Santa Martina, martire

Oggi - 30 gennaio 2025 - giovedì della III settimana del Tempo Ordinario, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, Santa Martina, martire. Di Martina, questo il suo nome anche in latino, si hanno poche e non sempre comprovate notizie, provenienti per lo più da un passio d’autore ignoto risalente forse al VI secolo, il quale si rifà alla precedente tradizione popolare. Secondo questa cronaca, Martina nacque a Roma verosimilmente nel III secolo, da una nobile e antica famiglia consolare. S’ignora se questa fosse già convertita al cristianesimo, ma, in ogni caso, lei aderì molto presto alla fede in Gesù, tanto che, rimasta orfana in tenera età, si dedicò con tutto l'ardore della sua anima giovanile a opere di cristiana pietà, distribuendo ai più bisognosi, con la massima generosità, le ricchezze che i suoi le avevano lasciato in grande abbondanza. Era “diaconessa” della Chiesa di Roma, in altre parole una di quelle donne cui era affidata la cura dei malati e dei poveri, oltre che taluni uffici liturgici. Non ci fu miseria umana che non soccorse e nessun bisognoso bussò mai invano alla sua porta, dato che nei poveri vedeva Gesù stesso. Durante le periodiche persecuzioni, ben presto fu individuata dalle autorità pagane quale seguace di Gesù, ma, pur consapevole dei gravissimi rischi, non rinunciò mai alle sue attività e all’opera di evangelizzazione, finendo di distribuire ai poveri e alla Chiesa tutto quello che ancora le rimaneva delle antiche ricchezze. Durante il periodo in cui erano rispettivamente Pontefice Sant’Urbano I (dal 222 al 230) e Imperatore Alessandro Severo (dal 222 al 235), fu infine arrestata come cristiana. La tradizione tramanda che Martina fu tentata in mille modi e ricevette promesse e minacce affinché venerasse gli dei dell'Impero, ma lei, salda nella fede, rispose sempre con fermezza di essere fedele a Gesù e che lo sarebbe stata fino alla fine. Trascinata davanti alla statua di Apollo, l’avrebbe fatta andare in frantumi, provocando anche un terremoto che distrusse il relativo tempio pagano e ne uccise i sacerdoti. Il prodigio si sarebbe ripetuto pure con la statua e col tempio di Artemide. Tutto ciò avrebbe dovuto indurre i suoi persecutori a riflettere, ma essi al contrario, dice la passio, più ostinati che mai infierirono sul suo corpo verginale e sulle sue delicate membra, sottoponendola a crudelissimi tormenti dai quali uscì sempre miracolosamente illesa. Infine, intrisa di grasso caldo, fu condotta nell'anfiteatro e lasciata in balia delle belve affamate, che però prodigiosamente la risparmiarono. Allora fu condannata al rogo, ma, dopo che le fiamme si furono esaurite, i carnefici e la folla che assisteva al crudele spettacolo, la videro perfettamente illesa in mezzo al braciere, in atteggiamento di preghiera. Molti, tra la folla e tra i suoi stessi carnefici, alla vista di quei prodigi, si convertirono e diventarono cristiani. Fu così che il giudice, più che mai irritato, ordinò che fosse decapitata. Era ancora il III secolo, forse verso l’anno 226, quando, condotta sul luogo del supplizio appena fuori le mura della città, chinò il capo sotto la spada del carnefice, che pose fine a tante sofferenze troncandole il capo. Fu sepolta nella chiesa romana del Carcere Mamertino, assieme ai martiri Concordio, Epifanio e compagni. Attorno al VI secolo Papa Onorio I (dal 625 al 638) le dedicò una chiesa nel Foro di Roma, quella che attualmente porta il titolo dei Santi Luca e Martina, presso l'arco di Settimio Severo. Ci volle tempo, poi, perché la sua storia tornasse a essere di pubblico dominio, ben millequattrocento anni dopo la sua gloriosa morte per il Signore. Infatti, fu nel 1634 che l’attivissimo Pontefice Urbano VIII (dal 1623 al 1644), impegnato nella restaurazione di celebri chiese romane, avendo riscoperto le reliquie della martire, ne suggerì ai romani la devozione, fissandone la celebrazione al 30 gennaio. Ne compose egli stesso l’elogio con il famoso inno in suo onore “Martinae celebri plaudite nomini” (“Acclamate il nome splendido di Martina”), che invita ad ammirare la santa nella sua vita immacolata, nella carità esemplare e nella coraggiosa testimonianza resa a Cristo col martirio.
IMMAGINE: "Santa Martina", olio su tela dipinto, nel 1635 circa, dal pittore toscano Pietro Berrettini, detto Pietro da Cortona (1596-1669). L'opera si trova attualmente presso il Los Angeles County Museum of Art, a Los Angeles (California - U.S.A.).
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