Oggi - 2 marzo 2025 - VIII e ultima domenica del Tempo Ordinario, Pasqua settimanale che ha la precedenza sulle altre celebrazioni, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, Sant’Agnese, nota comunemente con le specificazioni “di Boemia” o “di Praga” (che ne indicano la provenienza), principessa e badessa. Anežka o Agnes (Agnese) - questo il suo nome rispettivamente nella natia lingua ceca e in latino - nacque nel 1211 a Praga, capitale dell’allora Regno di Boemia, ubicato circa al centro dell’Europa (nel territorio quasi corrispondente all’attuale Repubblica Ceca). Figlia del re Premysl Otakar I. sovrano del Paese, e della regina Costanza, sorella del re d’Ungheria Andrea II, era cugina, da parte di madre, della principessa Elisabetta d’Ungheria, futura santa. All’età di tre anni fu affidata alla nobile parente duchessa Edvige di Slesia, che sarebbe anch’essa salita all’onore degli altari. Quest’ultima - che rimasta vedova si era fatta monaca Cistercense nel monastero di Trzebnica in Slesia (oggi in Polonia) - la accolse nel convento, provvedendo alla sua prima istruzione culturale e religiosa. Agnese tornò a Praga tre anni dopo, ma, per completare la sua formazione, fu affidata alle cosiddette “Canonichesse Premostratensi” o “Norbertine” (dal nome del loro fondatore San Norberto), religiose di clausura dedite a vita contemplativa, nel convento di Doksany (Boemia). Intanto, come di consueto per i figli delle case regnanti, su di lei s’intrecciavano progetti matrimoniali in funzione di alleanze politiche e militari. Così, nel 1220, quando non aveva ancora compiuto dieci anni, fu promessa in sposa al potente re Enrico VII di Germania. In attesa del matrimonio, fu condotta a Vienna presso la corte del duca d’Austria Leopoldo VI, altro parente, dove visse cinque anni, mantenendosi sempre fedele ai principi e ai doveri della vita cristiana, ai quali si era sempre più attaccata. Nel 1225, dopo che il pretendente ebbe rotto il patto di fidanzamento, tornò in Patria insofferente all’idea del matrimonio, ormai desiderosa di consacrarsi interamente al Signore. Si dedicò pertanto a un’intensa vita di preghiera e alle opere caritative, nonostante le fossero pervenute altre convenienti proposte nuziali, come quella del re d’Inghilterra Enrico III, che però desistette, e quella dell’imperatore del Sacro Romano Impero Federico II “di Svevia”, presentata ben due volte. Per allontanare da sé ogni aspirazione matrimoniale da parte dei tanti pretendenti, chiese aiuto al pontefice Gregorio IX, il quale intervenne per riconoscere ufficialmente il suo proposito di castità, facendole guadagnare l’agognata facoltà di non sposarsi e consacrarsi a Dio. Ormai consacrata al Signore nel voto di castità, un giorno venne a conoscenza, grazie ad alcuni frati Minori Francescani predicatori itineranti, giunti in Boemia allo scopo di evangelizzare, della ricca vita spirituale, procace di rinnovamento della Chiesa, che, proprio in quegli anni, conduceva al centro circa della Penisola Italiana, precisamente nella città di Assisi (oggi in provincia di Perugia, regione Umbria), la vergine Chiara Scifi (1194-1253), condividendo la vita religiosa del suo concittadino Giovanni di Pietro di Bernardone (1182-1226), entrambi prossimi santi (che diventeranno universalmente conosciuti rispettivamente come San Francesco d’Assisi e Santa Chiara). Ne rimase talmente affascinata che decise di seguirne l’esempio. Con i propri beni dinastici, fondò a Praga, nel biennio 1232-1233, il primo convento dei Frati Minori (francescani) di Boemia, con annesso ospedale per i poveri e, per la sua gestione, creò una confraternita laicale detta dei “Crocigeri”, che nel 1237 sarà elevata dal papa Gregorio IX al rango di Ordine Religioso, col nome di “Istituto religioso dei Crocigeri della stella rossa” (per via della stella di quel colore nel loro stemma). Nel 1234, inoltre, fondò nella stessa città un monastero di suore Clarisse sulle rive del fiume Moldava, per un gruppo di consacrate dette “Sorelle Povere” (o anche “Damianite”), dove lei stessa si ritirò l’11 giugno dello stesso anno, divenendone in seguito badessa fino alla morte. Le suore cosiddette “Clarisse” (il cui titolo deriva da Clara, il nome di Chiara d’Assisi in latino) corrispondono all'Ordine di Santa Chiara e sono monache di voti solenni appartenenti all'ordine fondato da San Francesco e Santa Chiara d'Assisi nel 1212, che segue la regola approvata da papa Innocenzo IV nel 1253. Agnese morì in tale convento, che porta oggi il suo nome, il 2 marzo 1282, venendo sepolta nella chiesa (oggi basilica) di San Giorgio, all’interno del castello di Praga, dove ancora oggi i suoi resti riposano in una cappella in stile gotico dedicata a Ludmilla di Boemia. È tradizione che per sua intercessione siano avvenuti numerosi miracoli. Il culto tributatole subito dopo la morte, nel corso di lunghi secoli, ebbe il riconoscimento apostolico con il decreto di beatificazione del papa Beato Pio IX del 28 novembre 1874. Il 12 novembre 1989 è stata solennemente canonizzata da papa San Giovanni Paolo II.
IMMAGINE: "Sant'Agnese di Boemia si prende cura di un malato", tempera su tiglio ricoperto di tela dipinto, nel 1482 circa, da ignoto autore noto come "Maestro boemo". L'opera si trova nella Galleria Nazionale di Praga (capitale della Repubblica Ceca).
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