Nella vita occorre, quando è possibile, rimediare alla meglio il malfatto, anche a costo di qualche sacrificio.
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Ci presenta il proverbio, come risultato di un'azione controproducente e fuori norma, un buco sgradevole e mal fatto, che rovina la superficie della virtù che si dovrebbe coltivare, con tutto l'impegno faticoso che richiede il rimediarvi.
Un comportamento a cui è indotto chi il male non lo fa per abitudine, con il rimorso che glielo fa provare su sé stesso, finché non lo riesce a riparare.
Un sentimento che non prova colui al quale l'agire malamente è abituale e solo se il danno che procura agli altri, gli si ritorce contro, riducendolo a una situazione precaria che gli fa rischiare il peggio di ciò che ha procurato, lo fa ricorrere a rimediare con tutte le sue forze alla nefandezza, da cui aspirava a trarne quel vantaggio che gli si è rivelato differente.
Un fenomeno che spesso si accompagna alle lacrime attribuite al coccodrillo, col piangere miseria, ovvero lamentarsi con ostentazione della proprie condizioni, come se non se ne fosse responsabili, spesso esagerandole intenzionalmente, per muovere a pietà gli avversari che ci si è procurati, come può succedere a chi sottovaluta il prossimo al quale arreca danno, con la presunzione di poterla fare franca.
Nello scenario della situazione che il detto ci presenta, per non incorrere in tali circostanze, gli fa eco l'adagio che recita: "Male non fare paura e non avere", perché non avrebbe nulla da temere chi coltiva una coscienza resa pulita da una condotta retta e onesta.
Un fenomeno che in alcuni ambienti della società in cui viviamo non succede, per chi col suo comportamento trasgredisce i codici della malavita che sostituiscono quelli della legge, in uno scenario che costringe la persona onesta a comportarsi come un ladro, per come cerca di passare inosservato.
Purtroppo, le cronache che televisione e media ci presentano, ci convincono che il tema presentato dal proverbio, riguardi solo le persone oneste, che si sentono in dovere di riparare gli errori in cui incorrono, mentre certi personaggi in auge nella società in cui viviamo, per i quali l'onestà è una fanfaluca da grulli e hanno spalle grosse e santi in cielo, il potere economico ottenuto, grazie a reati e malversazioni, li fa presentare dai media come esempi di ammirevole successo, arrivando ad accettarli come esemplari capi di movimenti di opinione e di partiti.
Insomma, se tutti i santi conosciuti, sono solo quelli del calendario, i tiri birboni conviene lasciarli fare solo a chi se li può permettere, premettendo un "esclusi i presenti", com'è d'uopo.
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