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La tradizione popolare lo vuole rampollo della nobile casata Aldobrandeschi, che nel corso del Medioevo dominรฒ vasti feudi nella zona della Maremma e del Monte Amiata, ma non ci sono prove a sostegno di questa tesi ed รจ piรน probabile che sia venuto alla luce in una famiglia di modesta estrazione. In giovane etร  si trasferรฌ a Roma, dove probabilmente - sull’esempio dello zio (abate del monastero Benedettino romano di Santa Maria, sul colle Aventino) - si fece monaco in tale ordine, divenendovi poi sacerdote. Sembra che tra i suoi maestri vi fosse anche Giovanni dei Graziani, detto Graziano, che divenne papa Gregorio VI (dal 1045 al 1046) in modo illegittimo e simoniaco (la simonia era nel Medioevo la compravendita di cariche ecclesiastiche), comprando il titolo, il 1° maggio 1045, dal predecessore Benedetto IX, che era stato dimesso a furor di popolo per indegnitร . Graziano, avendo potuto ben conoscere il suo allievo Ildebrando, prese ad ammirarlo, considerandolo un giovane monaco giร  famoso per la sua volontร  riformatrice. Cosรฌ, quando ascese al Soglio Pietrino come l’illegittimo papa Gregorio VI, scelse proprio lui come proprio cappellano personale. In seguito, dopo il sinodo indetto a Sutri (in provincia di Viterbo) per riportare ordine nella Chiesa, fu sancita la sua decadenza dal titolo di pontefice e invitato ad abdicare, cosa che fece nel 1046, prima di partire per l’esilio a Colonia (Germania), ove era stato destinato. Ildebrando, da parte sua, lo seguรฌ e servรฌ fedelmente anche al confino, fino alla morte avvenuta l’anno successivo, facendo quindi rientro nell’Urbe. Da quel momento, divenne molto attivo e influente nella Curia Romana, tanto che divenne per molti pontefici uomo di totale fiducia e consigliere prezioso. Comparve ben presto, influente, al fianco di papa Leone IX (1002-1054), futuro santo che, nel 1050, lo nominรฒ arcidiacono, amministratore e preposito (magistrato esercitante cariche speciali) al monastero di San Paolo fuori le Mura. Nel 1054, lo stesso Pontefice lo incaricรฒ inoltre di risolvere la difficile situazione creatasi in Francia per i contrasti intorno alla dottrina eucaristica, causati dall’eresia sostenuta dal presbitero e filosofo Berengario di Tours (988-1088 circa), il quale asseriva che, durante la celebrazione della messa, il pane e il vino consacrati dal celebrante non si trasformano realmente nel corpo e nel sangue di Cristo, ma sono solo simboli. Sistemata questa grave situazione, Ildebrando tornรฒ ancora piรน apprezzato a Roma. Morto Leone IX, continuรฒ ad avere una certa importanza anche sotto i pontefici Vittore II (dal 1054 al 1057), Stefano X (dal 1057 al 1058) e Niccolรฒ II (dal 1059 al 1061), ma tale importanza crebbe molto sotto il successore di quest’ultimo, papa Alessandro II (dal 1061 al 1073), che egli incitรฒ, in sintonia con le sue idee, a un'attivitร  sempre piรน intensa diretta alla riforma della Chiesa e alla liberazione della stessa da ogni assoggettamento al potere civile. Nel 1073, alla morte di Alessandro II, Ildebrando era talmente conosciuto e stimato che la voce unanime del popolo dell’Urbe lo designรฒ come nuovo pontefice, essendo effettivamente eletto nuovo papa dal collegio cardinalizio, prendendo il nome di Gregorio VII. Cosรฌ come aveva giร  cominciato a fare nella sua veste di consigliere del precedente Pontefice, iniziรฒ subito il suo programma di riforma della Chiesa, che resterร  noto come "Riforma Gregoriana", nella piena consapevolezza della dignitร  e dell’autoritร  pontificale. Questi sentimenti, ebbero la loro espressione nelle formule energiche e precise del “Dictatus Papae” (“Affermazioni di principio del Papa”), quasi certamente l'indice di una collezione canonistica composta tra il 1075 e il 1076, costituita da ventisette tesi, ciascuna delle quali enuncia uno specifico potere del Pontefice Romano. In essa si afferma chiaramente la superioritร  del papato su ogni autoritร  terrena e la sua indipendenza completa da ogni potere umano; si sostiene l'autoritร  diretta del papa sui vescovi, al di lร  da quella dei metropoliti e la sua prerogativa di giudicare e condannare, senza poter mai esser sottoposto a giudizio e perfino di deporre re e imperatori. Su queste basi, Papa Gregorio VII iniziรฒ la sua attivitร  sforzandosi di far giungere in tutta la cristianitร  la sua voce per mezzo dei suoi numerosi legati: in particolare in Italia egli riuscรฌ a ottenere e conservare l'amicizia della contessa Beatrice di Toscana (1019-1076) e di sua figlia Matilde di Canossa (1046-1115 circa), appartenenti a una delle piรน nobili famiglie del tempo. Piรน difficili furono, invece, i rapporti con i Normanni del Ducato di Normandia, che gli erano assai ostili specialmente nei primi anni del suo pontificato. Gregorio VII convocรฒ un concilio a Roma nel 1074, che riprese e continuรฒ la lotta contro il clero simoniaco e concubinario, emanando disposizioni che suscitarono vivi contrasti in Francia, Inghilterra e Germania, nonostante l'iniziale buona volontร  del re di quest’ultimo paese e Imperatore del Sacro Romano Impero Enrico IV (1050-1106). Un altro concilio, nel 1075, ripetรฉ le decisioni prese l'anno precedente, punรฌ i riottosi e i ribelli, e sancรฌ infine, con una decisione assai dura quanto coraggiosa, la proibizione dell'investitura religiosa da parte dei poteri civili. Questa decisione, invisa a ogni sovrano, fu addirittura un motivo di conflitto in Germania, dove Enrico IV non accettava piรน limitazioni al suo potere sovrano. Tale contrasto, inizialmente tenuto solo a livello d’idee e concezioni, divenne poi lotta aperta, con tanto di spargimento di sangue. Da un lato l'Imperatore e i suoi seguaci dichiaravano che un re non poteva essere deposto dalla Chiesa e, dall'altro, Gregorio VII ripeteva che il Pontefice ha il diritto d'ammonire, punire e deporre i sovrani colpevoli verso la Chiesa medesima. Alla fine, sospendendo ogni confronto e patteggiamento, l’Imperatore Enrico IV, riunita una dieta a Worms (Germania), prese l’inaudita decisione di deporlo con un proclama, mentre lui, a sua volta, lo scomunicรฒ, sciogliendo i sudditi dal giuramento di obbedienza. Tale sentenza di deposizione a carico di Gregorio VII, mai eseguita realmente, coincise con un momento assai difficile per la situazione interna tedesca, anche perchรฉ molti feudatarรฎ laici ed ecclesiastici, ostili a Enrico IV, ne approfittarono a proprio vantaggio. Il danno d’immagine a carico di Enrico IV fu grande, ma l'imperatore, perรฒ, con abile e opportuna decisione politica, nel 1077 si presentรฒ in veste di penitente a Canossa, non lungi da Reggio Emilia, castello della contessa Matilde di Toscana (o di Canossa), dove in quel frangente si trovava Gregorio VII quale ospite gradito, chiedendogli il perdono e ottenendone l'assoluzione e la revoca della scomunica. La piena reintegrazione nei suoi poteri, invece, era condizionata al consenso dei grandi dell'impero. Tuttavia, poichรฉ costoro gli si opposero con le armi, Enrico IV dovette affrontarli col suo esercito, battendoli piรน volte. Non desistette dalla lotta neanche quando fu colpito di nuovo dalla scomunica lanciatagli da Gregorio VII in occasione di un concilio tenuto a Roma nel 1080. Enrico, allora, piombรฒ in Italia, ove trovรฒ alleati anche fra gli ecclesiastici corrotti, spingendosi fino a Roma, ove pose sulla cattedra di Pietro un “antipapa” col nome di Clemente III (dal 1080 al 1100) e costringendo il legittimo Pontefice Gregorio VII a rinchiudersi, in pratica prigioniero, in Castel Sant’Angelo. Tale gravissima e inaudita azione di forza compiuta da Enrico IV, determinรฒ, grazie anche all'amicizia di Matilde di Canossa, l'alleanza di Papa Gregorio VII con il condottiero normanno Roberto detto "il Guiscardo". Questi, di fronte all'accresciuta potenza imperiale, reputรฒ necessaria l'alleanza col papa, dal quale vide finalmente riconosciuta e accettata la sua politica antibizantina, concretatisi in una spedizione nell'Albania in mano bizantina. Nel 1084, Gregorio VII fu liberato dalla sua prigionia romana, proprio da milizie normanne, ma, quando Enrico IV e l'antipapa riapparvero minacciosi, Gregorio fu costretto a lasciare la cittร  ai Normanni che la saccheggiarono e si ritirarono poi insieme con lui a Salerno (oggi capoluogo dell’omonima provincia della regione Campania). Qui Gregorio morรฌ, nell'amarezza della solitudine, nel 1085, venendo sepolto nella locale chiesa di San Matteo, oggi duomo, che ufficialmente risponde al nome di Cattedrale Primaziale Metropolitana di Santa Maria degli Angeli, San Matteo e San Gregorio VII. Fu proclamato santo nel 1606.
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Roberto Moggi
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