Oggi - 6 gennaio 2025 - lunedì del tempo di Natale, la Chiesa celebra la solennità dell’Epifanìa del Signore. Il termine “Epifanìa”, mutuato dal tardo latino “Epiphanìa”, deriva dal verbo greco antico “Epifàino” (traslitterato nel nostro alfabeto), che significa “Mi manifesto” o “Mi rendo manifesto”, a sua volta proveniente dal sostantivo femminile “Epifàneia”, nella trascrizione latina dalla stessa lingua, che vuol dire “Rivelazione”, “Manifestazione”, “Apparizione”, “Venuta” o “Presenza divina”. Questa ricorrenza, dunque, come per altro ci spiega il vigente Martirologio Romano, venera la triplice manifestazione al mondo della gloria di Gesù Cristo. La prima a Betlemme di Giudea, quando, neonato, fu adorato dai re Magi venuti appositamente dall’Oriente. La seconda al fiume Giordano, quando fu battezzato da Giovanni il Battista, unto dallo Spirito Santo e chiamato Figlio da Dio Padre. La terza a Cana di Galilea, alla festa di nozze dove fu invitato con la madre Maria, quando mutò l’acqua in vino nuovo. Il vocabolo Epifanìa, che nel mondo religioso greco antico indicava le azioni con cui le divinità pagane si rivelavano agli uomini, passò nel cristianesimo a designare le principali manifestazioni della divinità di Gesù Cristo, resesi concrete nei vari miracoli, quali la guarigione dei malati, lo scacciamento dei demoni, la moltiplicazione del cibo, la trasformazione dell'acqua in vino e la risuscitazione dei morti. Tuttavia, a cominciare dalla seconda metà del IV secolo circa, la rivelazione o manifestazione della divinità di Gesù al mondo, fu più specificamente individuata nell’episodio della sua adorazione da parte dei re Magi, a Betlemme. L’odierna solennità viene celebrata dodici giorni dopo il Natale, ossia il 6 gennaio per le Chiese occidentali e per quelle orientali che seguono il calendario gregoriano, mentre il 19 gennaio per le Chiese orientali che seguono il calendario giuliano. Nell’odierna festa, quindi, il mondo cristiano ricorda l’incontro con Gesù Bambino da parte dei Magi, dotti e saggi orientali, e la loro conversione alla fede nel Signore. L’arrivo dei tre re a Betlemme, episodio basilare di tutto il Natale del Signore, è considerato da tutte le Chiese cristiane così significativo da essere collocato fra le celebrazioni più importanti di questo tempo liturgico forte. I vangeli sinottici di Matteo (Mt 1, 1-25 e 2, 1-11) e Luca (Lc 1, 26-38 e 2, 1-20), ci testimoniano la venuta nella storia umana del Figlio di Dio, intrecciando, senza sovrapporli, i modi e le forme dell’accoglienza o del rifiuto che il mondo circostante gli riservò. I primi ad accoglierlo dopo Maria e Giuseppe, furono i pastori, seguiti dai Magi e, poco più tardi, dai due anziani giudei Simeone e Anna. Il primo oppositore del Pargolo Divino, invece, fu il re Erode, sovrano della Giudea sotto il protettorato romano di Palestina, la cui violenza assassina era impastata di risentimento e prepotenza politica. In questo contesto possiamo rileggere la venuta dei Magi. La loro iniziativa fu sorprendente. Comunque si riesca a spiegare la loro determinazione a muoversi basandosi solo su qualche calcolo astrologico, si è colpiti dal profondo senso religioso del loro viaggio verso una meta ignota, appena intravvista ma fermamente desiderata, tanto da portarli a coinvolgere il potente di turno, lo stesso Erode, del quale tuttavia finirono per prendersi gioco, non dandogli la soddisfazione di rispondere alla sua richiesta di notizie circa il rintraccio del Bambino Gesù. ll loro fu un vero e proprio pellegrinaggio, animato da profonda devozione e illuminato significativamente dai loro doni preziosi per il neonato: oro, incenso e mirra (dove l'oro simboleggia la regalità del pargoletto, l'incenso la Sua divinità e la mirra - anticamente usata per la mummificazione - il sacrificio e la morte dell'uomo Gesù). Fu un viaggio che non arretrò né si scandalizzò di fronte alla non certo prevista rude povertà di un neonato e dei suoi giovani genitori, mentre essi credevano di trovare un re secondo gli schemi umani. Tutto l’episodio è narrato da Matteo con la massima sobrietà. Una cronaca di semplici fatti, ma carichi di un senso davanti al quale anche noi dobbiamo fermarci con animo riverente. Non sappiamo nulla di più di questi “sapienti orientali”, “scomparsi” nel ritorno alle loro terre, se non che la mano di Dio li ha illuminati, animati e guidati, tanto da compiere quello che a noi oggi appare come un serio e coinvolgente atto di fede nel Figlio di Dio fatto uomo. L’aspetto che più ha trattenuto l’attenzione delle generazioni cristiane, è che i tre saggi re rappresentano, in modo molto concreto e sostanzioso, il mondo estraneo a Israele, quello dei “pagani”, dei non ebrei. L’episodio dei Magi, prima manifestazione della divinità del Signore, è dunque un primo straordinario segnale che la chiamata di Dio tocca chiunque sia ben disposto.
IMMAGINE: "Adorazione dei Magi", polittico in legno realizzato nel 1423, a tempera e oro, dal pittore di Fabriano (in provincia di Ancona, regione Marche) Gentile di Niccolò di Massio, noto come Gentile da Fabriano (1370-1427). L'opera si trova nella Galleria degli Uffizi di Firenze.
Home page ARGOMENTI
Commenti
Posta un commento
Non inserire link cliccabili altrimenti il commento verrà eliminato. Metti la spunta a Inviami notifiche per essere avvertito via email di nuovi commenti al post.