Oggi - 3 aprile 2025 - giovedì della IV settimana di Quaresima, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, San Riccardo, noto con la specificazione “di Chichester” o "di Wich", vescovo. Ricardus o Richard (Riccardo) - questo il suo nome rispettivamente in latino e nella natia lingua inglese - nacque verso il 1197 nel castello di famiglia di Wich, nella contea del Worcestershire al centro circa del Regno d’Inghilterra, da una nobile casata cattolica decaduta. Alla precoce morte dei genitori, suo fratello primogenito fu imprigionato a lungo per via dei debiti che padre e madre avevano accumulato, mentre lui, secondogenito, si faceva in qualche modo carico della famiglia. Compiendo grandi sforzi, riuscì a risollevare l’economia domestica, a saldare il dovuto e a far liberare il fratello. Quest’ultimo, riconoscente, gli cedette tutti i suoi beni, ma egli non volle accettarli. Si diede quindi agli studi, mantenendosi con i propri mezzi, attraverso difficoltà e privazioni, frequentando con molto profitto alcune tra le più rinomate università del tempo, prima quella inglese di Oxford e poi quella di Parigi nel Regno di Francia. D'ingegno acuto e perspicace, si laureò brillantemente, tanto da essere nominato “Maestro di belle lettere” allo stesso ateneo di Oxford. In seguito, per perfezionarsi nelle scienze giuridiche, si recò a studiare legge e diritto presso la prestigiosa università di Bologna, libero comune nel nord della Penisola Italiana. Durante i sette anni di studio che fece in quest’ultima città, si rivelò tanto capace che, ammalatosi il titolare della cattedra giuridica, fu chiamato dal rettore a sostituirlo, rimpiazzandolo egregiamente per ben sei mesi. Al ritorno in aula, il docente, ammirato, avrebbe voluto trattenerlo con sé a Bologna, offrendogli persino sua figlia in sposa e la promessa di farlo erede di tutti i suoi beni, ma egli non si lasciò sedurre da quelle vantaggiose proposte e tornò a Oxford. Nell’università inglese, a seguito delle tante manifestazioni di stima e affetto, il corpo docente lo elesse all’unanimità “cancelliere universitario”, mentre l’arcivescovo cattolico di Canterbury, Edmondo (dal 1233 al 1240), futuro santo, quale Primate d'Inghilterra lo nominò anche cancelliere di quell’arcidiocesi. Soprattutto in quest’ultimo incarico, che gli era congeniale, mostrò una grande saggezza e un’inviolabile fedeltà. Nel 1240, seguì volontariamente il suo arcivescovo nell’esilio presso l’abbazia di Pontigny (Francia), dov’era stato costretto a rifugiarsi per sottrarsi alle gravi minacce ricevute dopo che aveva severamente censurato la vita scandalosa di una parte del clero e gli abusi del re d’Inghilterra Enrico III (dal 1216 al 1272) nel conferimento dei benefìci ecclesiastici. Alla morte dell’alto prelato, avvenuta solo pochi mesi dopo l’esilio, vedendosi ormai esonerato da ogni responsabilità, si ritirò nel convento dei Frati Predicatori (Domenicani) di Orléans, sempre in Francia, preparandosi al sacerdozio studiando teologia. Ordinato presbitero, tornò in Inghilterra, dove guidò la piccola parrocchia che gli fu assegnata. Tuttavia, era tanto buono il ricordo che aveva lasciato di sé, che, per volere del nuovo arcivescovo di Canterbury, Bonifacio, riprese le funzioni di cancelliere in quella cattedrale. Nel 1244, morto il vescovo di Chichester, nell’estremo sud dell’Inghilterra, re Enrico III raccomandò per quella sede un canonico di sua fiducia, assolutamente indegno della carica. L'arcivescovo di Canterbury e i suoi suffraganei, però, all’immeritevole sacerdote prescelto dal monarca preferirono Riccardo, che fu, infatti, nominato. Il sovrano ne rimase profondamente offeso e sdegnato, anche perché ben sapeva quanto le idee di Riccardo fossero a lui contrarie. La corte reale compì vari autorevoli tentativi presso il regnante Pontefice e futuro santo Innocenzo IV (dal 1243 al 1254), per ottenere la destituzione di Riccardo e l'elezione dell'indegno cortigiano. Tuttavia, Riccardo non si scoraggiò e, per sostenere la sua causa, non esitò a recarsi a Roma. Qui il Papa riconobbe i suoi diritti, lo consacrò vescovo e lo munì di bolle e di un’ordinanza per i suoi diocesani in Inghilterra, affinché non riconoscessero altro Pastore all'infuori di lui. Il re, furente, ordinò che fossero sequestrati tutti i suoi beni, cosicché fu costretto a vivere in una piccola casetta d'affitto e a mangiare alla mensa altrui. Questi ostacoli non impedirono all'intrepido Riccardo di compiere integralmente il suo dovere, visitare le parrocchie, predicare la parola di Dio, annientare gli abusi e amministrare i sacramenti. La persecuzione durò due anni, ma alla fine il sovrano, vinto sia dalle minacce del Pontefice sia dalle rimostranze dei vescovi d'Inghilterra, gli restituì i suoi beni. Così, trovandosi nella condizione di esercitare al meglio il suo ministero, moltiplicò il già grande fervore verso Dio, l’intransigenza verso se stesso e la misericordia verso i poveri. Nelle visite pastorali, la sua prima preoccupazione era d'informarsi dei malati, specialmente quelli gravi, presenti nel luogo prescelto, per andarli a visitare, assistere, consolare e se del caso disporli alla morte, e dei poveri più bisognosi, per dispensare loro generose elemosine. Egli non si accontentava di fare l'elemosina a coloro che gliela domandavano, ma preveniva pure coloro che per vergogna non osavano chiedergliela. Fece costruire un ospizio per i vecchi, gli storpi e gli inabili al lavoro, tant'era la compassione che provava per gli infelici. Dio ricompensò la sua generosità concedendogli vari miracoli. Narrano le cronache che un giorno, distribuendo ai miseri un unico pane che aveva benedetto, riuscì prodigiosamente a sfamare centinaia di poveri e i suoi biografi assicurano che simili prodigi si ripeterono più volte nella sua vita. Ebbe una speciale cura dei sacerdoti che versavano nella precarietà economica, non permettendo che mancassero del necessario. Con gli ecclesiastici che davano scandalo e vivevano nel peccato, era però severo, mentre aveva grande stima dei religiosi ferventi e osservanti. Con cura estrema, raccomandava ai suoi sottoposti di amministrare con fedeltà la giustizia ed era lui stesso molto ligio alle leggi e alle regole della Chiesa. Infatti, non volle modificare la giusta condanna che egli aveva pronunciato contro un prete responsabile di grave delitto, senza farsi sedurre né dalle preghiere dell'arcivescovo di Canterbury, né dalle suppliche di altri alti prelati e notabili del regno, né dalle richieste del re. Non volle mai conferire benefici non leciti a nessun parente, anche se ne fosse stato degno. Intraprese diversi viaggi per il bene della diocesi e della Chiesa universale. Il futuro santo papa Innocenzo IV, lo incaricò di predicare per tutta l'Inghilterra la settima crociata per la liberazione della Terra Santa dalle mani degli infedeli. Egli vi si dedicò con grande zelo e in tutte le città e paesi in cui giunse organizzò la raccolta delle elemosine per aiutare la sfortunata spedizione del futuro santo Luigi IX, re di Francia, contro i musulmani in Egitto. Aveva deciso di andare a predicare a Dover, sul passo di Calais e sulle rive del canale della Manica, quando fu assalito da una fortissima febbre. Compì ugualmente il suo viaggio e, giunto sul posto, benedisse una chiesa e un cimitero per la sepoltura dei poveri, poi fu ricoverato d’urgenza nell'ospedale della città, Sentendo vicina la fine dei suoi giorni, ordinò al cappellano di preparare quanto occorreva per i suoi funerali. Chiese che gli fosse portato un crocefisso e lo baciò con trasporto raccomandando la sua anima a Dio. Morì il 3 aprile 1253, prostrato dai digiuni e dalle mortificazioni alle quali si sottoponeva volentieri per amore di Cristo e della Chiesa. Fu sepolto nella cattedrale di Chichester, davanti all'altare di Sant’Edmondo, che egli stesso aveva consacrato. Papa Urbano IV lo canonizzò nel 1262.
IMMAGINE: "San Riccardo di Chichester”, statua in bronzo realizzata, nel 2000, dallo scultore britannico vivente Philip Jackson (nato nel 1944). L'opera si trova nel piazzale esterno della cattedrale anglicana della Santissima Trinità, a Chichester (West Sussex, Inghilterra).
Roberto Moggi
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