Oggi
- 20 giugno 2025 - venerdì della XI settimana del Tempo Ordinario, la
Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, San Giovanni da Matera, abate.
Johannes (Giovanni), questo il suo nome in latino, nacque intorno al
1070 (ma alcune fonti parlano del 1080) a Matera, in Lucania, nel
meridione della penisola italiana appartenente all’allora Regno
di Sicilia, (oggi capoluogo dell’omonima provincia della regione
Basilicata). Le notizie su di lui si desumono quasi esclusivamente dal
testo di un anonimo monaco di Pulsano nel Salento, nella Puglia
meridionale (oggi in provincia di Taranto), scritto qualche decennio
dopo la sua morte. Altre informazioni si trovano anche in un altro testo
agiografico, la “Legenda Sancti Guillelmi”, relativa a San Guglielmo da
Vercelli, suo contemporaneo. Sappiamo, da queste opere, che Giovanni,
appartenente alla nobile e ricca famiglia Scalcione, ancora ragazzo si
allontanò da essa in cerca di un contatto più stretto con Dio,
abbandonando ogni ricchezza e scambiando - secondo la tradizione - i
suoi abiti lussuosi con quelli miseri di un mendicante. Fu ospitato in
un monastero di rito greco situato sull’isola di San Pietro, una delle
piccole isole prospicienti Taranto, dove fu pastore del gregge dei
monaci basiliani, fino a quando il suo rigore morale - ispirato a una
rigida ascesi eremitica - lo portò ad avere incomprensioni con quei
religiosi, venendo costretto ad allontanarsi nuovamente. Condusse
quindi, per oltre due anni, una vita di solitudine e penitenza in alcune
località isolate di Calabria e Sicilia. Dopo quest’esperienza di rigida
privazione, tornò in Lucania, presso Ginosa, nella Murgia tarantina
(oggi in provincia di Taranto, regione Puglia), dove portò agli estremi
limiti la sua ascesi penitente, privandosi quasi completamente del cibo
ed evitando quasi del tutto di parlare. Infine, intorno al 1100-1110,
iniziò la sua attività di predicazione missionaria, che protrasse sino
alla morte. Nell'agro di Ginosa, presso una chiesa quasi diroccata
intitolata a San Pietro, fondò una comunità di tipo monastico. Per il
restauro di detta chiesetta - si tramanda - fece ricorso a un tesoro
provvidenzialmente rinvenuto nei pressi dell'edificio, stuzzicando
l'avidità e le ire del locale feudatario, un conte, che lo fece
imprigionare. Ciò nonostante, riuscì a liberarsi miracolosamente dalle
catene e ad allontanarsi dalla cittadina lucana. La “Legenda Sancti
Guillelmi” parla di una deviazione d’itinerario verso Ginosa, da parte
di San Guglielmo da Vercelli, in transito per Gerusalemme in Terra
Santa, fatta deliberatamente per conoscere Giovanni. Sarebbe stato
proprio Giovanni, in seguito, a chiedere a Guglielmo di fermarsi
stabilmente nel Mezzogiorno d’Italia, lasciando stare i piani di
pellegrinaggio oltremare. Il tono della narrazione lascia intendere un
rapporto quasi da discepolo di Guglielmo nei confronti di Giovanni, che
si mantenne saldo anche negli anni seguenti. Giovanni, intanto, subiva
il fascino della vita itinerante eremitica, tanto da allontanarsi da
Ginosa e dai suoi primi discepoli, per vagare un anno intero nel
Mezzogiorno d’Italia, giungendo sino a Capua (Campania), dove una
rivelazione divina lo indusse a tornare in Puglia. La prima tappa fu sul
monte Laceno, presso Bagnoli Irpino e Nusco (Avellino, Campania), dove
incontrò ancora una volta San Guglielmo da Vercelli. Poi, sul massiccio
della Serra Cognata nei pressi di Tricarico (Matera, Basilicata), si
fermò il tempo necessario per aiutare Guglielmo e i suoi compagni a
costruirsi un primo ricovero, optando subito dopo per un’attività di
predicazione che avesse un pubblico più ampio rispetto a quello delle
sparute comunità montane. La meta di Giovanni fu la città di Bari, già
capoluogo del “Catapanato” bizantino (provincia) e ancora il centro
urbano più importante della Puglia normanna, dove fu attivo intorno al
1127-1128. Tuttavia, la sua predicazione a Bari dovette toccare qualche
“nervo scoperto” nel clero locale, che si sentì direttamente attaccato
dai suoi rigidi sermoni. Fu così sottoposto a un processo intentato
contro di lui dai chierici baresi per blasfemia e sospetto di eresia. Il
verdetto, però, gli fu favorevole, con la sua piena assoluzione. Egli
preferì tuttavia allontanarsi prudentemente dalla città. In un primo
momento, si recò dai suoi primi discepoli che erano rimasti nella
comunità di San Pietro di Ginosa, ma poi si fermò nei pressi di Monte
Sant'Angelo sul promontorio del Gargano, nella Puglia settentrionale
(oggi in provincia di Foggia, Puglia), che scelse ancora una volta per
l’alta frequentazione, poiché la cittadina garganica si sviluppava in
funzione della celebre grotta micaelica, uno dei santuari più
frequentati in Europa. Anche a Monte Sant'Angelo, il comportamento di
Giovanni non fu molto difforme rispetto a quello tenuto a Bari, giacché
egli si dedicò alla predicazione, sino al compimento del suo primo
miracolo, quando riuscì a far piovere, dopo un lunghissimo periodo di
siccità, chiamando il popolo alla conversione del cuore e dei costumi.
Giovanni si allontanò poi da Monte Sant’Angelo, facendovi ritorno solo
dopo un anno, per fondarvi la sua più importante comunità monastica. La
scelta del sito per la fondazione gli fu indicata, secondo la
tradizione, direttamente dalla Vergine Maria e da San Michele Arcangelo,
elevati quindi a patroni del nuovo insediamento. Il luogo prescelto,
denominato Pulsano, era un piccolo pianoro terminante a strapiombo sul
golfo di Manfredonia, con suo limite una grotta, che forse già ospitava
una piccola chiesa rupestre dedicata a Maria, trasformata da lui nella
prima chiesa della nuova comunità. Il nuovo monastero incontrò gli
immediati favori della popolazione locale, e di chi era desiderosi di
condurre vita monastica e, nel giro di sei mesi, i suoi compagni
crebbero a dismisura. Oltre alla fama di santità che circondava la sua
figura, anche la vicinanza del santuario micaelico di Monte Snt’Angelo
ebbe sicuramente un suo rilievo nel determinare il rapido accrescersi
della notorietà della nuova fondazione. Molti furono, inoltre, i
miracoli da lui compiuti. Sin dagli esordi, Giovanni scelse per i monaci
di Pulsano la regola benedettina, insistendo soprattutto sul lavoro
manuale, sulla stretta osservanza della povertà individuale e sulla
necessità di prestare obbedienza assoluta all'abate. Certamente egli
dovette mantenere viva una preferenza per la vita eremitica, sia pure
inquadrata all'interno di un cammino di formazione e perfezione che
nella vita cenobitica trovava il suo solido fondamento. La comunità di
discepoli - maschie e femmine - si allargò molto rapidamente e per
questo Giovanni fondò ben presto delle comunità separate da quella
centrale di Pulsano. Si crearono così i primi priorati dipendenti dalla
casa madre, con la quale intratteneva uno stretto rapporto di
dipendenza, secondo un modello di congregazione a forte impronta
centralizzante di tipo cluniacense-cavense. L'urgenza di dare un qualche
sbocco alla crescente ondata di vocazioni femminili era particolarmente
sentita da Giovanni, come pure dal suo compagno San Guglielmo da
Vercelli, che si mossero in questa direzione, provvedendo entrambi a
fondare monasteri femminili. In particolare Giovanni fondò una prima
comunità sul Gargano, presso una chiesa già esistente. Altre comunità
femminili dipendenti da Pulsano - la più importante delle quali era
quella di Santa Cecilia presso Foggia - sono attestate in fonti
posteriori alla morte di Giovanni da Matera. Nel suo ruolo di abate di
tutte le comunità pulsanesi, Giovanni dovette spesso spostarsi nei
diversi priorati per esercitare concretamente le sue funzioni; proprio
durante uno di questi spostamenti lo colse la morte il 20 giugno 1139,
presso la dipendenza di San Giacomo nei pressi di Foggia. Dopo la sua
morte, la sua casa natale, situata nei Sassi di Matera, fu trasformata
in una chiesa rupestre, chiamata “Purgatorio Vecchio”, sempre in
quest’ultima città, nella Cattedrale di Santa Maria della Bruna, sono
conservate le sue reliquie in un sarcofago.
Immagine: “San Giovanni da Matera“, fotografia in bianco e nero della statua in legno dipinto realizzata, nel corso del XVIII secolo, da artista di ambito bottega meridionale non meglio identificato. L’opera si trova nella cattedrale di Matera (capoluogo dell’omonima provincia della regione Lucania).
Roberto Moggi
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Immagine: “San Giovanni da Matera“, fotografia in bianco e nero della statua in legno dipinto realizzata, nel corso del XVIII secolo, da artista di ambito bottega meridionale non meglio identificato. L’opera si trova nella cattedrale di Matera (capoluogo dell’omonima provincia della regione Lucania).
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