Oggi - 2 gennaio 2025 - giovedì del tempo di Natale, la Chiesa celebra la memoria obbligatoria dei Santi Basilio Magno e Gregorio Nazianzeno, vescovi e dottori della Chiesa. Basíleios o Basilius (Basilio) e Gregórios o Gregorius (Gregorio) - questi i loro relativi nomi rispettivamente in greco (nella traslitterazione nel nostro alfabeto) e latino - sono quest’oggi commemorati insieme per via dell’intima amicizia che li legò, in fraterna comunione di vita alla sequela Cristo. Parteciparono, infatti, alla medesima ansia di santità, ebbero un'analoga formazione culturale e nutrirono entrambi l'aspirazione alla vita monastica. Unitamente a un piccolissimo gruppo nel quale è compreso anche San Gregorio “di Nissa” (335-394), fratello carnale di Basilio, vengono definiti dagli agiografi “Padri Cappadoci”, poiché provenienti dall’allora Provincia romana della Cappadocia, in Anatolia (oggi Kaysery nella parte centrale della Turchia asiatica). Basilio e Gregorio nacquero e vissero nella predetta regione, all'interno di famiglie cristiane di alta estrazione sociale e raffinata cultura ellenistica. Furono legati tra loro da rapporti di stretta amicizia e collaborazione spirituale, che li spinse ad abbracciare insieme la vita monastica cenobitica (forma comunitaria di monachesimo, sotto la guida di un'autorità spirituale e di una regola). Si distinsero per la capacità di parlare della loro fede agli intellettuali pagani di lingua greca, ai quali dimostrarono la perfetta conciliabilità tra il cristianesimo e una retta filosofia. Cercarono di realizzare l'ideale di un cristianesimo colto, adatto pertanto e soprattutto alla popolazione dalla raffinata cultura greca (diffusa in tutto il bacino del Mediterraneo), accompagnata a coniugare quanto c'era di valido nella tradizione filosofica greco-romana, con gli elementi fondamentali del messaggio cristiano. Basilio nacque a Cesarea di Cappadocia nel 329, in una famiglia cristiana ricca e notabile, figlio di un valente retore e avvocato. Dotato di viva intelligenza, capacità organizzativa e realizzativa, energia, moderazione ed equilibrio, fu per questo definito “Magno” (Grande). Egli fu positivamente formato dai vari esempi di santità che contraddistinsero la propria famiglia d’origine. Un suo nonno, in effetti, morì martire durante le persecuzioni scatenate dall’imperatore Diocleziano (regnante dal 284 al 305), esempio seguito dai suoi genitori, dalla nonna e dalla sorella carnale, che si chiamavano entrambe Macrina (rispettivamente detta “l’Anziana” e “la Giovane” per distinguerle). Proprio la sua amatissima nonna Macrina si rivelò fondamentale per la sua educazione alle virtù cristiane, ed egli non ne dimenticò mai gli insegnamenti. Dopo gli studi nella natìa città, completò la propria formazione a Costantinopoli e Atene, quest’ultima capitale morale e culturale del mondo ellenistico. Proprio qui conobbe Gregorio “Nazianzeno”, stringendo con lui una forte amicizia e col quale fu allievo del famoso retore e filosofo pagano Imerio (315-386). Nel 356, al ritorno in patria, dopo un breve periodo trascorso come insegnante di retorica, fu battezzato e si ritirò a vita ascetica itinerante nel Medio Oriente e zone limitrofe, facendo conoscenza con diversi anacoreti dell’Egitto, della Palestina, della Siria e della Mesopotamia, dai quali mutuò il modo di vivere. Ritornato nella terra d'origine, si ritirò vicino ad Annosi nel Ponto, nella zona nord-orientale della Penisola Anatolica, sulle sponde del mar Nero (attualmente nella Turchia asiatica), dove redasse le norme che diventeranno note come “Grande regola” e “Piccola regola”, importanti fonti di orientamento per la vita dei monaci che - attratti dal suo carisma - si radunavano spontaneamente attorno alla sua persona e che da lui presero il nome di “Basiliani”. Per i suoi regolamenti, che contribuirono a disciplinare sapientemente i cicli di preghiera e lavoro delle comunità monastiche, Basilio fu definito il “Legislatore del monachesimo orientale” e influì anche su quello occidentale. In Oriente fu notevole pure il suo contributo alla liturgia, che aiutò a comporre e si conserva ancora oggi nel corpus noto come “Divina Liturgia di Basilio Magno”. Intorno al 360 fu ordinato sacerdote e nel 370 venne eletto nuovo vescovo della sua città natale di Cesarea di Cappadocia, nonché metropolita ed “esarca” (titolo onorifico della Chiesa orientale) per la regione del Ponto. Da vescovo, organizzò la Chiesa in autonomia dal potere civile e la difese contro le invadenze imperiali. Vigoroso predicatore sferzò l’avidità dei ricchi e le manchevolezze dei cristiani dimentichi dei loro doveri. Riformò il culto liturgico e consigliò la comunione quotidiana. Nella sua diocesi fondò una vera e propria “cittadella della carità”, in suo onore chiamata dal popolo “Basiliade”, un’opera davvero grande e importante, con locande, ospizi, scuole, opifici, un lebbrosario e un ospedale. Fondò inoltre, in tutte le parrocchie dipendenti da lui, degli ospizi per ogni necessità. Si trovò a combattere gli eretici Ariani, che negavano la divinità di Cristo e avevano il sostegno dell’imperatore Valente (dal 364 al 378), nonché quelli Macedoniani, che negavano la divinità dello Spirito Santo. Riguardo a quest’ultima eresia, Basilio scrisse un pregevole trattato teologico sullo Spirito Santo di cui argomentò la consustanzialità con il Figlio e il Padre, che a due anni dalla sua morte sarà definita solennemente dal primo Concilio di Costantinopoli (tenutosi in quella città tra il maggio e il luglio del 381) con l’integrazione del Simbolo Niceno, il nostro Credo, vero argine contro gli eretici che negavano Dio “Uno e Trino”. Provato dalle austerità, dalle malattie e sfinito dalle tante preoccupazioni legate al suo ruolo, morì il 1º gennaio 379 nella sua Cesarea, dove fu sepolto. Gregorio “Nazianzeno” nacque nel 330 ad Arianzo presso Nazianzo in Cappadocia, figlio di Gregorio, ebreo convertito dalla moglie al cristianesimo. L’appellativo “Nazianzeno” che lo contraddistingue, deriva proprio dalla città di Nazianzo, della quale fu vescovo nella fase finale della vita (oggi Nemisi, nella parte centrale della Turchia asiatica). Come l’amico Basilio, anche Gregorio crebbe in una famiglia ricca di santità. Sono venerati, infatti, i suoi genitori, la nonna paterna, il fratello Cesario e la sorella Gorgonia. D’intelligenza acuta e fervida immaginazione, aveva un’irresistibile tendenza alla solitudine e alla contemplazione. Di animo impressionabile e delicato, di fronte alle forti opposizioni, condotte anche in modo alquanto rude, voleva ritrarsi in solitudine, ma la bontà, lo zelo e l’eloquenza prodigiosa lo portarono alla predicazione tra gli uomini. Come Basilio s’impegnò nella lotta alle diverse eresie che attaccavano la Divina Trinità. Forte di una preparazione teologica e filosofica solidissima, acquisita nei suoi studi prima a Cesarea in Cappadocia, poi a Cesarea Marittima in Palestina, Alessandria d’Egitto e Atene in Grecia, nutrita dalla costante preghiera e dall’ascolto di Dio, che lo faceva brillare nella predicazione e negli scritti. Attirato anch’esso dalla vita monastica, visse per qualche tempo nell’eremo fondato dal fraterno amico Basilio nel Ponto. Diresse le comunità cristiane rimaste fedeli al Simbolo di Nicea a Sasima, sempre in Cappadocia e infine a Costantinopoli, dove pronunciò i celebri “Discorsi Teologici sulla Trinità”. In questa fase della vita, ebbe come discepolo San Girolamo (347-420), che aiutò a perfezionare il greco. Per le vette raggiunte dai suoi discorsi teologici, meritò l’appellativo di “Teologo”, in precedenza attribuito al solo San Giovanni Evangelista. Assieme a San Gregorio di Nissa, fratello di Basilio Magno, fu tra i principali partecipanti al Concilio di Costantinopoli del maggio-luglio 381, che a un certo punto presiedette, salvo dimettersi circa un mese più tardi per le difficoltà di mediazione tra gli eretici Macedoniani e i vescovi fedeli come lui al Simbolo Niceno, i quali a differenza dei primi proclamavano la consustanzialità dello Spirito Santo con il Padre e il Figlio. Con Basilio fu il grande difensore della fede apostolica, specialmente della divinità di Cristo e dello Spirito Santo. Umanista, oratore, poeta, è soprattutto il teologo che ha lasciato opere tra le più profonde della Chiesa orientale, di cui è uno dei quattro maggiori dottori. Di Gregorio Nazianzeno ci sono pervenuti anche numerosi sermoni liturgici, un epistolario e vari elogi funebri, tra cui quello che pronunciò alla morte del suo carissimo amico Basilio. Nell'autunno del 382 divenne vescovo di Nazianzo per poi, dopo un anno, ritirarsi in solitudine ad Arianzo, dove morì nel 389 o 390 e fu sepolto. Dopo varie vicissitudini, le sue reliquie riposano oggi a Roma, nella basilica di San Pietro in Vaticano. Nel 1568, papa San Pio V li ha entrambi proclamati Dottori della Chiesa.
IMMAGINI: "San Basilio Magno" (prima a sinistra), icona micrografica (dipinta con la penna) con oro su tavola; e "San Gregorio Nazianzeno" (seconda a destra), icona a tempera e oro su tavola. Entrambe le opere sono state realizzate da ignoti autori d'ambito bizantino (forse monaci), probabilmente nel XV secolo e si trovano nel monastero ortodosso del Monte Athos (Grecia).
Roberto Moggi
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