Oggi - 31 dicembre 2024 - martedì, settimo giorno fra l’ottava di Natale e ultimo dell’anno civile, è consentita la commemorazione di San Silvestro I, papa. Di Silvester (Silvestro) - questo il suo nome in latino - si conosce pochissimo prima della salita al Soglio Pontificio. Il “Liber pontificalis” (Libro dei papi) ci informa che era figlio di un certo Rufino, romano, mentre la talvolta leggendaria “Vita beati Sylvestri” (Vita del Beato Silvestro) anche detta “Actus Silvestri” (Atti di Silvestro), indica la madre in una certa Giusta. Nacque verosimilmente a Roma dopo il 250 circa, divenne presbitero e, nel 314, dopo la morte di papa Milziade o Melchiade (dal 311 al 314), futuro santo, fu eletto pontefice, mantenendo la carica per ben ventuno anni. Il suo pontificato coincise con il lungo imperio di Costantino I (dal 306 al 337), primo imperatore romano convertito alla religione cristiana, che s’intromise frequentemente nelle questioni ecclesiastiche e nelle prerogative pontificie, mentre gestiva il cambiamento storico del passaggio dall’impero pagano a quello cristiano. L’immane opera di “cristianizzazione” dello Stato, infatti, vide Costantino sempre più coinvolto in questioni tipicamente pertinenti alla Chiesa e nell’ordinamento unilaterale dei rapporti tra impero e quest’ultima, agendo, di fatto, come se il pontefice fosse un suo sottoposto, senza tenere in alcun conto che il vescovo di Roma è successore dell’apostolo Pietro nel suo servizio primaziale nella Chiesa. L’effettivo potere di Silvestro, dunque, fu debolissimo, anche a causa della grande popolarità e della forte personalità di Costantino, che gestì, di fatto, le attività della Chiesa per tutto l’arco del suo pontificato e oltre. Silvestro promosse la costruzione delle grandi basiliche di Roma e Costantino le fece erigere, come “sue” opere, tanto è vero che, secondo il “Liber pontificalis”, su suo suggerimento l’imperatore fondò la Basilica di San Pietro sul Colle Vaticano, sopra un preesistente tempio pagano dedicato ad Apollo, tumulandovi i resti dell’apostolo Pietro. Sempre su ispirazione di Silvestro sorsero la Basilica e il Battistero del Laterano vicino al palazzo appena donato alla Chiesa dall’imperatore; la Basilica di Santa Croce in Gerusalemme; la Basilica di San Paolo fuori le Mura sulla via Ostiense e molte chiese cimiteriali sulle tombe di martiri, in particolare quella sulla via Salaria, presso le Catacombe di Priscilla. La memoria di Silvestro è legata principalmente alla Basilica che oggi è a lui intitolata unitamente a San Martino, nel rione Monti, che sorge tuttora nei pressi delle Terme di Traiano, accanto alla Domus Aurea. Senza dubbio Silvestro contribuì anche allo sviluppo della liturgia, per ciò che riguardava interventi interni alla vita della Chiesa e durante il suo pontificato, probabilmente, fu redatto il primo Martirologio romano, mentre il suo nome è legato anche alla creazione della Scuola Romana di Canto. Intanto, nella Chiesa africana di Alessandria d’Egitto, si andava in quel periodo affermando la predicazione eretica di Ario, un presbitero che diffondeva una sua dottrina sulla Trinità, asserente che Gesù era in qualche modo “adottato” da Dio come figlio, sostanzialmente negandone l’essenza divina. Nonostante la scomunica comminatagli, la sua dottrina continuò a fare proseliti, soprattutto in Oriente, trovando tra i sostenitori anche alcuni vescovi. Non riuscendo a frenare la diffusione di queste idee, il locale patriarca Alessandro d’Alessandria chiese l’intervento di papa Silvestro. Tuttavia, prima ancora che questi potesse decidere sul da farsi, l’imperatore Costantino ancora una volta lo precedette e si sostituì a lui, inviando sul posto il vescovo Osio di Cordova (in Iberia, oggi Spagna) e convocando contestualmente, per il 14 giugno 325, tutti i vescovi della Chiesa per un concilio da tenersi a Nicea, città della Bitinia in Anatolia (oggi İznik, nella parte asiatica della Turchia), che divenne il primo concilio ecumenico della storia. L’assemblea degli oltre trecento episcopi partecipanti fu presieduta effettivamente dal vescovo Osio di Cordova, mentre Costantino ne era il presidente onorario. Nonostante la sua esclusione di fatto, Silvestro, nel suo ruolo di papa, comunque prese parte ai negoziati sull’arianesimo e, benché fisicamente assente dal concilio, asseritamente “per motivi di età”, inviò i suoi legati. Non è certo, però, se Costantino avesse concordato in anticipo con lui la convocazione del concilio, né se, oltre alle firme dei suoi legati in calce ai documenti conciliari, ci fosse un’espressa conferma del papa alle deliberazioni. Nel concistoro fu confermata la condanna dell’arianesimo, fortemente ribadita dalla prima formulazione della preghiera detta appunto “Simbolo Niceno” (il “Credo”), che però non bastò a debellare il movimento eretico in Oriente. Anzi, lo stesso imperatore, indubbiamente non esperto di questioni teologiche ma preoccupato soprattutto della stabilità politica, sostituì a breve il vescovo Osio, suo consigliere per le questioni ecclesiastiche, con l’ariano Eusebio di Nicomedia. Quest’ultimo riuscì a fare ammettere lo stesso Ario alla presenza di Costantino, nella nuova capitale Costantinopoli, il quale, fidandosi del suo nuovo consigliere, ritenne che una riabilitazione e un rientro di Ario nella Chiesa sarebbe servita a una riconciliazione tra la Chiesa di Roma e quella d’Oriente. Accadde così che, di fronte alla non accettazione di questa “riammissione” da parte del nuovo vescovo di Alessandria d’Egitto, il teologo greco Atanasio detto “il Grande” (295-373), Costantino convocò nel 335 a Tiro (Libano), senza neanche concordarlo con Silvestro, un nuovo concilio di soli vescovi ariani, che deposero Atanasio. Le rimostranze di Silvestro furono del tutto inutili. Silvestro morì il 31 dicembre 335, dopo ventuno anni di sofferto pontificato. Fu sepolto in Roma, nella basilica minore da lui voluta presso le Catacombe di Priscilla, sulla via Salaria.
IMMAGINE: "San Silvestro I, papa", statua di stile barocco in pietra arenaria realizzata da ignoto autore di ambito lombardo, verosimilmente tra la fine del XVI e l'inizio del XVII secolo. L'opera si trova in via Matteotti del centro storico di Mantova (regione Lombardia).
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