Oggi - 13 marzo 2025 - giovedì della I settimana di Quaresima, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, San Rodrigo (oppure Ruderico o Roderico), noto con la specificazione “di Cordova” (che indica la città di nascita), sacerdote e martire. Di Rodericus o Rodrigo, questo il suo nome rispettivamente in latino e nella natia lingua spagnola, non si conosce molto. Nacque verosimilmente tra gli ultimi decenni del 700 e i primi dell’800, a Córdoba (Cordova), in quel momento capitale di un omonimo regno arabo (oggi capoluogo della regione Andalusia, Spagna), instaurato tra il 711 e il 718 circa nella quasi totalità della Penisola Iberica dagli invasori arabi musulmani provenienti dall’Africa settentrionale. Sacerdote cattolico, risentiva pesantemente dei gravi problemi legati alla dominazione islamica e viveva, inoltre, una dolorosa situazione familiare, purtroppo abbastanza comune a quei tempi. Dei suoi due fratelli, infatti, il più grande aveva mantenuto la fede in Cristo, mentre quello più piccolo si era fatto musulmano per quieto vivere e convenienza. In quel periodo, in effetti, una vasta fetta di popolazione spagnola, sotto la spinta della persecuzione e nell’assenza o debolezza delle autorità civili e religiose cristiane, era stata costretta ad adattarsi in qualche modo ai costumi degli invasori arabi, spesso adottandone lingua e religione. I dominatori, infatti, cercavano di convertire i cristiani all’islam, non solo con la mera vessazione, ma anche con mille altri espedienti, pressioni e convenienze sociali ed economiche. Uno dei tanti mezzi utilizzati, era l’imposizione di norme severissime per portarli gradualmente all’abiura, come quella di non potere praticare la propria fede in pubblico o di dovere versare una cospicua tassa periodica in quanto “Dhimmi”, in altre parole sudditi non musulmani di uno stato governato dalla “Shari'a” (la legge islamica). Di qui sporadiche reazioni alla dominazione, che erano soffocate nel sangue con immediate repressioni. Questi cristiani, definiti “Mozarabi” (in spagnolo “Mozárabes”, termine derivante dall’arabo col significato di “arabizzati”), vivevano nel regno arabo-musulmano da essi formato a Cordova e nella parte meridionale della Spagna, denominato “Al-Andalus” (che diede poi il nome all’odierna regione dell’Andalusia, lungo la costa meridionale della Spagna, di fronte al Marocco). Sia Rodrigo che il primo germano, dunque, appartenevano a quei coraggiosi cristiani andalusi che rifiutavano l'assimilazione religiosa e culturale agli invasori arabi di fede islamica. Un nutrito gruppo di eroi, che, in particolare sotto il regno degli emiri Abd Al-Raḥman II e poi di suo figlio Maometto I, affrontò spesso la condanna a morte comminata dalle autorità islamiche nella Grande Moschea di Cordova, con la falsa accusa, molto comune a quei tempi, di avere pubblicamente vilipeso il Corano o insultato il profeta Maometto. Con tale triste situazione familiare, Rodrigo dovette spesso fare da paciere nelle liti tra i due fratelli. Il germano convertito all’islam, difatti, si era fatto divulgatore di questa religione e rimproverava di continuo l’altro fratello, più piccolo, per quella che definiva la sua “ostinazione” a rimanere cristiano. Rodrigo tentava ogni volta di mettere pace tra loro, ma senza riuscirvi, poiché c’era ormai tra loro un’avversione insanabile. Un giorno, li vide picchiarsi violentemente e si lanciò per dividerli, ottenendo solo che entrambi picchiassero lui, crollando a terra privo di sensi sotto i loro pesanti e congiunti colpi. A quel punto il fratello musulmano lo portò via su un carretto, più morto che vivo e, alla gente che chiedeva lumi, diede la falsa spiegazione che Rodrigo era gravemente malato e che, sentendo vicina la morte, si era fatto anche lui musulmano. La voce si diffuse in un batter d’occhio in città, lasciando tutti perplessi e scandalizzati, dato che egli era stimato quale zelante e coraggioso presbitero. Rodrigo, che, ripresosi, ma ancora convalescente, per guarire del tutto si era ritirato sulle montagne attorno Cordova, non seppe nulla di quanto aveva falsamente asserito il fratello. In seguito, tornato in città e indossate le vesti sacerdotali, incontrò il germano apostata, il quale, vedendolo con i paramenti sacri, si adirò e lo condusse dal giudice, accusandolo mendacemente di aver abbandonato l'Islam dopo averlo liberamente scelto. Per un’accusa simile c’era la morte. Il giudice era, però una persona buona e, ammirato dalla sua forza d’animo e dalla grandissima fede, cercò di aiutarlo, suggerendogli perfino di assecondare una nebulosa “dichiarazione di fedeltà all’Islam”, che lo avrebbe reso subito libero, senza chiedergli precisi impegni sulla reale pratica della fede coranica. Tuttavia, Rodrigo non accettò, sacerdote cristiano era e tale volle rimanere, rifiutatosi di proclamare che Maometto fosse “vero profeta inviato dall’Onnipotente”. Fu allora gettato in carcere, dove incontrò Salomone, un brav’uomo che in precedenza - sotto le molteplici lusinghe e seduzioni, frammiste a minacce e ricatti - aveva per qualche tempo aderito alla religione maomettana, ma che si era amaramente pentito ed era tornato alla fede in Gesù Cristo, pronto a versare il suo sangue per Lui. Proprio con quest’ultimo fu condannato a morte dal pur riluttante giudice che non poteva fare diversamente per legge, anche a causa dell’insistenza di quel suo fratello rinnegato. Il 13 marzo 857, Rodrigo fu messo a morte a Cordova unitamente a Salomone, condannato per lo stesso motivo e insieme portarono gloriosamente a termine la loro prova terrena con la decapitazione. I loro corpi, gettati nel fiume Guadalquivir, saranno recuperati dai cristiani, che seppelliranno Rodrigo nel locale monastero di San Genesio del Arrabal de Tercios, presso Cordova e Salomone in quella vicina dei Santi Cosma e Damiano. Per entrambi la santità fu proclamata subito, “dal basso”, cioè dal popolo, attraverso il culto popolare spontaneo. La festa si celebra il 13 marzo sin dal 1581.
IMMAGINE: "San Rodrigo", olio su tela dipinto, tra il 1646 e il 1655, dal pittore spagnolo Bartolomé Esteban Murillo (1617-1682). L'opera si trova presso la "Gemäldegalerie Alte Meister" (Galleria dei vecchi maestri) a Dresda, Germania.
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