Sant’Ambrogio, vescovo

Oggi - 7 dicembre 2024 - sabato della I settimana del tempo d’Avvento, la Chiesa celebra la memoria obbligatoria di Sant’Ambrogio, vescovo e dottore della Chiesa. Aurelius Ambrosius (Aurelio Ambrogio), questi i suoi nomi nella natia lingua latina, noto solo come Ambrogio, nacque con molta probabilità nel 334, ma, secondo altre fonti, nel 339 o 340, nell’importante città di Augusta Treverorum, nella parte nord-orientale della provincia romana della Gallia Belgica [oggi Trier (Treviri), nella Germania centro-occidentale, vicino al confine col Lussemburgo]. Era terzogenito di una nobile e importante famiglia senatoria romana, che, secondo le più accreditate fonti, era divenuta cristiana già da alcune generazioni. Il padre rivestiva l’autorevole dignità di Prefetto del Pretorio per quella provincia. L’educazione cristiana ricevuta in famiglia lo formò alla pietà, alla carità e all’amore verso Dio e i fratelli. Era molto fiero della sua parente Sotere, morta nel 304 come martire della fede in Gesù, a Roma, poi proclamata santa, oltre che dei due suoi fratelli maggiori, Marcellina, consacratasi a Dio come vergine nel 353, nelle mani di papa Liberio (dal 352 al 366) e Satiro, pure consacratosi al Signore, anch’essi poi venerati come santi. Dopo la morte del genitore si trasferì a Roma, destinato a un’importante carriera amministrativa, frequentandovi le migliori scuole e partecipando alla sua vita politica e sociale. Terminati gli studi, però, preferì esercitare per cinque anni l’avvocatura a Sirmio, importante città della provincia romana di Pannonia lungo il fiume Sava (l'attuale Sremska Mitrovica, in Serbia). Poi, nel 370, fu nominato governatore della provincia “Emilia e Liguria” nel nord-ovest dell’Italia, con sede a Milano, dove divenne una figura di rilievo alla corte dell'imperatore Valentiniano I (dal 364 al 375), originario proprio della Pannonia, che in quel periodo risiedeva nella città lombarda. Ambrogio assunse il delicato incarico governativo proprio nel periodo in cui era molto forte il contrasto tra cattolici e seguaci dell’Arianesimo [dottrina cristologica elaborata dal monaco e presbitero Ario (256-336), condannata al primo Concilio di Nicea del 325, asserente che la natura divina del Figlio era sostanzialmente inferiore a quella di Dio Padre]. Dovette, quindi, scontrarsi subito con questa realtà problematica a livello religioso e sociale, ma la sua capacità, l’onestà e l’abilità nel dirimere pacificamente i contrasti, gli valsero un largo apprezzamento da entrambe le parti. Nel 374, alla morte del locale vescovo Aussenzio, ariano, il delicato equilibrio stabilitosi tra le due fazioni sembrò precipitare, senza che si riuscisse a trovare un accordo sul successore. Ambrogio, preoccupato di pacificare gli animi del popolo rumoreggiante e di permettere la designazione del nuovo Pastore, si recò un giorno nella cattedrale gremita per tenervi un discorso conciliatore. In quell’occasione, già mentre prendeva la parola, tutti gli astanti senza distinzione di parte, cattolici e ariani, unanimemente lo acclamarono a gran voce nuovo presule. Ambrogio, però, rifiutò per umiltà l'incarico, sentendosene indegno e impreparato, anche perché, sebbene cristiano, non aveva ancora formalmente ricevuto il battesimo né intrapreso gli idonei studi di teologia. Al fine di dissuadere il popolo, che insisteva per la sua nomina a vescovo, Ambrogio provò anche ad allontanarsi dalla città, venendo però ben presto rintracciato dai suoi sostenitori e facendovi quindi ritorno. Vista la situazione di stallo, le autorità cittadine decisero di risolvere la questione appellandosi direttamente all'imperatore Valentiniano, come detto allora residente in città e da cui Ambrogio dipendeva gerarchicamente. Solo quando quest’ultimo ebbe espresso parere favorevole alla sua nomina, Ambrogio accettò l'incarico, ritenendo che questa fosse la volontà di Dio nei suoi confronti. Nel giro di sette giorni ricevette il battesimo e, il 7 dicembre 374, venne consacrato vescovo di Milano. Dopo la nomina, prese molto sul serio il ministero episcopale, dedicandosi nel contempo ad approfonditi studi biblici e teologici e governando con cuore di padre le anime a lui affidate. Amorevole con tutti, si mostrava nello stesso tempo severo ed intransigente verso i nemici ostinati della Chiesa. Dimostrò una straordinaria perspicacia nella scelta dei sacerdoti e diede il colpo di grazia alla setta degli ariani, che fu sconfitta. Adottò uno stile di vita ascetico ed elargì i suoi beni ai poveri. Uomo di grande carità, tenne la sua porta sempre aperta, prodigandosi senza tregua per il bene di tutti. Fece costruire nella sua diocesi varie basiliche, di cui quattro ai lati della città quasi a formare un quadrato protettivo, probabilmente pensando alla forma di una croce. Fu, infine, autore di diversi inni per la preghiera, apportando fondamentali riforme nel culto e nel canto sacro, che per primo introdusse nella liturgia. Ambrogio fu anche una figura determinante - attraverso l’esempio e la parola sempre alla sequela di Cristo - per la definitiva conversione al cristianesimo, nel 386, di Aurelio Agostino detto “di Ippona” (354-430), il futuro Sant’Agostino, anch’egli vescovo e insigne dottore della Chiesa. Infatti, quando quest’ultimo conobbe Ambrogio, nel capoluogo lombardo dove era venuto a insegnare retorica, era ancora seguace del Manicheismo (religione radicalmente dualista, asserente l’esistenza di due “princìpi”, Luce e Tenebre, coevi, indipendenti e contrapposti, influenti in ogni aspetto dell'esistenza umana). Ambrogio, dopo molte lotte e sacrifici, portando a compimento una vita interamente dedicata alla maggior gloria di Dio nel servizio alla chiesa e ai fratelli, si spense a Milano il 4 aprile 397. Anche se morto in tale data, Ambrogio viene festeggiato il 7 dicembre, perché, in questo giorno dell’anno 374, iniziò il suo servizio episcopale. Le sue spoglie riposano tuttora nella basilica milanese a lui dedicata. Ambrogio, unitamente ad Agostino, fu proclamato dottore della Chiesa nel 1298 da papa Bonifacio VIII.
IMMAGINE: "Sant'Ambrogio", olio su tela realizzato, tra il 1623 ed il 1625 circa, dal pittore francese Claude Vignon (1593-1670). L'opera si trova presso il Minneapolis Institute of Art di Minneapolis (Minnesota, U.S.A.).
Roberto Moggi
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