Oggi - 8 gennaio 2025 - mercoledì dopo l’Epifania, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, San Massimo, noto con la specificazione “di Pavia”, vescovo e confessore. Di Maximus (Massimo), questo il suo nome nella natia lingua latina, si hanno notizie scarse e non sempre attendibili. Nacque verso il 450 da un’illustre famiglia, nella parte nord-occidentale della Penisola Italiana appartenente all’Impero Romano d’Occidente, probabilmente di una zona corrispondente all’odierno Monferrato, quasi interamente compreso nell’attuale provincia di Alessandria, nella regione del Piemonte. Nella sua giovinezza si dedicò prima alla carriera militare, salvo poi entrare nella vita religiosa ed essere ordinato sacerdote. Da quel momento, si dedicò particolarmente all’evangelizzazione della regione natia e territori limitrofi. Si sa, con certezza, che nel 496, quando l’Impero Romano d’Occidente era caduto da una ventina d’anni, fu eletto vescovo della vicina città di Ticinum (oggi Pavia, capoluogo dell’omonima provincia della regione Lombardia), quale successore di Epiphanius (Epifanio). In quella diocesi si ricordano due vescovi con il nome di massimo ma pare accertato che si tratti in realtà del nome di un unico Pastore, il quale, presumibilmente a causa di un errore di trascrizione nella lista episcopale, sarebbe stato citato due volte. La tradizione vuole che, in epoca imprecisata orientativamente compresa negli ultimi decenni del V secolo, abbia fondato nel suo territorio d’origine la nuova città di Forum Fulvii Valentinum (oggi Valenza, nella regione storica del Monferrato, in provincia di Alessandria, Piemonte). Si tramanda, a quest’ultimo proposito, che Massimo abbia fatto costruire il nuovo centro abitato sul luogo in cui si era posata una colomba appositamente lasciata libera. Questa località, oggi compresa nella città di Valenza, è ancora oggi chiamata “Colombina”. Per le sue eccelse doti intellettuali e diplomatiche, Massimo fu anche ambasciatore del re degli Ostrogoti Teodorico detto “il Grande”, senza tralasciare di prendere parte attiva alla vita ecclesiale, conducendo o comunque partecipando ai vari concili ecumenici tenutisi a Roma tra il V e il VI secolo, per discutere innovazioni e salvaguardare i diritti della Chiesa. Difese apertamente le ragioni del legittimo pontefice Simmaco (dal 498 al 514), futuro santo, durante la disputa che portò allo scisma causato dalla sua lotta contro l’antipapa Lorenzo. Scrisse un severo quanto coraggioso ammonimento ai sovrani del tempo, richiamandoli ai doveri cristiani. Morì a Ticinum (Pavia) nel 514 (ma secondo altre fonti nel 510 o 511). Fonti attendibili sostengono che sia stato sepolto nella stessa città, nella pregevole chiesa romanica di San Giovanni in Borgo, da lui stesso fondata e detta anche San Giovanni “de Coemeterio” per il vicino cimitero o “de palude” per essere posta nella paludosa parte bassa della città, vicino al fiume Ticino. La chiesa fu purtroppo demolita nel 1818 e, da allora, non si hanno più notizie certe sulle reliquie del santo Pastore.
IMMAGINE: "San Massimo vescovo" (identificato come "di Pavia"), scomparto di polittico in legno dipinto a tempera, realizzato, tra il 1453 ed il 1454 circa, dal pittore, incisore e miniaturista veneto Andrea Mantegna (1431-1506). L'opera si trova nella Pinacoteca di Brera, all'interno dell'omonimo palazzo, a Milano.
Home page ARGOMENTI
Commenti
Posta un commento
Non inserire link cliccabili altrimenti il commento verrà eliminato. Metti la spunta a Inviami notifiche per essere avvertito via email di nuovi commenti al post.