’A prucessione addó esce llà trase

La processione da dove esce entra. Ognuno è responsabile delle proprie azioni e in base a quelle verrà giudicato.
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Ogni azione che c'impegniamo a eseguire, ha una sua origine e un suo risultato, che può essere conforme o meno alle aspettative e il metaforico traguardo finale, rappresentato dall'ingresso della chiesa, come principio e fine di una processione, non sempre si presta a essere raggiunto.
La spiegazione che leggiamo del proverbio, ci riporta al concetto di responsabilità, con il termine "responsabile", che deriva dal latino responsum, da respondēre "rispondere", ovvero essere chiamato a rispondere delle proprie azioni e delle proprie scelte, rendendone ragione e subendone le conseguenze.
Si definisce responsabile chi si comporta in modo riflessivo ed equilibrato, cercando di evitare ogni comportamento che potrebbe arrecare danno a sé o agli altri.
Essere responsabili delle proprie azioni, per alcuni rappresenta la coltivazione della miglior etica morale, che li rende capaci non solo di approfittare dei successi conseguiti, ma anche di ammettere i propri errori.
Un comportamento che non è comune a chi cerca di perseguire risultati, in modi che siano leciti o illeciti, che si gloria se vanno a buon fine, ma declina qualsiasi responsabilità, se le azioni intraprese generano soltanto fallimenti, dando la colpa ad altre persone, o alle circostanze.
La vita è tutto un susseguirsi di responsabilità, le prime da dover assumere nella famiglia e nell'ambiente, che aumentano col lavoro e nel costituire una famiglia, con quelle che sorgono verso i coniugi e i figli in primo luogo.
Responsabilità che alcuni, grazie al carattere acquisito, dovuto a sani ed educativi esempi familiari, danno per scontate e non provano alcun disagio nell'assumerle, affrontando con tutta naturalezza i problemi da dover risolvere, mentre ad altri, anche le minime responsabilità, che sarebbero costretti per forza a fare proprie, risultano gravose e fanno di tutto per riuscire a eluderle.
C'è da dire purtroppo che la vita, non solo ci presenta i normali impegni, con tutta la possibilità di poterli scegliere e affrontare nel modo più consapevole e assennato, ma spesso ci presenta vere e proprie croci, rappresentate dalle tragedie più svariate, che è difficile riuscire a fare proprie.
Circostanze tragiche che fanno una vera e propria selezione, tra chi ha la determinazione e il coraggio di affrontarle, con una naturale responsabilità che non gli è difficile riuscire a fare propria, rispetto a chi si arrende in prima battuta e l'unica cosa che gli risulta semplice, è quella di mandare avanti gli altri e tale realtà ci porta a rammentare un episodio avvenuto nel 458 a.C.
Un fatto che ci viene riportato tra la storia e la leggenda, riguardo al famoso Lucio Quinzio Cincinnato che mentre era intento ad arare il suo campicello, gli fu chiesto dai rappresentati del popolo romano di diventare dittatore e andare in soccorso del console Lucio Minucio Esquilino Augurino, che era rimasto assediato all'interno del suo accampamento durante le operazioni di guerra che i romani avevano portato agli Equi.
In tale crisi, per quanto Cincinnato fosse poco simpatico al popolo romano, venne designato al comando per unanime consenso, accompagnato dall'unanime mancanza di coraggio dei maggiorenti del popolo romano di assumersi la responsabilità di tale impresa.
Una responsabilità che fu capace di fare sua, Lucio Quinzio Cincinnato e il giorno seguente, in poche ore radunò l'esercito e lo condusse con marcia forzata al soccorso dei concittadini assediati nel loro stesso accampamento. Quella stessa notte iniziò la battaglia del Monte Algido, che vide gli Equi completamente, anche se non definitivamente, sconfitti.
Dopo la vittoria, malgrado la carica di dittatore potesse durare per sei mesi, Cincinnato, celebrato il trionfo, dopo soli sedici giorni, depose la dittatura e tornò privato cittadino e tornò a occuparsi dei suoi lavori agricoli, citato dalla storia come esempio di virtù e di modestia.
Un episodio che ci porta a immaginare Lucio Quinzio come un bel marpione che avesse un'ottima conoscenza del suo prossimo e di come questi avrebbe reagito alla risoluzione del problema, con tutti quelli che sarebbero saltati fuori per assumersi le semplici responsabilità di esercizio del potere dovute a cose fatte e all'assenza di qualsiasi pericolo che glielo impedisse.
In natura, gli sciacalli seguono i leoni, accontentandosi dei resti delle loro prede, essendo incapaci di affrontarle, un fenomeno che può raffigurare, in senso metaforico, molti esseri umani.
E a terminare, un'allocuzione tratta dai Discorsi di Osho:
Non gettare sugli altri la tua responsabilità; è questo che ti mantiene infelice. Assumiti la piena responsabilità. Ricorda sempre: “Io sono responsabile della mia vita. Nessun altro è responsabile; pertanto, se sono infelice, devo scrutare nella mia consapevolezza: qualcosa in me non va, ecco perché creo infelicità tutt'intorno a me”.
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