Beato Amedeo IX di Savoia, duca e terziario francescano

Oggi - 30 marzo 2025 - è la IV domenica di Quaresima chiamata “Laetare”, dall'imperativo presente passivo del verbo latino “laetere”, che significa “rallegrarsi”. Questa parola - che è anche la prima dell’introito, ovvero l’antifona d’ingresso pronunciata all’inizio della Messa - è pertanto la domenica “della gioia”, “della letizia”. L’odierna liturgia, con il segno dei paramenti di colore rosaceo e con le antifone della Messa, invita appunto a “rallegrarsi” perché “la redenzione è ormai vicina”, giacché ci avviciniamo alla fine dell’impegnativo cammino quaresimale e quindi alla Santa Pasqua. In questo giorno la Chiesa sospende l’austerità della Quaresima: i canti della Messa non parlano che di gioia e di consolazione e - ove ci sia la possibilità - si fa risentire l’organo, rimasto muto nelle tre domeniche precedenti. Sono gli stessi riti che abbiamo visto praticare durante l’Avvento, nella terza domenica chiamata “Gaudete”, che ha lo stesso significato. In questa gioiosa domenica, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, il Beato Amedeo IX di Savoia, duca e terziario francescano. Amadeus (Amedeo), questo il suo nome in latino, nacque il 1° febbraio 1435 a Thonon, nel Ducato di Savoia (oggi Thonon-les-Bains, Alta Savoia, nel sud-est della Francia), dalla famiglia regnante dei conti Ludovico e Anna. Amedeo, malato di epilessia, crebbe in un ambiente familiare ricco di fede, maturando un vivo interesse per la vita spirituale, caratterizzato da preghiera, frequenza ai Sacramenti e disinteresse per la mondanità, la politica e la cosiddetta “Ragion di Stato”. Presto assunse i titoli di principe di Piemonte e conte d’Aosta, Maurienne e Nizza. Il suo matrimonio fu combinato sin dalla sua più tenera età, come di consuetudine all’epoca, finendo per sposare la principessa Violante de Valois, sorella del re di Francia Luigi XI, per puri scopi politici e di potere della sua casata, al fine di siglare una duratura alleanza tra il Ducato di Savoia e il Regno di Francia. Divenne infine duca titolare del trono di Savoia, ma l’epilessia della quale soffriva, malattia che lo debilitò moltissimo e che lo accompagnò con sofferenza fino al giorno della morte, permise ad alcuni invidiosi tra i suoi più stretti familiari - che da sempre ambivano a usurpargli il trono - di prendere il sopravvento su di lui in più di un’occasione. Infermo e desideroso d’una vita semplice e di preghiera, di fronte a siffatti soprusi decise, nel 1469, di convocare gli Stati Generali, al fine di rendere ufficialmente e pubblicamente nota la sua decisione di abdicare in favore della moglie Violante. Tale risoluzione, però, scatenò le molteplici proteste dei parenti che miravano al trono, tra cui il fratello Filippo, da sempre suo antagonista, che decise, insieme agli altri germani Giacomo e Luigi, aiutati da alcuni altri nobili con essi coalizzati, di organizzare un’insurrezione contro di lui, al fine di detronizzarlo. Quello che si può ben definire un “colpo di stato” riuscì perfettamente e Amedeo fu incarcerato, costringendo il re di Francia, suo cognato, a intervenire per farlo rilasciare. A questo punto la moglie, la duchessa Violante, riuscì ad assumere la guida del Ducato, mentre lui poté finalmente assecondare la propria vocazione e ritirarsi a vita privata, trasferendosi di là delle Alpi, nella città italiana di Vercelli, in Piemonte, dove condusse vita sobria di penitenza e preghiera. Se da un punto di vista politico e di governo la sua figura di sovrano fu priva d’importanza, Amedeo risaltò invece per le sue doti spirituali e umane. La sua intera esistenza, infatti, fu dedicata all’aiuto concreto dei poveri, delle vedove e degli orfani, persone che quotidianamente faceva sedere anche alla propria tavola, ricevendo in cambio la gratitudine e l’affetto sincero da tutto il popolo. Il suo carisma e la sua attenzione al sociale furono agevolati anche dal matrimonio, che, seppure combinato, fu comunque felice, grazie alla comune forte fede religiosa, alla preghiera e all’esercizio della carità. Amedeo fece costruire diverse chiese e monasteri, facendo anche molte donazioni alla cattedrale di Vercelli, la città dove si era ritirato a vita privata spirituale e dove morì nel 1472. Le sue spoglie riposano tuttora in detto tempio, sopra l’altare della cappella destra. Il suo stile di vita austero e semplice fu da sempre in contrasto con l’abbondanza che regnava nella cerchia dei nobili. La pace restò, per tutta la sua esistenza, il suo maggior credo. Amatissimo dal popolo, verso il quale nutriva un grande attaccamento, aiutò i poveri tramite ingenti lasciti economici. Ai piaceri mondani preferiva il soccorso dei bisognosi e il suo modo di vivere, veramente parco e austero, sorprendeva non poco i nobili suoi contemporanei. Divenne terziario francescano. Fu tra i più accesi sostenitori della Crociata che avrebbe dovuto esser bandita da Papa Pio II per liberare Costantinopoli, da poco caduta in mano turca. Proprio per la sua vita dedicata agli altri e alla Chiesa, numerosi furono coloro che chiesero fin da subito la sua beatificazione, ma, purtroppo, il relativo processo durò parecchio tempo, fino al 1678, anno in cui il Beato Papa Innocenzo XI ne confermò il culto.
IMMAGINE: "Il Beato Amedeo IX di Savoia", olio su tela dipinto, nel XVIII secolo, da ignoto autore di ambito locale. L'opera si trova presso la Reggia di Venaria Reale, in provincia di Torino (capoluogo della regione Piemonte).
Roberto Moggi
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