Non vedo, non sento, non parlo

Le famose tre scimmie mostrate a simbolo del miglior comportamento da avere in qualsiasi ambiente, non immischiandosi nei fatti altrui, perché chi è solito fare in contrario, può correre il rischio di rimetterci.
Un proverbio che ci ricorda come l'immischiarsi, non tanto nelle normali relazioni, ma nei dissidi tra persone, fa rischiare di rimetterci anche peggio dei litiganti, che spesso arrivano a mettere da parte i loro dissidi, per far fronte comune verso l'intruso.
Con un altro detto che non fa che evidenziare il precedente, recitando "Chi si fa i fatti suoi, campa cent'anni", perché chi non si lascia ossessionare dalle questioni altrui, dedicandosi più alle proprie, vive con maggiore serenità e tranquillità la vita, aumentandone sia la salute che la longevità.
Un comportamento che denota un'incapacità, nel saper valorizzare i propri interessi e le proprie aspirazioni, che si risolve in una dipendenza dalle vicende altrui, per un'illusoria compensazione del vuoto mentale con cui si vive.
Il maggior piacere che prova chi si comporta in tal modo, non è solo quello di riuscire a sapere fatti e intimità che non gli competono, senza alcun diritto di saperli, ma anche la soddisfazione che ne trae, riferendoli ad altri individui che hanno una mentalità simile alla sua, con i quali forma combriccole di malpensanti, con un'etica di comportamento pressoché assente.
Quando poi i fatti che riferisce siano veri e non deformati per come ci ricama sopra o del tutto falsi, per le ipotesi malsane che accompagnano il suo modo di vedere le persone.
Grazie all'intervento di Iole Barberis:
"Credo che si debba prestare attenzione a che "farsi i fatti propri" non si trasformi in indifferenza e diventi un alibi per trascurare di aiutare il prossimo, all'occorrenza."
Sono presi in considerazione non solo i pro, ma anche i contro di tale comportamento, quando lo si tiene, non tanto per educazione e rispetto del privato altrui, ma per tener lontano chi si trova in difficoltà e ha bisogno di un aiuto, che può essere morale o di sostentamento, un atteggiamento che denota egoismo e aridità di sentimenti.
Un fenomeno che richiama quello dell'indifferenza, che è definita come una malattia comune, nella nostra epoca, una vera e propria sindrome che alcuni definiscono come uno stato affettivo neutro, perché chi è indifferente, semplicemente non sente e non soffre, mancando del tutto d'empatia.
Un argomento da continuare a elaborare, pensando a chi si tiene in disparte in ambienti di prevaricazione e sfruttamento, senza intervenire e denunciare i responsabili, anche se qui da noi, tale comportamento può richiedere il bisogno di una scorta, cosa che non tutti possono permettersi.

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