Oggi
- 24 giugno 2025 - martedì della XII settimana del Tempo Ordinario, la
Chiesa celebra la solennità della Natività di San Giovanni Battista.
Giovanni il Battista è l’unico santo di cui la liturgia ricordi non solo
il giorno della morte, ma anche quello della nascita, il 24 giugno, sei
mesi prima della venuta al mondo di Gesù.
La data di questa festività, infatti, è stata fissata dalla Chiesa
rispettivamente sei mesi prima del Natale e tre dopo l’Annunciazione,
basandosi sulle parole che l’Arcangelo Gabriele rivolse a Maria,
riferendosi alla di lei cugina Elisabetta, come riportate nel Vangelo
secondo Luca: “… E questo è il sesto mese per lei …” (Lc 13, 6).
D’altronde, come ancora ci permette di capire il primo capitolo del
Vangelo di Luca, la data di nascita di Giovanni Battista è desumibile
dai richiami storici, intrecciandola strettamente a quella di Gesù (cf.
Lc 1). Yehohanàn o Ioannes (Giovanni), questo il suo nome
rispettivamente nel materno ebraico (traslitterato nel nostro alfabeto) e
in latino, asceta proveniente da un’antica famiglia sacerdotale
ebraica, nacque verosimilmente sul finire del I secolo avanti Cristo in
Giudea, ad Ain Karem presso Gerusalemme (oggi quartiere della medesima
città) e morì martire a Macheronte, nella Perea, sulla sponda orientale
del mar Morto (oggi in Giordania), tra il 29 e il 32 circa dopo Cristo.
Egli è chiamato “Il Precursore”, cioè che precorre, che va “innanzi agli
altri” (nella fattispecie al Messia), perché, con l’azione profetica e
la predicazione annunciò l’imminente venuta di Gesù nel mondo. Raggiunta
la maturità, Giovanni si ritirò a condurre la dura vita dell’asceta nel
deserto, indossando solo un semplice vestito di pelle di cammello e una
cintura attorno ai fianchi, nutrendosi di locuste e miele selvatico.
Nel 28 o 29 dopo Cristo, anno quindicesimo del regno dell’Imperatore
romano Tiberio (dal 14 al 37 d.C.), iniziò la sua missione lungo il
fiume Giordano, durante la quale diffondeva incessantemente l’annuncio
dell’ormai vicino avvento del Regno Messianico, esortando tutti alla
conversione e predicando la penitenza. Era considerato universalmente un
profeta e da tutta la Giudea, da Gerusalemme e dall’intera regione
intorno al Giordano, accorreva ad ascoltarlo tantissima gente. Giovanni,
in segno di purificazione dai peccati e di “nascita a nuova vita”,
immergeva nelle acque del Giordano coloro che, pentiti e convertiti,
accoglievano la sua parola, cioè dava un battesimo di pentimento per la
remissione dei peccati, da ciò il soprannome di “Battista” che gli fu
dato. Anche i pubblicani (come gli esattori delle imposte) e i soldati
del re Erode Antipa, tetrarca della Galilea e della Perea (dal 4 a.C. al
39 d.C.) andavano da lui a chiedergli cosa dovessero fare per salvarsi.
A tali domande, come ci spiega il Vangelo di Luca al capitolo terzo,
lui rispondeva ai primi: “… Non esigete nulla di più di quanto vi è
stato fissato …” e ai secondi: “… Non maltrattate e non estorcete niente
a nessuno e contentatevi delle vostre paghe …” (Lc 3, 12-14). Molti
cominciarono a pensare che egli fosse il Messia tanto atteso, ma
Giovanni assicurava loro di essere solo un “precursore”, com’è
evidenziato ancora nel terzo capitolo del Vangelo di Luca: “… Io vi
battezzo con acqua; ma viene uno che è più forte di me, al quale io non
son degno di sciogliere neppure il legaccio dei sandali: costui vi
battezzerà in Spirito Santo e fuoco …” (Lc 3, 16). In seguito, a una
delegazione ufficiale inviatagli dai sommi sacerdoti del Tempio di
Gerusalemme, disse ancora che egli non era affatto il Messia,
aggiungendo che quest’ultimo era già in mezzo a loro, anche se essi non
lo conoscevano, e spiegando: “… Io sono la voce di uno che grida nel
deserto: rendete dritta la via del Signore, come disse il profeta Isaia
…” (Gv 1, 23). Una volta cresciuto nella fede e reso forte nello
Spirito, dunque, il Battista si manifestò a Israele. Ed ecco che la sua
vicenda torna a intersecarsi con quella di Gesù, al punto che gli eventi
della sua vita narrati nei Vangeli non sono solo prefigurazioni di
quelli che accadranno a Gesù, ma sono a essi contemporanei, finché gli
uni si sovrappongono agli altri e, anche quando egli sarà ucciso
violentemente, la sua vita e la sua missione appariranno in pienezza in
quelle di Cristo. Per questo molti esegeti ritengono possibile che Gesù
sia stato per un certo periodo suo discepolo, condividendo con lui la
vita della sua comunità. Giovanni Battista continuò fino all’ultimo a
essere integerrimo nemico di ogni peccato. Riprovò pubblicamente la
peccaminosa unione di Re Erode Antipa e della cognata Erodiade, anche se
questo gli costò la dura prigionia nella fortezza di Macheronte, sulla
sponda orientale del Mar Morto (oggi in Giordania). Poi, in occasione di
un festino svoltosi nel palazzo reale della stessa località, la figlia
di Erodiade, Salomè, bellissima e molto brava nella danza, entusiasmò
Erode, al quale, per istigazione della madre, domandò e ottenne in
regalo la testa del Battista, mettendo così a tacere il “battistrada”
del Messia, la voce più robusta dei banditori dell'imminente messaggio
evangelico. Al tempo stesso ultimo profeta e primo apostolo, Giovanni
Battista ha sacrificato la vita per la sua missione e per questo è
venerato nella Chiesa come martire. Non è certo un caso che il Re Erode,
cercando di capire chi fosse, abbia detto di Gesù: “… È Giovanni il
Battista risorto dai morti …” (Mc 6, 14), né che i discepoli abbiano
riferito a Gesù il giudizio su di lui formulato da alcuni contemporanei:
“… È Giovanni il Battista …” (Mc 8, 28). Diversi fattori hanno fatto
del Battista il primo santo ovunque venerato con grande solennità e con
moltissime chiese a lui dedicate in tutto il mondo. Primo tra tutti c’è
la lode che di lui fa il Signore stesso: “… Io vi dico, tra i nati di
donna non c'è nessuno più grande di Giovanni …” (Lc 7, 28); poi il suo
martirio; quindi la scoperta delle sue reliquie e, infine, la sua
personalità da “prototipo del monaco”, che spiega la grande devozione
che di lui aveva San Benedetto da Norcia. Tra l’altro, di lui parlano
non soltanto i Vangeli, ma anche testi apocrifi quali il Vangelo
“dell’infanzia”, il Protovangelo di Giacomo e quello di Giovanni. E’
interessante notare come anche il Corano e altri testi sacri islamici ne
parlino, e tutti con espressioni di grande ammirazione. Alla diffusione
del suo culto ha contribuito inoltre l’istituzione dell’Ordine degli
“Ospitalieri” o “Cavalieri di San Giovanni”, detti poi anche di Rodi o
di Malta, un ordine religioso cavalleresco nato intorno alla prima metà
dell'XI secolo, i quali ne fecero il loro patrono e, in tutti i centri
da loro istituiti, gli dedicarono una cappella. In Europa sono molti i
paesi intitolati al santo. Circa le sue reliquie, è stato tramandato che
la testa del martire finì nelle mani di Erodiade; invece il corpo fu
preso dai suoi discepoli che l’avrebbero sepolto a Sebaste in Samaria.
Ciò nonostante, sono molte le località che se ne contendono reliquie: a
Roma, fin dal 1130 si ha memoria di un oratorio in cui si custodiva la
testa del Battista, che passò poi nella chiesa di San Silvestro in
Capite. Sempre a Roma è intitolata anche al santo la basilica di San
Giovanni in Laterano (Cattedrale della diocesi di Roma) e le chiese di
San Giovanni dei Fiorentini sul Lungotevere e San Giovanni dei Genovesi a
Trastevere ed anche in esse si venerano reliquie del santo.
Immagine: “Nascita del Battista”, affresco a tempera su intonaco murale dipinto, nel 1488 circa, dal pittore Domenico Bigordi, detto Il Ghirlandaio (1448-1494). L’opera si trova all’interno della cappella Tornabuoni, nella chiesa di Santa Maria novella a Firenze.
Roberto Moggi
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Immagine: “Nascita del Battista”, affresco a tempera su intonaco murale dipinto, nel 1488 circa, dal pittore Domenico Bigordi, detto Il Ghirlandaio (1448-1494). L’opera si trova all’interno della cappella Tornabuoni, nella chiesa di Santa Maria novella a Firenze.
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