Santa Margherita d’Ungheria

Oggi - 18 gennaio 2025 - sabato della I settimana del Tempo Ordinario, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, Santa Margherita d’Ungheria, principessa e religiosa. Margaréta (Margherita), questo il suo nome nella natia lingua ungherese, figlia dei sovrani cattolici d’Ungheria Bela IV e Maria, nacque il 27 gennaio 1242, probabilmente nel castello di Turòc sito nella parte più settentrionale del regno (oggi nella Slovacchia). Attorno ai tre o quattro anni d’età, per ottemperare a un voto materno e forse per instradarla alla vita religiosa, fu fatta entrare come ospite nel convento domenicano di Santa Caterina, nella città di Veszprém, nella parte centro-occidentale del Paese. Qui, nonostante il sangue reale, non ebbe un’educazione adeguata al suo lignaggio né tantomeno sufficiente, imparando a malapena a leggere e scrivere. Nel 1252, fu trasferita nel nuovo monastero domenicano di Santa Maria, fatto costruire per lei da suo padre nell’Isola detta “delle Lepri”, situata in mezzo al fiume Danubio presso la nuova capitale neo istituita Buda (isola che oggi si chiama in suo onore Margherita, nella capitale ungherese Budapest). Anche qui soggiornò sempre come illustre ospite e non come religiosa, senza vocazione né libera scelta, per decisione dei genitori, come spesso avveniva a quei tempi. Nel 1260, tuttavia, questi ultimi cambiarono idea e volevano farla sposare col re Ottocaro II di Boemia, regno confinante, con il quale l’Ungheria aveva fatto pace dopo una guerra sfortunata. Accadde però che Margherita si opponesse coraggiosamente, tanto che Ottocaro si accontentò di sposare sua sorella. È da questo momento che trasparirono inequivocabili, in Margherita, sempre più forti e chiari, i segni di una vera e propria radicale conversione. Colma di Grazia, la principessa si sentiva irresistibilmente attratta dalla vita religiosa e, finalmente senza la benché minima costrizione, prese volontariamente il velo nel 1261 come suora domenicana. La vocazione, provvidenzialmente, era arrivata, pura e genuina, come lei raccontò al suo confessore fra Marcello, già provinciale domenicano d’Ungheria. Seguendo il suo esempio, dopo di lei arrivarono nello stesso convento altre figlie dell’aristocrazia magiara. Margherita fu da quel momento colma di gioia e forte fede, dedicandosi assiduamente alla preghiera, pur tenendo d’occhio anche le vicende esterne al convento. Nel 1265, s’impegnò per mettere fine a un vero e proprio “conflitto familiare”. In effetti, suo fratello maggiore Stefano V si era ribellato al padre, che pure l’aveva associato al trono, muovendogli addirittura guerra con un proprio esercito, fino a quando l’energico intervento di Margherita riconciliò padre e fratello. Come religiosa non si fece sconti e non si considerava più come una principessa figlia del sovrano del Paese, ma come l’ultima delle suore. Viveva integralmente la regola e vi aggiungeva pure del suo, dedicandosi a una continua opera d’imitazione di Gesù nella sofferenza fisica e nell’umiliazione. Pregava continuamente, riservando particolare devozione all’Eucaristia e alla Passione di Cristo, della quale si faceva leggere molto spesso il racconto, ascoltandolo in piedi. Infatti, non avendo molta cultura ed essendo appena capace di leggere e scrivere, era costretta a farsi declamare anche la Sacra Scrittura. Si privava di cibo e di riposo per il desiderio di vicinanza al Signore sofferente, mentre cercava persino di cancellare dal viso ogni traccia di bellezza. Intanto, affidata la propria guida spirituale al suo confessore padre Marcello, dal suo convento sul Danubio, si ritrovò in sintonia con lo spirito dei movimenti di disciplinati e penitenti, che si diffondevano in Europa. Aveva uno smisurato amore per la povertà, che unito alla sua vita ascetica la portò a elevarsi verso Dio, in modo talmente notevole da meritare il dono di prodigiose visioni mistiche. Morì il 18 gennaio 1270 ad appena trentadue anni, nel convento dell’Isola delle Lepri, ove fu seppellita. La sua tomba divenne subito meta di pellegrinaggi ed era già venerata come santa, mentre avvenivano moltissimi miracoli dovuti alla sua intercessione. Nel 1618 i suoi resti furono trasferiti, a causa della sopraggiunta invasione turca, nel monastero delle Clarisse di Presburgo (odierna Bratislava, capitale della Slovacchia). Nel 1804, il suo culto fu esteso all’Ordine Domenicano e alla Diocesi di Transilvania (regione storica dell’Ungheria oggi in Romania). In seguito, fu esteso a tutte le diocesi ungheresi, fino alla canonizzazione equipollente concessa dal Servo di Dio Papa Pio XII nel 1943.
IMMAGINE: "Santa Elisabetta e Santa Margherita d'Ungheria" (quest'ultima sulla destra con il mantello marrone), olio su tavola dipinto, tra il 1485 ed il 1490 circa, da ignoto autore di ambito germanico noto come "Maestro della Sacrestia di Kaufbeuren" (città della Baviera, Germania). L'opera si trova presso il Museo Mayer van den Bergh, ad Anversa (Belgio).
Roberto Moggi
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