Oggi - 20 marzo 2025 - giovedì della II settimana di Quaresima, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, San Giovanni Nepomuceno, sacerdote e martire. Jan (Giovanni) - questo il suo nome nella natia lingua ceca - nacque tra il 1345 e il 1349 circa a Nepomuk, nell’allora Regno di Boemia (oggi Repubblica Ceca, nell’Europa centrale). La specificazione “Nepomucky” (“Nepomuceno”), che segue il suo nome, deriva proprio dalla predetta città di nascita. Venne al mondo in una famiglia cattolica praticante, in seno alla quale maturò presto una vocazione che lo portò a entrare in seminario. Studiò poi teologia e giurisprudenza all’università di Praga, capitale del regno, ricevendo l'ordinazione presbiteriale nel 1373. Da quel momento, cominciò a ricoprire, con grande umiltà e altrettanta buona lena, diversi uffici ecclesiastici, inizialmente modesti e poi sempre più importanti, fino a essere nominato notaio pubblico nella cancelleria episcopale e, nel 1374, segretario dell'arcivescovo Jan z Jenštejna (Giovanni di Jenštejn). In seguito si spostò in Italia, dove proseguì la sua formazione nell’importante università di Padova, all’epoca libero comune nel nord-est della Penisola, dove si laureò in diritto canonico nel 1387. Al ritorno in patria, fu prescelto per divenire canonico della famosa cattedrale di Vyšehrad (San Vito) a Praga, vicario generale di quella stessa arcidiocesi e, nel 1389, parroco della chiesa di Sv. Havla (San Gallo). Nel 1390 rinunciò a quest’ultimo incarico, per divenire arcidiacono della non lontana città di Žatec, rimanendo allo stesso tempo canonico della cattedrale praghese, rinunciando però a tutti i benefici ecclesiastici che gli competevano. Per le sue brillanti catechesi, era divenuto altresì predicatore alla corte di Re Venceslao IV di Boemia e Germania, oltre che confessore e direttore spirituale della consorte, la Regina Giovanna di Baviera. Anche in queste mansioni di prestigio restò sempre fermamente fedele al Signore e non si piegò mai a compiere anche un solo gesto che fosse minimamente contrario ai dettami del Vangelo. Anzi, la sua vita era una costante manifestazione di totale fedeltà al Signore, per il quale era pronto a donare la vita se necessario. Fu proprio a Praga che questo momento venne ed egli dovette testimoniare la sua fede fino alle estreme conseguenze, non esitando a opporsi energicamente al sovrano, quando questi tentò di minare la libertà della Chiesa. Nel 1393, infatti, alla morte dell’abate titolare Racek, re Venceslao aveva ordinato che l’antica abbazia benedettina della città di Kladruby fosse chiusa e trasformata in sede vescovile, allo scopo di insediarvi un vescovo “raccomandato” di suo gradimento. Giovanni, però, consapevole del grave pregiudizio per il diritto della Chiesa, resistette coraggiosamente al tentativo del monarca e approvò la regolare elezione del nuovo abate da parte dei monaci. Il fatto mandò su tutte le furie il monarca, che lo fece imprigionare unitamente ad altri tre ecclesiastici che lo avevano appoggiato. I quattro furono minacciati e torturati affinché acconsentissero alle richieste del sovrano. Alla fine, ridotti allo stremo, tutti cedettero, eccetto Giovanni. Alcune fonti, sostengono anche che il corrotto e paranoico sovrano, dedito all’alcol e che diffidava di tutti, sospettando pure della piissima consorte Giovanna di Baviera, fece di tutto per costringerlo a svelargli i segreti della confessione della moglie. Tuttavia, lui si oppose strenuamente al sacrilegio e non violò il segreto, respingendo le minacce e resistendo alle torture. I persecutori continuarono a tormentarlo con ogni sorta di supplizio, arrivando a bruciargli i fianchi con delle torce, ma lui non cedette. Infine, la notte del 20 marzo 1393, quand’era ormai in agonia, il re lo fece incatenare e gettare nella Moldava (il fiume che attraversa Praga) dal ponte Karlův (Carlo). Fu così che Giovanni rese l’anima a Dio nella gloria del martirio. Tutta la città seppe del delitto perché, il mattino, il suo corpo fu rinvenuto lungo una sponda del fiume, circondato da un alone di luce straordinaria e indescrivibile. Ben quattro distinti documenti dell’epoca attestano questo fatto prodigioso, il primo e più importante dei quali consiste in un documento d’accusa contro il re, presentato al pontefice Bonifacio IX il 23 aprile 1393 dall’arcivescovo Giovanni di Jenštejn, che si recò personalmente a Roma con il nuovo abate di Kladruby. A Praga, il ponte Carlo divenne presto luogo di venerazione e ancora oggi si può osservare la lapide che ricorda il punto esatto da cui Giovanni fu gettato nel fiume, martire per la libertà della Chiesa. I suoi resti furono poi inumati all’interno della cattedrale di San Vito, nella stessa città di Praga, ove ancora riposano in un prezioso reliquiario. Fu canonizzato nel 1729 dal papa Benedetto XIII.
IMMAGINE: "San Giovanni Nepomuceno", olio su tela dipinto, nella prima metà del XVII secolo, da ignoto autore italiano di scuola fiorentina. L'opera si trova attualmente presso il Museu de Arte da Bahia (Museo d'Arte di Bahia), a Salvador de Bahia (Stato di Bahia, Brasile).
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