Oggi - 19 marzo 2025 - mercoledì della II settimana di Quaresima, la Chiesa celebra la solennità di San Giuseppe, sposo della Beata Vergine Maria. Giuseppe, padre putativo di Gesù, uomo giusto, marito fedele e protettivo, genitore buono e affettuoso, ha sempre goduto di una grande venerazione popolare, fin dalla Chiesa delle origini. L’odierna festa, tuttavia, fu celebrata per la prima volta solo nel 1030, dall’Ordine di San Benedetto, seguito ben tre secoli dopo da quello dei Servi di Maria (o Serviti), nel 1324, e da quello Francescano nel 1399, ufficializzandosi con gli interventi dei papi Sisto IV (dal 1471 al 1484) e Pio V (dal 1566 al 1572), fino a essere estesa a tutta la Chiesa nel 1621, dal pontefice Gregorio XV (dal 1621 al 1623). Il nome Giuseppe deriva dall'ebraico Yosef (nella sua traslitterazione in alfabeto latino), basato sul verbo yasaph (“accrescere” o “aumentare”), col senso di “(Dio) accresca” o “Egli (Dio) aggiungerà”, inteso come augurio per la nascita dei figli. Adattato in greco come Ioseph, Iosephos e Iosepos (sempre traslitterato nel nostro alfabeto), è giunto in latino come Ioseph e Iosephus. Secondo gli evangelisti Matteo e Luca, dai quali provengono le scarne notizie che lo riguardano, Giuseppe nacque a Betlemme, nella Giudea appartenente alla Palestina romana, verosimilmente negli ultimi decenni del I secolo avanti Cristo, ma viveva a Nazareth (nella stessa regione) dove faceva il falegname. Di nobilissime origini, quale discendente diretto del Re Davide (circa 1040 a.C. - circa 970 a.C.) e figlio di Giacobbe (pare terzo di sei fratelli), in seguito ebbe a “unire” il figlio putativo Gesù alla predetta stirpe davidica, come messo in rilievo dalle due genealogie del Signore, lasciateci nei loro libri dagli evangelisti Matteo (Mt 1, 1-17) e Luca (Lc 3, 23-38), permettendogli quindi di rivendicare il titolo messianico preannunciato nella Sacra Scrittura. Giuseppe è l’ultimo patriarca biblico ad avere ricevuto il dono dei “sogni” o delle “visioni”, attraverso angeli apparsigli nel sonno quali divini messaggeri. Si tratta dei medesimi “sogni” con cui Dio aveva già in passato comunicato spesso agli uomini le proprie intenzioni, che con lui trovano compimento. Una di queste “visioni”, Giuseppe la ebbe quando fu preso da forte angoscia e paura davanti all’inesplicabile gravidanza della sua promessa sposa, non pensando, tuttavia, al proprio orgoglio o alla propria dignità ferita, ma a salvare Maria dalla cattiveria della gente e della possibile lapidazione. Non volle ripudiarla pubblicamente e pensò di licenziarla in segreto, ma subito l’amore di Dio giunse a consigliarlo, proprio tramite un angelo che venne a parlargli in sogno. Questi gli ispirò la scelta più giusta, che è sempre quella, per tutti, di non avere paura: “Non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù” (Mt 1, 20). Un angelo lo accompagnerà sempre nei momenti più difficili della sua vita e il suo atteggiamento davanti alle parole del messaggero celeste sarà sempre di fiduciosa obbedienza. Giuseppe prese Maria come sua sposa e quando l’angelo, dopo la nascita di Gesù, tornò ad avvertirlo del pericolo della persecuzione scatenata da re Erode, dicendogli di fuggire in Egitto, obbedì e scappò di notte con la sua famiglia. L’Egitto era un paese straniero, dove dovette ricominciare tutto da capo, procurarsi un nuovo lavoro e inserirsi nella società locale (Mt 2, 13-19). Infine, quando l’angelo tornò per informarlo della morte di Erode, invitandolo a tornare in Israele, obbedì ancora, prese con sé moglie e figlio e si sistemò a Nazareth di Galilea. La somiglianza di queste “manifestazioni divine” con quelle godute dagli antichi patriarchi, risalta evidente proprio nel predetto episodio della fuga in Egitto, con la quale il padre putativo del Signore “ripercorre” il viaggio dell’antico Giuseppe patriarca dell'Antico Testamento, penultimo dei dodici figli di Giacobbe e il primo dei due (l’altro è Beniamino) avuti dallo stesso da sua moglie Rachele, affinché si compisse in lui e in Gesù suo figlio, il nuovo esodo. Giuseppe è anche il capo della famiglia umana di Gesù, universalmente riconosciuta come “Sacra Famiglia”, nella quale vediamo realizzato il mistero dell’incarnazione del Verbo e scopriamo la grandezza delle ultime realtà temporali di cui Dio si serve per attuare il suo piano. Lo Sposo di Maria è inoltre l’ultimo dei “Giusti” dell’Antico Testamento che vissero di fede e, per essa, meritò di custodire la “promessa” ormai realizzata dal “Mistero di salvezza”. I Vangeli lo presentano come una figura fondamentale nel disegno d’amore del Padre, col compito di essere “segno” privilegiato della paternità di Dio, tanto che, nel Vangelo di Matteo, la prima definizione che incontriamo di lui è proprio “Giusto” (Mt 1, 19). È indubbio, in effetti, che Giuseppe amasse Gesù con tutta la tenerezza che un padre ha per il proprio figlio. Tutto ciò che egli fece, era finalizzato a proteggere e educare questo “misterioso” bambino, obbediente e saggio, che gli erra stato “affidato” dal Cielo, con tutte le difficoltà del dover dire al Figlio di Dio ciò che era giusto e ciò che non lo era. Dev’essere stato umanamente difficile, dopo averlo cercato angosciosamente per tre giorni - durante i quali, senza avvertire né lui né sua madre, Gesù era rimasto nel tempio a discutere con i dottori della legge - sentir dire a quel ragazzino dodicenne: “Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?” (Lc 2, 41-52). Giuseppe non appare in nessuno dei quattro Vangeli durante il periodo della vita pubblica di Gesù, né sul Calvario, né al momento della Resurrezione. Se ne può dedurre perciò che sia morto prima che Gesù iniziasse la sua predicazione, in altre parole prima del periodo molto orientativamente compreso tra il 23 e il 29 circa dopo Cristo. Secondo la tradizione, Giuseppe sarebbe morto proprio a Nazareth, avendo accanto a sé Maria e Gesù e per questa ragione è invocato anche come protettore dei morenti, poiché tutti noi preghiamo di lasciare questa terra avendo accanto Gesù e sua Madre. San Giuseppe è Patrono della Chiesa universale, dei morenti, dei padri e dell’Ordine di Sant’Agostino.
IMMAGINE: "Lo sposalizio della Vergine" (dove San Giuseppe si trova sulla sinistra, con un manto giallo oro), pala d'altare a olio su tavola dipinta, nel 1502, dal pittore umbro Pietro Vannucci, detto Pietro Perugino o semplicemente "Perugino" (1448-1523). L'opera si trova attualmente presso il Musée des Beaux-Arts (Museo delle Belle Arti) di Caen (Francia).
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