nel nascondimento del suo minuscolo eremo, Rosa di Santa Maria univa la sollecitudine per gli altri. DiventΓ² l’infermiera della nonna malata a letto, continuΓ² i suoi lavori manuali di cucito e ricamo da vendere per soccorrere i piΓΉ miseri e cominciΓ² ad accogliere nella casa paterna alcuni bambini e anziani abbandonati, quasi tutti di origine india. Purtroppo, perΓ², il suo fisico cominciΓ² a cedere, macerato dalle mortificazioni, dai digiuni e dalle veglie, che la facevano dormire solo tre ore a notte, mentre il giorno era impegnata nella cura dei bisognosi. Nel 1614, la madre, preoccupata per le sue condizioni ormai quasi allo stremo, la convinse a lasciare la casupola in fondo al giardino e a trasferirsi nella casa di una coppia di nobili amici di famiglia, Donna Maria de Ezategui e Don Gonzalo de la Maza, funzionario nel Governo del VicerΓ©. Qui Rosa, in compagnia dei due aristocratici che la amavano come una figlia, visse gli ultimi tre anni della sua esistenza in modo relativamente sereno, sempre immersa nel suo mondo spirituale. MorΓ¬ il 24 agosto 1617, a soli trentuno anni, sfinita dalle penitenze e dalla vita spesa interamente per il prossimo. Nello stesso anno fu data alle stampe a Lima la prima edizione del libro “Vita di Rosa di Santa Maria”, subito trasmessa a Roma, unitamente agli atti idonei all’inizio del processo canonico di santificazione, insieme a una supplica in tal senso dei Domenicani e degli altri ordini religiosi presenti nella capitale del PerΓΉ. Analoga richiesta, poi, arrivΓ² in Vaticano anche dalla Corte Spagnola. Il processo fu aperto nel 1634 per speciale disposizione di papa Alessandro VII. Rosa da Lima, popolarissima non solo in Sud America ma anche nell’Europa cattolica, fu proclamata Santa da Papa Clemente X nel 1671. Il suo corpo Γ¨ venerato a Lima, capitale del PerΓΉ, nella Basilica Domenicana del Santo Rosario.
πΌπππππππ: "ππππ‘π π
ππ π ππ πΏπππ", ππππ π π’ π‘πππ ππππππ‘π, πππ 1683, πππ πππ‘π‘πππ ππ ππππ-ππππ‘ππβππ π πΆπππ’πππ πΆπππππ (1642-1693). πΏ'πππππ π π π‘πππ£π πππππ ππππππ§ππππ πππ̀ πππ ππ’π ππ ππ ππ ππππππππ (ππ’π ππ πππππ ππππππ‘π̀), πππ'πππ‘ππππ πππ ππ’π ππ πππ πππππ, π ππππππ (πππππ‘πππ πππππ ππππππ).
Roberto Moggi
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