San Costantino re e martire

Oggi - 11 marzo 2025 - martedì della I settimana di Quaresima, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, San Costantino, re e martire. Di Constantinus o Costentyn, questo il suo nome rispettivamente in latino e nella traslitterazione nel nostro alfabeto dalla natia lingua cornica (idioma celtico parlato nella penisola di Cornovaglia, all'estremità sud-occidentale della Gran Bretagna), indicato anche con le specificazioni “di Cornovaglia”, “di Scozia”, “di Britannia”, “di Govan” o “di Dumnonia” (antico territorio britannico che comprendeva la Cornovaglia e altre regioni vicinali), si conosce pochissimo. Le poche informazioni su di lui, provenienti dall’abate e storico bretone San Gildas de Rhuys, detto “il Saggio” (500-570), lo indicano come verosimilmente nato verso il 520 nel Regno di Cornovaglia, corrispondente alla rocciosa penisola che si protende verso l'Atlantico nella parte più meridionale e occidentale dell'isola di Gran Bretagna. Erede della locale famiglia reale di religione pagana, ascese al trono probabilmente nel 537, dopo la morte del padre Cado. San Gildas narra come il primo periodo della sua vita fu a dir poco “scellerato”, criticandolo per aver ripudiato sua moglie, figlia del sovrano bretone Armoricana, allo scopo di commettere indisturbato parecchi adulteri. La sua vita era tanto lontana dalla Grazia di Dio che Gildas giunse a definirlo “Cucciolo tirannico dell’impura leonessa Damonia”, dura descrizione nella quale si ritiene che per “Damonia” s’intenda la predetta antica regione “Dumnonia”. Le sue nefandezze giunsero a un punto di scelleratezza talmente alto che una volta, facendo finta di volere siglare la pace con alcuni notabili suoi rivali, travestitosi da frate con alcuni suoi sgherri, entrò nel santuario dove questi erano stati da lui convocati - naturalmente disarmati - e li fece uccidere tutti spietatamente ai piedi dell’altare. Tuttavia, su di lui, dedito al male e senza alcuno scrupolo, si riversò la Misericordia di Dio e la sua vita cambiò completamente in modo assolutamente prodigioso, dopo il provvidenziale incontro con San Petroc o Petrock (morto nel 564) principe del vicino regno del Galles (oggi regione del sud-ovest dell’Inghilterra), convertendosi al cristianesimo. Da quel momento, ormai profondamente trasformato, morta la giovane donna che conviveva con lui, abdicò in favore del figlio Bledric per dedicarsi alla vita religiosa. Da quel momento visse integralmente il Vangelo, sempre alla sequela di Cristo, in povertà e umiltà, cercando sempre di riparare al tanto male fatto, vivendo molti anni come monaco nella vicina Irlanda, dedicandosi allo studio delle Sacre Scritture e fondando chiese e monasteri, fino a ricevere l’ordinazione presbiterale. In seguito, si ritirò in eremitaggio nel monastero di Costyneston, nei pressi della città di Cardiff sulla costa sud della Cornovaglia, divenendo discepolo del monaco irlandese Columba (o Colomba) detto “di Iona” (521-597) e del vescovo e abate scozzese Kentingern (518-603 circa). Spinto da questi pii personaggi, che diventeranno entrambi santi, si spinse in seguito verso nord, ove fondò il monastero di Govan (in Gaelico Scozzese: Baile a' Ghobhainn), ora inglobato nella città di Glasgow, in Scozia, di cui divenne il primo abate. Da qui intraprese l’evangelizzazione dei Pitti, popolazione indigena della Scozia, con tale successo che tale Paese si convertì al cristianesimo. Costantino, considerato, infatti, l’apostolo della Scozia, era destinato a esserne anche il primo martire, finendo trucidato da alcuni pagani fanatici il 9 maggio 576, a Kintyre (Scozia). Le rovine di un’antica chiesa a Kilchouslan segnano ancora oggi il luogo ove con ogni probabilità spirò. Le sue spoglie mortali, ritrovate dai suoi discepoli, furono trasferite a Govan in Cornovaglia, nella chiesa a lui dedicata. Nacque così una forte venerazione nei suoi confronti, che perdura sino ai giorni nostri.
IMMAGINE: "San Costantino re e martire" (qui indicato come "di Govan"), tempera e oro su tavola realizzata, verosimilmente tra il VII e VIII secolo, da ignoto autore di ambito britannico. L'opera si trova nell'antica chiesa a lui dedicata, a Govan (Inghilterra).
Roberto Moggi
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