Oggi - 17 marzo 2025 - lunedì della II settimana di Quaresima, la Chiesa consente la commemorazione di San Patrizio, vescovo. Di Patricius o Patrick (Patrizio) - questo il suo nome rispettivamente in latino e in inglese - si conosce per lo più ciò che proviene dalle opere letterarie “Confessio” (“Confessione”), breve excursus autobiografico della sua vita ed “Epistola” (anche nota come “Lettera ai soldati di Coroticus”), entrambe in lingua latina, ritenute attendibili e attribuite a lui stesso dalla maggior parte degli studiosi. Altre informazioni su di lui hanno origine da agiografie e annali successivi. Nacque probabilmente tra il 385 e il 392 nel territorio che al tempo dell’Impero Romano era noto come Caledonia (corrispondente in gran parte all'odierna Scozia), verosimilmente nella località ora chiamata in gaelico scozzese “Cille Phàdraig” (“Old Kilpatrick” in inglese) - che contiene, infatti, il suo nome - situata a ovest della città di Glasgow nella Scozia meridionale. Altre fonti, invece, ne ipotizzano la nascita, nello stesso periodo, nella Britannia romana (equivalente all’odierna Inghilterra con il Galles), quindi più a sud, nella stessa isola di Gran Bretagna. Nonostante Patrizio avesse ricevuto anche il nome gaelico di “Maewyin Succat”, si ritiene maggiormente che la sua famiglia d’origine fosse romana o di tale derivazione e comunque romanizzata, come dimostrerebbe il suo nome ufficiale latino di Patricius (Patrizio), l’unico con il quale era conosciuto e che usa egli stesso, in modo esclusivo, nei suoi scritti. Tale nome, per altro, deriva dal nome tardo latino Patricius, tratto dall'omonimo sostantivo “patricius” che è derivato da “pater” (padre), che indicava un membro di una famiglia di “patres”, cioè di ottimati, e un qualsiasi membro della nobiltà. Dimostrerebbe la sua romanità anche il fatto che suo padre Calpurnius (Calpurnio) fosse decurione (cioè membro del Senato) della sua città natale. I suoi genitori erano cristiani ed il padre diacono della Chiesa locale, ma Patrizio non era ancora un credente praticante. Secondo la citata opera “Confessione”, quando aveva solo sedici anni, fu rapito in Patria da pirati irlandesi, durante una delle scorrerie che questi ultimi attuavano lungo le coste britanniche e il loro entroterra. Fu così venduto come schiavo al re Muirchu del “Dàl Riada”, regno della parte più settentrionale dell’Irlanda, con capitale non lontana dall’attuale Belfast (oggi capoluogo dell’Irlanda del nord). Durante il periodo di dura schiavitù, apprese la lingua gaelica locale, la mitologia celtica e tutte le pratiche religiose dei sacerdoti pagani indigeni detti “Druidi”. Trascorse ben sei anni in cattività, portando al pascolo greggi e tessendo lana. In questo periodo, maturò la sua conversione e la piena adesione al cristianesimo, nel quale era stato educato in famiglia, anche grazie, pare, alla fortuita conoscenza di qualche monaco missionario itinerante. Un giorno, ribellatosi al proprio dispotico padrone, scappò e, percorrendo a piedi o con mezzi di fortuna l’incredibile distanza di quasi trecento chilometri, come lui stesso racconta, riuscì infine a giungere a un non meglio precisato porto, imbarcandosi su una nave diretta alla vicina isola britannica. Vi giunse sano e salvo, intrattenendosi sul posto giusto il tempo di riabbracciare i familiari e rimettersi in forze, prima di imbarcarsi ancora, questa volta da uomo libero, per la Gallia romana (l’odierna Francia). Giunto sul continente, ormai fedele discepolo del Signore, meritò d’essere introdotto agli Ordini Sacri e divenne diacono. Si spostò poi nel sud della provincia, dove Germano, poi detto “d’Auxerre”, futuro santo e vescovo di tale diocesi (vicina all’odierna città di Lione, Francia), lo consacrò a sua volta vescovo. Secondo alcune fonti, Patrizio viaggiò anche nella Penisola Italiana, dove forse incontrò a Roma il pontefice e futuro santo Celestino I (dal 422 al 432). In ogni caso, questo papa, poco prima di morire, considerando i trascorsi e la perfetta conoscenza delle lingue e tradizioni celtiche da parte di Patrizio, gli conferì l’incarico ufficiale di evangelizzare le isole britanniche e specialmente l’Irlanda. Verso il 432, pertanto, come datano gli “Annali Irlandesi”, fece ritorno nell’isola, iniziando subito la missione evangelizzatrice affidatagli, in una terra all’epoca quasi interamente pagana, ricca di antichissime credenze molto radicate e difficili da sradicare. Tuttavia, la sua azione fu coronata dal successo. Alla sua instancabile opera missionaria si deve, infatti, la grande fioritura del cristianesimo irlandese, seppur inizialmente in forma sincretica con il paganesimo celtico, con la fusione occasionale di motivi e concezioni religiose differenti. In questo modo, nacque con lui quello che si può ben definire il “Cristianesimo celtico”, peculiare dell’Irlanda. Infatti, al fine di divulgare il Vangelo con più facilità e anche per conservare le radici e le tradizioni storiche di quel popolo, Patrizio assecondò la combinazione di molti elementi cristiani e pagani. Per esempio, introdusse il simbolo circolare del sole sulla croce latina, facendo diventare la croce così ottenuta, detta appunto “Croce celtica”, il simbolo stesso del cristianesimo locale. Tra le tante volte ricevute minacce di morte, condanne e catture, egli predicò il Vangelo senza intimorirsi o indietreggiare minimamente, fondando abbazie, monasteri e, come narrano le cronache - ormai ammantato già in vita da un alone di santità - compiendo svariati miracoli. Ad oltre cinquant’anni d’età, Patrizio intraprese un lungo pellegrinaggio fino a Roma e, al ritorno, si stabilì nell’Irlanda del Nord fino al termine dei suoi giorni, il 17 marzo 461, probabilmente nella località che in inglese assunse poi in suo onore il nome di Downpatrick, nella contea di Down, a poco più di trenta chilometri da Belfast, dove c’è la tomba, anche se alcuni studiosi suppongono che la sua morte possa essere avvenuta in Inghilterra o in Galles. La sua opera fu così grandiosa che oltre sessanta chiese furono costruite in suo onore nell’Isola, la più importante delle quali è la cattedrale di Dublino (oggi capitale della Repubblica d’Irlanda). Patrizio divenne ben presto un eroe nazionale, oltre che il Patrono dell’Isola. Il suo culto è largamente diffuso e sentito anche presso tutte le comunità d’origine irlandese sparse nel mondo.
IMMAGINE: "San Patrizio vescovo d'Irlanda", olio su tela dipinto, nel 1746, dal pittore veneziano Giovanni Battista Tiepolo (1696-1770). l'opera si trova presso i Musei Civici o degli Eremitani, a Padova (capoluogo dell'omonima provincia della regione Veneto).
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