Oggi - 21 dicembre 2024 - sabato della feria d’Avvento, la Chiesa consente la commemorazione di San Pietro Canisio, sacerdote e dottore della Chiesa. Pieter Kanijs (Pietro Canisio) - questi i suoi nomi nella natia lingua olandese - nacque l'8 maggio 1521 a Nijmegen (Nimega), nella provincia di Gheldria (una delle dodici province che, unite, avrebbero poi formato l’Olanda o Paesi Bassi), allora parte del Sacro Romano Impero (oggi nel medesimo stato, vicino al confine con la Germania). Rampollo della nobile famiglia cattolica Houweningen, che lo educò cristianamente, fin da piccolo dimostrò grande fede e inclinazione alla vita spirituale. Una volta cresciuto si spostò nelle vicine Fiandre, per studiare diritto canonico nell’università di Leuven (oggi in Belgio, vicino alla capitale Bruxelles) e poi diritto civile in quella di Köln (Colonia) nei territori tedeschi dell’Impero (oggi in Germania, presso il confine con l’Olanda), progredendo rapidamente negli studi e nella spiritualità. A Colonia, probabilmente nel 1545, incontrò il sacerdote e teologo Pierre Favre (o Le Fèvre), che sarà beatificato nel 1872, originario del Ducato di Savoia (oggi in Francia), primo compagno di Sant’Ignazio di Loyola (1491-1556) e con lui fondatore a Parigi, nel 1534, della Compagnia di Gesù. Favre fu per lui l’uomo della Provvidenza, un incontro decisivo per la sua giovane vita, giacché questi, compresa la sua predisposizione spirituale, gli propose di aderire alla stessa Compagnia da poco fondata. Così, dopo aver lottato e sofferto molto per mantenersi saldo alla sequela di Cristo e coronare la propria vocazione, a seguito di adeguato discernimento, entrò tra i Padri Gesuiti. Una volta indossato l’abito religioso, divenne uno dei primi e più preziosi figli spirituali di Ignazio di Loyola. Fu indirizzato da Dio a risplendere di luce vivissima nei territori imperiali della Germania, nei quali Ignazio di Loyola lo destinò e dove predicava instancabilmente, proprio nel tempo in cui il monaco agostiniano e teologo Martin Lutero (1483-1546) si ribellava alla Chiesa, seminando la zizzania dell'eresia protestante. Qui si occupò alacremente della restaurazione cattolica in quelle zone spiritualmente devastate dalla cosiddetta “riforma” e, divenuto padre provinciale (superiore) dei locali Gesuiti, intraprese una vasta opera d’istruzione ed educazione dei giovani. Riformò l'università di Ingolstadt in Baviera (oggi nella Germania meridionale), della quale fu anche rettore e mirò a offrire formazione spirituale e culturale al clero. Si impegnò in una pressoché quotidiana attività di predicazione e, per parecchi anni, esercitò ufficialmente tale ufficio nella cattedrale di Vienna (Austria), tenendo anche moltissime missioni popolari in diverse città. Dotato di grande intelligenza, una volta divenuto sacerdote, Pietro si dedicò all'insegnamento della teologia e della retorica, impegnandosi spesso nelle dispute che contrapponevano teologi protestanti e cattolici e in missioni diplomatiche. Riapertosi il Concilio di Trento nel 1562, venne nuovamente chiamato a partecipare alle molteplici discussioni tra le quali quelle sugli articoli relativi al Sacramento dell'Eucarestia. Nel 1580, alla Compagnia di Gesù fu chiesto di fondare un collegio a Freiburg (Friburgo), nella Svizzera tedesca e, per tale compito, venne scelto e inviato lui. Nella città elvetica fondò il collegio, divenendone il padre provinciale fino al 1582, per poi dedicarsi alla predicazione e all'apostolato della Parola e della catechesi nella stessa diocesi. Partecipò a tre Congressi Generali ed ebbe altri delicati uffici che resse brillantemente. Conquistò e formò altri degnissimi figli al nuovo Ordine religioso. Dotato del dono della sacra eloquenza ed assistito dalla divina grazia, illuminava le menti, toccava i cuori e muoveva le volontà sulla via della giustizia, operando prodigi di grazia. Fu pure scrittore fecondo e autore di tre catechismi, monumenti preziosi della cultura religiosa che ebbero universale ammirazione e furono divulgati e adottati in tutto il mondo cattolico. In essi sono esposte in forma facile e chiara le prime verità cristiane e si difende strenuamente la morale cattolica contro gli assalti eretici. Era maestro di vita interiore, particolarmente dedito alla preghiera, tanto che la sua mistica culminò con la grazia della visione del Sacro Cuore, avuta nella Basilica Vaticana in Roma. Benché grandemente onorato da sovrani, prìncipi, uomini santi e da ben quattro sommi pontefici, si considerava così bassamente, per umiltà, da reputarsi l'ultimo di tutti. Ricusò tre volte l’episcopato viennese e anche il cardinalato. Ubbidientissimo ai suoi superiori, a un loro cenno era pronto a lasciare o intraprendere tutto, anche se con pericolo per la salute e la stessa vita. Con la volontaria mortificazione di sé custodì sempre perfettamente la castità. Morì il 21 dicembre 1597 nel collegio da lui fondato a Friburgo e fu sepolto nella locale chiesa universitaria di Sankt Michael (San Michele). Nel 1925 è stato proclamato santo da papa Pio XI, e contestualmente dottore della Chiesa, per avere con la sua penna servito degnamente la Santa Chiesa.
IMMAGINE: "San Pietro Canisio", fotografia in bianco e nero dell'olio su tela dipinto, nella seconda metà del XX secolo, da ignoto autore di ambito romano. L'opera si trova presso la chiesa di Sant'Andrea al Quirinale, a Roma.
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