Oggi - 10 gennaio 2025 - venerdì dopo l’Epifania, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, Sant’Aldo, eremita. Di Aldus (Aldo) - questo il suo nome in latino - si hanno pochissime notizie, quasi esclusivamente provenienti dal Martirologio dell’Ordine Benedettino e dall’agiografia redatta nel XVII secolo dai Padri Gesuiti belgi, detti “Bollandisti” [dal nome del gesuita belga Jean Bolland (1596-1665), di cui erano seguaci]. Si ritiene, per lo più, che Aldo sia nato orientativamente nel VIII secolo, nel settentrione della Penisola Italiana all’epoca del dominio da parte dei Franchi o dei Longobardi, forse a Papia (oggi Pavia, capoluogo dell’omonima provincia della regione Lombardia), città che, dal 572 al 774, fu capitale del regno dei Longobardi, dove la sua memoria si è conservata piuttosto bene. È anche possibile che sangue longobardo scorresse nelle sue vene, come farebbe pensare il suo nome, simile alla parola longobarda “ald”, che significa “vecchio”. Si dice che egli fosse un eremita, prima nei dintorni di Bobbio (oggi in provincia di Piacenza, Emilia-Romagna), dove sarebbe diventato monaco, e in seguito nel paesino di Carbonaria, poco distante da Pavia (oggi Carbonara al Ticino in provincia di Pavia, della quale è il santo patrono), dove esercitava al tempo stesso l’attività di carbonaio. La presenza contemporanea, nella sua vita, di un aspetto mistico e di uno lavorativo, danno credito alla tesi che egli fosse un monaco dell’Ordine di San Colombano, denominato anche Ordine Colombaniano, ordine monastico osservante la Regola dettata attorno al 591 dal monaco missionario irlandese San Colombano (543-615), che conferì al monachesimo occidentale di rito celtico-irlandese la sua forma definitiva. Anche la presenza del suo nome nel Martirologio Benedettino, ne avvalla il suo legame con il monastero benedettino e abbazia di Bobbio, in seguito denominato di San Colombano giacché fondato nel 614, un anno prima della morte, dal santo irlandese e un tempo sottoposto alla sua regola monastica, al suo omonimo Ordine e nel quale i caratteri tipici del cenobio degli orientali convivevano con la Regola Benedettina. La circostanza stessa che la tradizione lo voglia carbonaio, un’attività che poco si concilia con il concetto di eremita dei nostri giorni, ben si sposa con la tradizione dei monaci irlandesi di San Colombano, che li voleva ritirati dal mondo per la contemplazione ma poi impegnati con un lavoro concreto che permettesse loro di guadagnarsi da vivere con il sudore della fronte. I monaci che si rifacevano agli insegnamenti e alla Regola di San Colombano, infatti, non facevano una totale vita da eremiti nel significato più stretto, nel senso che, pur dedicandosi alla contemplazione, vi univano variegate attività manuali che permettevano agli adepti di sperimentare la fatica derivante dal doversi procurarsi da vivere. Tale concetto è testimoniato anche dall’iconografia tradizionale di Aldo, rappresentato solitamente come un monaco col volto nero di fuliggine e le mani callose. Si può perciò considerarlo come un chiaro esempio dell’unione tra l’eredità religiosa lasciata da San Benedetto e il nuovo spirito di cui si fecero promotori i monaci provenienti dall’Irlanda. Morì verosimilmente nella seconda metà dell’VIII o nei primi decenni del IX secolo, probabilmente a Pavia. Le sue spoglie sono oggi custodite a Pavia nella basilica di San Michele Maggiore, trasportatevi dalla Basilica di San Colombano.
IMMAGINE: "Sant'Aldo eremita", fotografia in bianco e nero dell'olio su tela dipinto, nel XVIII secolo circa, da ignoto autore di ambito romano. L'opera si trova all'interno del convento domenicano femminile di clausura di Santa Maria del Rosario, nel quartiere Monte Mario di Roma.
Roberto Moggi
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