Oggi - 16 marzo 2025 - II domenica di Quaresima, Pasqua settimanale che ha la precedenza sulle altre celebrazioni, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, Sant’Eriberto, noto anche con la specificazione “di Colonia” (dal nome della città tedesca della quale fu il Pastore), vescovo. Heribert (Eriberto) - questo il suo nome nella natia lingua tedesca - nacque nel 970 circa a Worms, città della regione Rheinland-Pfalz (Renania-Palatinato), nella parte sud-occidentale dei territori tedeschi del Sacro Romano Impero (oggi nell’omonimo stato del sud-ovest della Germania). Figlio di un conte, fu educato prima presso la scuola della locale cattedrale e poi nell'abbazia benedettina di Gorze nei pressi di Metz, nella vicina regione Lothringen (Lorena, oggi in Francia). Attratto presto dalla vita spirituale, maturò il desiderio di farsi monaco benedettino, ma dovette rinunciarvi per la disapprovazione del padre, al quale doveva assoluta obbedienza. Malgrado ciò, non abbandonò mai i propri ideali, riuscendo in seguito a ottenere l’approvazione paterna e a entrare nel seminario della sua città. Qui fu ordinato sacerdote nel 994, venendo anche fregiato del titolo di prevosto alla locale cattedrale. Nel 996, il giovanissimo re d’Italia e di Germania Ottone III di Sassonia (980-1002), quando aveva appena assunto la corona d’imperatore del Sacro Romano Impero, lo nominò cancelliere imperiale per l’Italia e, nel 998, anche per la Germania, riunendo per la prima volta nella stessa persona le due importanti cariche. Sebbene fosse molto impegnato sul piano politico e sottoposto, quale accompagnatore di fiducia, ai numerosi viaggi che l’imperatore compiva in Italia, rimase sempre umile e morigerato, autentico sacerdote alla sequela di Cristo. Era talmente stimato, anche dai vertici della Chiesa, da essere in seguito nominato arcivescovo della grande diocesi di Köln (Colonia), nei medesimi territori germanofoni (oggi nella parte occidentale della Germania). Per prendere legittimamente possesso della sede, però, dovette prima scendere fino al meridione d’Italia, nella città di Benevento (oggi capoluogo dell’omonima provincia della regione Campania), dove il 9 luglio 999 ricevette la relativa investitura episcopale dal neo eletto papa Silvestro II (dal 999 al 1003), che si trovava in quella città. Solo dopo, il giorno di Natale del medesimo anno, poté essere consacrato nella cattedrale di Colonia, sua diocesi, dove volle recarsi a piedi nudi in segno di umiltà e penitenza. Successivamente, durante l’ennesimo viaggio in Italia che lo vide come sempre a fianco dell’imperatore Ottone III, quest’ultimo si ammalò mentre si trovava a Castel Paterno presso Faleria, nell’alto Lazio (oggi in provincia di Viterbo, regione Lazio) ed egli lo curò personalmente, fino alla morte avvenuta il 23 gennaio 1002. Dopo essersi personalmente occupato di organizzare il corteo funebre per riportarne in Germania la salma assieme alle insegne imperiali, dovette interessarsi anche della successione al trono. Inizialmente non volle favorire l’avvicendamento alla corona di Enrico II detto “il Santo” (973-1024), parente del deceduto Ottone III e marito della principessa Cunegonda di Lussemburgo, che diventeranno entrambi santi. La “cautela” che manifestò nei confronti di quest’ultimo, era legata probabilmente alla sua preferenza per Ermanno II di Svevia (morto nel 1003), altro pretendente al regno. Per questa sua posizione a lui avversa, Enrico II, diventato imperatore, lo fece rinchiudere per un breve periodo in prigione, fino a quando Eriberto non lo riconobbe come legittimo sovrano, ma da allora cadde comunque in disgrazia, vivendo nell'ombra fino all’ultimo, anche se, con il tempo, il rapporto migliorò un po’. Eriberto, infatti, accompagnò il nuovo Imperatore in un viaggio a Roma, fece da mediatore con la casata di Lussemburgo, sostenne la decisione del sovrano di creare la diocesi di Bamberg (Bamberga), nel nord della Baviera tedesca, che fu effettivamente fondata nel 1007 con il consenso del pontefice e aiutò il nuovo Imperatore lealmente in diversi altri modi, agendo sempre però da uomo di Dio. Offriva ai poveri tutto il denaro che riusciva a risparmiare, andava nelle case e negli ospedali per assistere gli ammalati e conduceva un’intensa vita spirituale. Fu un pastore di anime che non smise mai di pensare alle cose di Dio e non perse mai l’umiltà, nemmeno quando l’imperatore lo volle come suo consigliere e braccio destro nella guida del Sacro Romano Impero. Nel 1021 Enrico II, riconoscendo le virtù di Eriberto, gli chiese umilmente perdono per gli errori commessi nei suoi confronti. L’Arcivescovo, già considerato santo nell’arco della sua vita terrena, morì il 16 marzo dello stesso anno 1021 e fu sepolto nel monastero benedettino di Deutz, presso Colonia, che lui stesso aveva fondato.
IMMAGINE: "Sant'Eriberto di Colonia", statua in pietra locale realizzata dallo scultore tedesco Friedrich Lindenthal (XIV secolo). L'opera si trova all'esterno della "Torre del consiglio" del municipio di Colonia (Germania).
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