San Nestore di Magydos

Oggi - 25 febbraio 2025 - martedì della VII settimana del Tempo Ordinario, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, San Nestore, conosciuto anche con la specificazione “di Magydos” (che indica la città di nascita), vescovo e martire. Le notizie che lo riguardano sono alquanto incerte e provengono, per lo più, da un passio greco di poco successivo alla sua morte. Nestor o Nestorios (Nestore) - questa la duplice forma del suo nome nella natia lingua greca (traslitterata nel nostro alfabeto) e la prima anche in latino - nacque orientativamente sul finire del II secolo, probabilmente nella città portuale ellenistica di Magydos o Magydus (pure nella forma traslitterata), nella Provincia Romana di Panfilia, regione della Penisola Anatolica bagnata dal Mediterraneo orientale, le cui coste sono prospicienti all'isola di Cipro (oggi nella Turchia asiatica). Cristiano e probabilmente incardinato nel clero locale, fu consacrato vescovo della sua città in data imprecisata. Durante la persecuzione contro i seguaci di Gesù indetta dall’imperatore Decio (regnante dal 249 al 251), Poplio o Polio, il magistrato romano della Panfilia, eseguì l'editto che obbligava tutti i cristiani ad abiurare la loro fede e a sacrificare agli dèi pagani, inviando i legionari in tutta la provincia, con l'incarico di scovare i Cristiani e costringerli a sacrificare agli idoli. Nestore, avvertito del loro arrivo, si preoccupò di far mettere in salvo tutti i membri della comunità cristiana della sua città, facendoli nascondere fuori dal centro abitato. Poi, raccoltosi in preghiera nella casa ove si riuniva la comunità dei credenti, da solo, attese tranquillo l'arrivo dei soldati. Si consegnò loro volontariamente e li seguì con sottomissione, senza aver timore della sua sorte. Venne inizialmente condotto davanti al senato e al giudice del tribunale locale. Dopo l’interrogatorio, incurante delle minacce, Nestore rifiutò di obbedire all'editto imperiale e di sacrificare incenso agli dèi. Narrano le cronache che, mentre veniva trasferito nella vicina città di Perge, in cui risiedeva il preside della provincia (autorità imperiale superiore), la terra fu scossa da un terremoto. In quest’ultima città fu sottoposto al giudizio dell'adiutore Urbano e nuovamente invitato ad abiurare. Al suo nuovo rifiuto, fu sottoposto a lunghe torture e infine condannato alla crocifissione, perché, come spiega il Martirologio Romano, “lui che aveva confessato il Crocefisso subisse il medesimo supplizio”. Fu crocefisso nell'ultimo anno della persecuzione di Decio, nel 250, o, come sostengono altre fonti, nel 251, e sotto il suo patibolo si radunò subito una grande folla di fedeli.
IMMAGINE: "Martirio di San Nestore di Magydos”, miniatura policroma tratta dal "Menologio di Basilio II" (manoscritto miniato greco concepito come calendario ecclesiastico o libro di servizio della Chiesa ortodossa orientale, compilato nel 1000 circa per l'imperatore bizantino Basilio II). L'opera è conservata nella Biblioteca della Città del Vaticano, a Roma.
Roberto Moggi
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