Oggi - 2 febbraio 2025 - IV domenica del Tempo Ordinario, la Chiesa celebra la festa della Presentazione del Signore, detta pure “Presentazione di Gesù al Tempio” e conosciuta popolarmente anche con il nome di “Candelora” (derivante dalle candele che tradizionalmente si benedicono durante la principale messa della giornata, simboleggianti “Cristo luce delle genti”). Questa festa, in precedenza, era anche detta della “Purificazione di Maria”, perché, secondo l'antica usanza ebraica, al momento della presentazione del figlio primogenito al Tempio, avveniva anche la purificazione della madre. L’odierna ricorrenza, infatti - come chiaramente indica il nome - ricorda la presentazione di Gesù Bambino ai sacerdoti del Tempio di Gerusalemme, da parte dei genitori Giuseppe e Maria, riferito dal Vangelo secondo Luca (Lc 2, 22-39). Tale atto era un adempimento dell’antica legge mosaica riguardante ogni primo figlio maschio del popolo ebraico, come spiega il Libro dell’Esodo: “Consacrami ogni primogenito, il primo parto di ogni madre tra gli Israeliti - di uomini o di animali -: esso appartiene a me” (Es 13, 2). La presentazione al Tempio, prevedeva una sorta di “riscatto” del primogenito maschio, in ricordo di ciò che Dio aveva fatto per gli israeliti quando li aveva liberati dalla schiavitù in Egitto. Mentre ogni primo nato maschio egiziano (umano e animale) furono uccisi, quelli ebrei scamparono dalla morte. In ricordo di ciò gli israeliti dovevano “offrire” a Dio (nel senso di “dedicare”) ogni loro primogenito maschio sia degli animali che degli uomini (Es 13, 11-16). Nel Libro dei Numeri, apprendiamo che i bimbi erano riscattati con il pagamento di cinque sicli d’argento (poco meno di dieci euro odierni) all’età di un mese: “Ogni essere che nasce per primo da ogni essere vivente, offerto al Signore, così degli uomini come degli animali, sarà tuo; però farai riscattare il primogenito dell’uomo e farai anche riscattare il primo nato di un animale immondo. Quanto al riscatto, li farai riscattare dall’età di un mese, secondo la stima di cinque sicli d’argento” (Nm 18, 15-16). Il riscatto riguardava solo il maschio primogenito, mentre le femmine ne erano escluse. La vedova che si risposava non era obbligata a riscattare il primogenito maschio del nuovo matrimonio. Anche in caso di aborto, l’eventuale figlio nato dopo (pur essendo il primo a vivere) ne era esente. I genitori israeliti portavano di persona il bambino al Tempio, proprio come avvenne per Giuseppe e Maria in base al racconto dell’evangelista Luca: “Quando venne il tempo della loro purificazione secondo la Legge di Mosè, portarono il bambino a Gerusalemme per offrirlo al Signore, com’è scritto nella Legge del Signore: ogni maschio primogenito sarà sacro al Signore” (Lc 2, 22-23). Luca usa il plurale: “loro purificazione” riferendosi a Maria e a Gesù, anche se, in base all’antica legge, solo Maria era impura (avendo da poco partorito), probabilmente per indicare che anche Gesù era al Tempio con la madre, sebbene le cerimonie fossero diverse. La legge mosaica, infatti, disponeva che ogni donna ebrea si presentasse al Tempio per purificarsi, quaranta giorni dopo la nascita di un figlio maschio, oppure dopo ottanta se fosse nata una femmina, portando alcuni animali da sacrificare in loco al Signore, in ringraziamento ed espiazione. Secondo l’antica tradizione giudaica, infatti, le donne erano considerate impure per i quaranta giorni successivi al parto e pertanto, subito dopo, dovevano recarsi al Tempio di Gerusalemme per purificarsi. Siccome le due cerimonie - presentazione del primogenito maschio e purificazione della madre - potevano compiersi insieme, Giuseppe e Maria pensarono bene di portare Gesù al Tempio della Città Santa quaranta giorni dopo la sua nascita. In memoria di ciò, infatti, la ricorrenza odierna cade il quarantesimo giorno dopo il Natale del Signore. Nei tempi antichi, si celebrava la Festa della Purificazione della Vergine il 14 febbraio, in altre parole quaranta giorni dopo l’Epifania. Benché Maria fosse assolutamente vergine e pura, libera da ogni peccato, per umiltà e ubbidienza volle andare con le altre a soddisfare questa legge. Ubbidì poi al precetto di presentare e offrire Gesù all’Eterno Padre, ma in modo diverso da come le altre madri offrivano i loro figli. Mentre per le altre donne si trattava di una semplice cerimonia, fatta senza minimamente pensare di offrire la prole in reale sacrificio, Maria donò realmente Gesù in offerta, poiché era consapevole che "il dono" che portava si sarebbe un giorno dovuto consumare sull’altare della Croce. Come ci tramanda il Vangelo secondo Luca, giunta la Santa Famiglia nel recinto del Tempio, le venne incontro un vecchio venerando di nome Simeone, adibito al servizio sacro, uomo giusto e pio a cui lo Spirito Santo aveva promesso che non sarebbe morto prima d’aver visto il Salvatore del Mondo. Illuminato dal Cielo, aveva riconosciuto che il figlio di Maria era appunto il Messia tanto atteso. Lo prese fra le braccia nell’entusiasmo della riconoscenza, rese gloria a Dio e profetizzò a Maria la sua partecipazione alle vicende dolorose della vita del figlio Gesù. Maria, istruita dalla Sacra Scrittura, aveva già intravvisto tutte le pene che doveva patire il suo Figlio e, nelle parole di Simeone, ebbe la dolorosa conferma (Cf. Lc 2, 22-35). Maria acconsentì a tutto e, con mirabile forza, offrì Gesù all’Eterno Padre, anche se la sua anima fu in quel momento come attraversata da una spada. Fatta l’offerta come prescritto dalla legge del Signore, Maria e Giuseppe, tornarono con Gesù nella Galilea, alla loro città di Nazaret, dove il Bambino cresceva e si fortificava pieno di sapienza, mentre la grazia di Dio era con Lui. Il già evidenziato termine di “Candelora”, invece, è quello con cui questa festa è anche popolarmente nota, giacché nella relativa celebrazione liturgica si benedicono le candele, simbolo di Cristo “Luce per illuminare le genti”, così come il bambino Gesù fu chiamato dal vecchio Simeone al momento della sua presentazione al Tempio di Gerusalemme. Le candele benedette durante la giornata odierna, sono ritenute di grandissimo potere taumaturgico, tanto da essere usate, nella celebrazione di domani 3 febbraio, memoria di San Biagio (III secolo-316), protettore della gola e delle malattie ad essa collegate, per l’imposizione alla gola dei fedeli. San Biagio, infatti, viene raffigurato generalmente con due candele incrociate poggiate sulla stessa. La tradizione della “Candelora” ha fortissimi legami con una festività pagana esistente in precedenza, quella del “Februatio” (Nell'antica religione romana, Februus, il cui nome significa "purificatore", era il dio della purificazione). Nel VI secolo, per volere dell’Imperatore d’Oriente Giustiniano I (482-565), la ricorrenza della Candelora venne anticipata al giorno 2 febbraio, data che si è mantenuta immutata sino ad oggi.
IMMAGINE: "Presentazione di Gesù al Tempio" (anche detta "Presentazione" o "Presentazione al Tempio"), tempera su tavola dipinta, tra il 1465 ed il 1466 circa, dal pittore veneziano Andrea Mantegna (1431-1506). L'opera si trova attualmente presso la Gemäldegalerie (Galleria delle immagini) di Berlino (Germania).
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