Santa Francesca Saverio Cabrini

Oggi - 22 dicembre 2024 - IV e ultima domenica del tempo d’Avvento, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, Santa Francesca Saverio Cabrini, vergine. Maria Francesca - questi i suoi nomi di battesimo - nacque il 15 luglio 1850 a Sant’Angelo Lodigiano, nell’allora Regno Lombardo-Veneto dipendente dall’Impero Austro-Ungarico (oggi in provincia di Lodi, regione Lombardia). Decimo genita dei coniugi Cabrini, contadini cattolici benestanti e capaci - cosa rara per i tempi - di leggere e scrivere, imparò i primi rudimenti della dottrina cristiana sotto la guida della sorella maggiore, frequentando poi le scuole elementari. Nella casa familiare giungevano ogni tanto, dono del parroco del paese, vari libretti e opuscoli cattolici, tra i quali alcuni che illustravano le grandi opere che i missionari realizzavano nel mondo ancora in via d’esplorazione e da evangelizzare. Lei, bimba graziosa quanto gracile e malaticcia, ne ascoltava volentieri la lettura fatta dal padre, rimanendone così affascinata che, già dall'infanzia, strutturò l'idea di farsi suora missionaria. Ancora fanciulla, visse importanti cambiamenti sociali, in quanto nel 1859 la Lombardia fu unita al Regno di Sardegna e, nel 1861, al nuovo Regno d’Italia. Lo stesso anno, solo undicenne ma già saggia e matura, fece privatamente voto di castità e cominciò a imporsi sacrifici e mortificazioni per amore di Gesù. Per proseguire gli studi, entrò in collegio secondo il volere dei genitori, uscendone nel 1868 dopo aver conseguito il diploma magistrale e l’abilitazione all’insegnamento. In quel frangente, per poter mantenere una sorella invalida, accettò l’incarico di supplente nella vicina scuola di Vidardo (oggi Castiraga Vidardo in provincia di Lodi, Lombardia), dove insegnò per due anni, anche se si sentiva sempre più chiamata alla vita religiosa, tanto che per due volte aveva tentato di consacrarsi come suora, venendo però respinta per motivi di salute. Nel 1870, a vent'anni soltanto, perduti in breve tempo sia il padre che la madre, il parroco del vicino paese di Codogno (oggi in provincia di Lodi, Lombardia), che l’aveva conosciuta e la apprezzava molto per le sue doti e qualità cristiane, le affidò l'incarico di direttrice della “Casa della Provvidenza”, un orfanotrofio tenuto da alcune suore in quella località. Si trasferì sul posto, presso le religiose che accudivano i bambini e cominciò a lavorare con grande impegno e cristiana carità. Furono anni difficili di stenti e sacrifici, che lei affrontò con grande fede in Dio, coraggio e obbedienza. Benché fosse diplomata da poco tempo e non avesse quindi una grande esperienza, fece molto più che dirigere funzionalmente e caritatevolmente l’orfanotrofio, riuscendo col suo esempio e il suo amore a conquistare a Cristo i cuori di alcune ragazze. Queste si unirono a lei come “sorelle laiche” in vita di comunione, dando origine al primo nucleo di consacrate senza voti. In ragione del suo ardente ideale di evangelizzazione dei paesi più poveri al mondo, pose questa prima “comunità” sotto la protezione di San Francesco Saverio (1506-1552), l’intrepido missionario gesuita che molto ammirava. Infine, il 19 settembre 1877, col permesso della competente diocesi di Lodi, unitamente alle compagne formulò i voti religiosi e aggiunse il nome maschile di “Saverio” a quello di battesimo di Francesca, in onore al tanto amato santo patrono. In breve tempo, forte del suo carisma, divenne lei stessa responsabile dell’Istituto. Poco dopo, però, per precedenti complicazioni, legali l’orfanotrofio fu chiuso e il locale vescovo la incaricò di fondarne uno nuovo, che doveva essere retto da lei con le sue consorelle di nuova istituzione. Ciò fu fatto prontamente e, nel 1880, le sue “sorelle laiche” ricevettero l'approvazione diocesana, venendo riconosciute col nome di Istituto delle Missionarie del Sacro Cuore di Gesù. Francesca, che aveva allora trent'anni ed era sempre più debole e malaticcia, senza risorse finanziarie e senza aiuti, cominciò così una nuova vita non scevra di stenti e sacrifici. Dopo Codogno aprì altre Case a Milano, Roma e in altre parti d'Italia. Ma il suo sogno rimaneva sempre quello di partire per le missioni e per questo rivolse direttamente al pontefice Leone XIII (dal 1878 al 1903) la domanda per essere inviata missionaria in Cina, il grande paese asiatico che il suo patrono non aveva potuto evangelizzare per la prematura morte. Il Santo Padre, però, le rispose che sarebbe stata più utile negli Stati Uniti d’America, dove centinaia di migliaia di emigrati italiani vivevano, spesso in drammatiche e disumane condizioni, senza conoscerne a fondo né la lingua né i costumi, nel bisogno di case, scuole, ospedali e orfanotrofi. Solo tra il 1901 e il 1913, in effetti, emigrarono in America quasi cinque milioni d’italiani. Un vero morbo sociale, un salasso, come lo definirono politici e sociologi. Francesca, obbediente come sempre, s’imbarcò al più presto per gli Stati Uniti d’America, con lo stesso slancio che l'aveva sempre animata. Condividendo disagi e incertezze dei nostri compatrioti, si stabilì a New York, ove con straordinario coraggio affrontò la metropoli, occupandosi soprattutto dei più bisognosi, degli orfani e degli ammalati, riuscendo a fare costruire case, scuole e un grande ospedale per i nostri connazionali. Da allora, compiendo ben ventiquattro lunghissime ed estenuanti traversate oceaniche, fece la spola fra l'Italia e l'America, anche per fondare nuovi Istituti delle sue religiose o per visitare quelli già fondati. Non paga della sua già proficua opera, da New York si spostò a Chicago nello stato dell’Illinois, quindi nella lontana California, onde allargare ancora la sua azione in tutta il nuovo continente. Dagli Stati Uniti passò poi al Nicaragua nel centro America, poi all'Argentina, al Perù e al Cile nell’America del sud, ovunque fondando orfanotrofi e ospedali. Poi tornò in Italia e passò in Spagna, Francia, Inghilterra e di nuovo in Italia, dove ebbe la consolazione di vedere approvata definitivamente la sua opera religiosa dalla Chiesa. Tornò quindi negli Stati Uniti d’America e, da quel momento, restò sempre oltre oceano tra i suoi emigrati. La morte la colse in piena attività durante l’ennesimo viaggio a Chicago, il 22 dicembre 1917. Il suo corpo venne traslato a New York alla “Mother Cabrini High School” (Liceo Madre Cabrini), a lei intitolato, ma, nel 1959, la salma fu nuovamente trasferita nel santuario a lei dedicato nel quartiere di Manhattan della stessa metropoli, per accogliere un maggior numero di pellegrini, dove riposa tuttora in uno scrigno reliquiario in bronzo e vetro nell'altare del santuario. Papa Pio XII la canonizzò nel 1946, facendola diventare, dato che aveva assunto anche la cittadinanza statunitense, la prima cittadina americana a essere canonizzata dalla Chiesa Cattolica Romana. Divenne anche la patrona degli emigranti.
IMMAGINE: Santa Francesca Saverio Cabrini, foto ufficiale scattata a Roma nel 1880 circa, poco prima della sua partenza per New York (U.S.A.). L'originale si trova presso la Casa Generalizia della suore Missionarie del Sacro Cuore di Gesù, a Roma.
Roberto Moggi
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