Chi ha grandi disponibilità economiche in genere conduce una vita dispendiosa e diventa, spesso, schiavo dei vizi.
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Il proverbio del giorno ci viene a ricordare come la ricchezza di beni possa impoverire il ben dell'intelletto, rispetto a chi ne gode, perché sa accontentarsi del poco che possiede.
Il denaro, come tema del proverbio, la cui disponibilità, quando è cospicua, si accompagna alla ricchezza di cui gode il possessore, un termine che ha molte sfumature di significato, ma la maggior parte di esse ha a che fare con l'avere in abbondanza qualcosa, per esempio soldi o qualsiasi cosa che sia preziosa, come potrebbe esserlo anche una grande ricchezza di cultura e di moralità, oppure una ricchezza di esperienze.
Come si usa dire, il troppo stroppia in qualsiasi cosa e così succede anche col denaro, che tende a deformare l'indole di chi troppo ne possiede e ancora peggio se non se l'è faticosamente guadagnato, dando per scontato il suo benessere.
Un fenomeno che può essere caratterizzato dal crescere, nella giovinezza, negli agi e nel benessere, senza essere sottoposti a un'educazione e a norme di condotta che insegnino quanto impegno e sacrificio ci sono voluti per ottenere l'agiatezza in cui si vive.
Mette in luce, il detto, gli effetti deleteri che possono prodursi, col vivere negli agi e nel superfluo rappresentato dal lusso con cui ci si circonda, disprezzando tutto ciò che è semplice e modesto, dall'abitazione, all'abbigliamento, ai cibi sofisticati e ai mezzi costosi dei quali ci si serve, con una servitù a cui si delega qualsiasi incombenza casalinga.
Mezzi che se vengono a mancare per una qualsiasi traversia, riducendo chi vi incorre a dover vivere in modo modesto, come succede a milioni di persone, il tutto è vissuto come una tragedia impossibile da riuscire a sopportare.
Qualcuno si sarà imbattuto nelle notizie riportate dalle cronache, riguardo a un personaggio che dopo aver vissuto un lungo periodo di successo e di notorietà, si lamentava perché non riusciva a tirare avanti, con la misera cifra di 8.000 euro, una cifra che rappresenterebbe una manna dal cielo, per gente che riesce a vivere più che dignitosamente con un quarto della stessa.
"Quanno uno è ricco assai se dispera cchiù peggio d’‘o pezzente." si dice anche e un detto comune attesta che il denaro non fa la felicità, ma al povero piacerebbe tanto piangere con le tasche piene.
Il denaro e la ricchezza che produce sono oggetto di numerosi detti e certo è che chi ne dispone può anche disprezzarlo, mentre chi non ce l'ha, s'accontenta di desiderarlo.
Ci dice un altro detto come il denaro sia un buon servo, quando è sia ben guadagnato che gestito, e come può diventare un pessimo padrone, se si vive soltanto in sua funzione, vuoi nel dilapidarlo che nel cercare sempre di aumentarlo, come ben disse al riguardo il filosofo, scrittore e pedagogista svizzero Jean-Jacques Rousseau:
“Il denaro che si possiede è strumento di libertà; quello che si insegue è strumento di schiavitù.”
A molti risulta naturale il convenire quanto sia meglio vivere nella abbondanza piuttosto che nelle ristrettezze, associando la felicità alla ricchezza, che non è altro che un'illusione di chi predilige una vita basata sull'avere, piuttosto che sull'essere e arricchire la sua conoscenza e la sua moralità.
Da quando è sorto il concetto del possesso, che riguardasse armenti, abitazioni e spazi di terreno fatti propri per la coltivazione, ancor prima che si iniziasse a battere moneta, come mezzo di scambio migliore del baratto, la ricchezza materiale è sempre stata desiderata dai più, rispetto a quella morale e spirituale.
Come leggiamo nel Vangelo (Mt 19, 23-30):
"Gesù allora disse ai suoi discepoli: «In verità io vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio»."
Un tocco di raffinatezza, riguardo alla disponibilità di beni, lo leggiamo in una frase della famosa stilista francese Gabrielle Bonheur Chanel, più conosciuta come Coco Chanel:
“Alcune persone pensano che il lusso sia l'opposto della povertà. Non lo è. È l'opposto della volgarità.”
Che si guardava bene dallo sputare sul piatto che si era procurato, grazie al suo ingegno di stilista, che le aveva aperto le porte del bel mondo e che rincarava nell'asserire:
“Amo il lusso. Ma il lusso non sta nella ricchezza e nella ricercatezza, bensì nell'assenza di volgarità. Volgarità è la parola più brutta della nostra lingua e io mi dò da fare per combatterla.”
Ma al riguardo, c'è anche da dire che il lusso di un vestito maschera esteticamente la volgarità di chi lo indossa, ma non migliora certo il suo modo di pensare e comportarsi.
C'è infine anche da dire che rispetto a persone che si producono negli effetti controproducenti menzionati dal proverbio, ce ne sono altre che, grate alla sorte per quello che hanno ricevuto, o sono riuscite a costruire con le proprie mani, si dedicano a opere di assistenza e filantropiche verso i meno abbienti.
Lunga è la categoria dei filantropi italiani che troviamo in Wikipedia:
https://it.wikipedia.org/wiki/Categoria:Filantropi_italiani
Ricordando poi alcuni degli attuali, uno dei quali è Giorgio Armani, insieme al fondatore del brand Diesel, Renzo Rosso. Si possono poi annoverare Michele Ferrero, Andrea Bocelli e la famiglia Benetton.
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Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Il proverbio del giorno ci viene a ricordare come la ricchezza di beni possa impoverire il ben dell'intelletto, rispetto a chi ne gode, perché sa accontentarsi del poco che possiede.
Il denaro, come tema del proverbio, la cui disponibilità, quando è cospicua, si accompagna alla ricchezza di cui gode il possessore, un termine che ha molte sfumature di significato, ma la maggior parte di esse ha a che fare con l'avere in abbondanza qualcosa, per esempio soldi o qualsiasi cosa che sia preziosa, come potrebbe esserlo anche una grande ricchezza di cultura e di moralità, oppure una ricchezza di esperienze.
Come si usa dire, il troppo stroppia in qualsiasi cosa e così succede anche col denaro, che tende a deformare l'indole di chi troppo ne possiede e ancora peggio se non se l'è faticosamente guadagnato, dando per scontato il suo benessere.
Un fenomeno che può essere caratterizzato dal crescere, nella giovinezza, negli agi e nel benessere, senza essere sottoposti a un'educazione e a norme di condotta che insegnino quanto impegno e sacrificio ci sono voluti per ottenere l'agiatezza in cui si vive.
Mette in luce, il detto, gli effetti deleteri che possono prodursi, col vivere negli agi e nel superfluo rappresentato dal lusso con cui ci si circonda, disprezzando tutto ciò che è semplice e modesto, dall'abitazione, all'abbigliamento, ai cibi sofisticati e ai mezzi costosi dei quali ci si serve, con una servitù a cui si delega qualsiasi incombenza casalinga.
Mezzi che se vengono a mancare per una qualsiasi traversia, riducendo chi vi incorre a dover vivere in modo modesto, come succede a milioni di persone, il tutto è vissuto come una tragedia impossibile da riuscire a sopportare.
Qualcuno si sarà imbattuto nelle notizie riportate dalle cronache, riguardo a un personaggio che dopo aver vissuto un lungo periodo di successo e di notorietà, si lamentava perché non riusciva a tirare avanti, con la misera cifra di 8.000 euro, una cifra che rappresenterebbe una manna dal cielo, per gente che riesce a vivere più che dignitosamente con un quarto della stessa.
"Quanno uno è ricco assai se dispera cchiù peggio d’‘o pezzente." si dice anche e un detto comune attesta che il denaro non fa la felicità, ma al povero piacerebbe tanto piangere con le tasche piene.
Il denaro e la ricchezza che produce sono oggetto di numerosi detti e certo è che chi ne dispone può anche disprezzarlo, mentre chi non ce l'ha, s'accontenta di desiderarlo.
Ci dice un altro detto come il denaro sia un buon servo, quando è sia ben guadagnato che gestito, e come può diventare un pessimo padrone, se si vive soltanto in sua funzione, vuoi nel dilapidarlo che nel cercare sempre di aumentarlo, come ben disse al riguardo il filosofo, scrittore e pedagogista svizzero Jean-Jacques Rousseau:
“Il denaro che si possiede è strumento di libertà; quello che si insegue è strumento di schiavitù.”
A molti risulta naturale il convenire quanto sia meglio vivere nella abbondanza piuttosto che nelle ristrettezze, associando la felicità alla ricchezza, che non è altro che un'illusione di chi predilige una vita basata sull'avere, piuttosto che sull'essere e arricchire la sua conoscenza e la sua moralità.
Da quando è sorto il concetto del possesso, che riguardasse armenti, abitazioni e spazi di terreno fatti propri per la coltivazione, ancor prima che si iniziasse a battere moneta, come mezzo di scambio migliore del baratto, la ricchezza materiale è sempre stata desiderata dai più, rispetto a quella morale e spirituale.
Come leggiamo nel Vangelo (Mt 19, 23-30):
"Gesù allora disse ai suoi discepoli: «In verità io vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio»."
Un tocco di raffinatezza, riguardo alla disponibilità di beni, lo leggiamo in una frase della famosa stilista francese Gabrielle Bonheur Chanel, più conosciuta come Coco Chanel:
“Alcune persone pensano che il lusso sia l'opposto della povertà. Non lo è. È l'opposto della volgarità.”
Che si guardava bene dallo sputare sul piatto che si era procurato, grazie al suo ingegno di stilista, che le aveva aperto le porte del bel mondo e che rincarava nell'asserire:
“Amo il lusso. Ma il lusso non sta nella ricchezza e nella ricercatezza, bensì nell'assenza di volgarità. Volgarità è la parola più brutta della nostra lingua e io mi dò da fare per combatterla.”
Ma al riguardo, c'è anche da dire che il lusso di un vestito maschera esteticamente la volgarità di chi lo indossa, ma non migliora certo il suo modo di pensare e comportarsi.
C'è infine anche da dire che rispetto a persone che si producono negli effetti controproducenti menzionati dal proverbio, ce ne sono altre che, grate alla sorte per quello che hanno ricevuto, o sono riuscite a costruire con le proprie mani, si dedicano a opere di assistenza e filantropiche verso i meno abbienti.
Lunga è la categoria dei filantropi italiani che troviamo in Wikipedia:
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Ricordando poi alcuni degli attuali, uno dei quali è Giorgio Armani, insieme al fondatore del brand Diesel, Renzo Rosso. Si possono poi annoverare Michele Ferrero, Andrea Bocelli e la famiglia Benetton.
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