Oggi
- 2 luglio 2025 - mercoledì della XIII settimana del Tempo Ordinario,
la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, San Bernardino Realino,
sacerdote. Bernardino nacque il 1° dicembre 1530 a Carpi, presso Modena,
feudo della Signoria D’Este di Ferrara (oggi in provincia di Modena,
regione Emilia-Romagna). Era il primogenito
di Francesco, uomo d’armi e “cavallerizzo maggiore” alle dipendenze
delle principali case regnanti dell'Italia settentrionale, e di donna
Elisabetta Bellentani. Il padre, per tale mestiere, era spesso assente
da casa e Bernardino crebbe sotto la guida della mamma, dalla quale fu
educato alle virtù cristiane e al gusto dell’arte, maturando una bella
passione per la poesia e la filologia. Era pio, docile, garbato con
tutti, caritatevole verso i poveri e assiduo nella frequenza dei
Sacramenti, segno di una precoce vocazione. Avviato presto agli studi,
dimostrò di esservi molto portato, attratto da ogni branca dello scibile
con eccelsi risultati. Nel 1546 studiò i classici greci e latini nella
rinomata “Accademia Modenese” di Modena, uno dei più illustri centri
culturali d’Italia, e nel 1549, dopo tre anni, si trasferì nella
prestigiosa università del Libero Comune di Bologna (oggi capoluogo
della Regione Emilia-Romagna), per lo studio della filosofia e poi
ancora della medicina. Qui, sebbene non gli mancassero tentazioni d’ogni
genere, riuscì a mantenersi sempre casto così come si era prefissato.
In città fu assiduo nella frequenza alla chiesa di San Michele al Bosco e
all'attiguo convento dei monaci benedettini olivetani, dove un
religioso, suo concittadino, ne assunse la direzione spirituale. Ben
presto si accorse di non essere portato per fare il medico, e lasciò lo
studio della medicina per dedicarsi alla giurisprudenza, dopo essersi
innamorato della bellezza e purezza della giovane Cloride, conosciuta in
chiesa. Infine nel 1556, all’età di ventisei anni, si laureò
brillantemente in diritto civile e canonico. Da quel momento gli furono
affidate le importanti cariche di podestà di Felizzano e Cassine
(entrambi paesi oggi in provincia di Alessandria, Piemonte), per
diventare poi pretore a Castelleone (adesso in provincia di Cremona,
Lombardia). Passò da un comune all’altro dell’Italia settentrionale,
sempre come podestà, pretore o avvocato fiscale. Era gentile e generoso,
fervente cattolico, ma le cose terrene talvolta lo facevano ancora
sbandare, tanto è vero che una volta, per un’ingiustizia subita dalla
famiglia, non riuscì a trattenere l’ira e ferì in testa il responsabile
con un colpo di spada. Nel 1560, intorno ai trent’anni, un grave lutto
lo sconvolse, la morte dell’amata Cloride, che si aggiungeva alla pena
per la situazione dei suoi amministrati, affranti da una grave carestia.
Nello sconforto, fu tentato per un momento addirittura dall’idea di
suicidarsi, demoniaca suggestione che superò con l’aiuto della
preghiera. Il 3 luglio 1561, mentre meditava sulle vanità del mondo e
sulle grazie divine, la donna che aveva amato onestamente nel suo cuore
gli apparve e gli indicò il cielo, che da quel momento divenne la sua
unica meta. Poco dopo il viceré di Sicilia, Francesco Ferdinando
d'Avalos (1530-1571), lo chiamò a Napoli, dove si recò prontamente, e fu
qui che avvenne la svolta spirituale. Toccato nel profondo dal sermone
di un padre gesuita, volle confessarsi con lui. Il sacerdote, che subito
notò la sua forte fede, l’accesa spiritualità e l’inclinazione alla
vita religiosa, lo invitò a un ritiro spirituale di otto giorni e gli
suggerì delle letture devozionali, alla fine delle quali il
trentaquattrenne Bernardino si scoprì pronto a intraprendere la vita
religiosa, entrando proprio nella Compagnia di Gesù. Ottenuta la
benedizione paterna, varcò la soglia di quel noviziato il 13 dicembre
del 1564. Fu ordinato sacerdote tre anni più tardi, nel 1567, e, da quel
momento, i suoi progressi spirituali furono tali che convinsero il
preposito generale dell’Ordine, Francesco Borgia (1510-1572), che
diventerà santo, a sceglierlo come maestro dei novizi. Della sua
amorevolezza paterna si accorsero tanto i giovani allievi religiosi,
quanto i carcerati, gli infermi e molti altri fedeli, che assisteva
spiritualmente dedicando molto tempo alle confessioni e al catechismo.
Nel 1574 fu mandato a Lecce nella parte meridionale della Puglia,
appartenente al Regno di Napoli (oggi capoluogo dell’omonima provincia
della regione Puglia), per verificare la possibilità di fondarvi una
casa e un collegio gesuita. Entrò presto nel cuore dei leccesi, che
beneficiarono della sua prodiga presenza per ben quarantasei anni
consecutivi, fino alla sua morte. In quel lungo periodo capitò in più
occasioni che i suoi superiori gli comandassero di spostarsi in altre
città, ma ogni volta stava per partire, sempre ubbidiente, succedeva
“misteriosamente” qualcosa di singolare che lo tratteneva a Lecce. Qui
fondò pure la chiesa detta del Gesù, dove ancor oggi riposa il suo
corpo, e diede inizio a un movimento di preti diocesani con l’intento di
migliorare la conoscenza della teologia morale e formare buoni
confessori e predicatori. Gli ultimi anni della sua vita terrena furono
contrassegnati da sofferenze per malattie e “acciacchi” vari. Sul letto
di morte, dopo aver offerto per anni le sue sofferenze fisiche a Dio, fu
visitato da una delegazione del municipio che gli chiese
straordinariamente di essere il protettore della città non appena giunto
in Paradiso. Bernardino fece un cenno d’approvazione con la testa e
morì sussurrando i santi nomi di Gesù e Maria. Era il 2 luglio 1616. Tra
i suoi più grandi estimatori c’era anche il Cardinale e teologo gesuita
Roberto Bellarmino (1542-1621), che diventerà santo e dottore della
Chiesa. Egli spese per Bernardino parole bellissime colme d’ammirazione.
Dopo la beatificazione per merito di papa Leone XIII, fu canonizzato
nel 1947 dal pontefice Pio XII, che lo confermò patrono di Lecce e ne
esaltò l’ardore per Dio e le anime.
Immagine: “San Bernardino Realino”, stampa realizzata, nel 1616, dall’artista olandese Hieronymus Wierx (XVI-XVII secolo). L’opera si trova presso il Museo nazionale di Amsterdam (Olanda).
Roberto Moggi
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Immagine: “San Bernardino Realino”, stampa realizzata, nel 1616, dall’artista olandese Hieronymus Wierx (XVI-XVII secolo). L’opera si trova presso il Museo nazionale di Amsterdam (Olanda).
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