San Juan Diego Cuauhtlatoatzin, veggente di Guadalupe

Oggi - 9 dicembre 2024 - lunedì della II settimana del tempo d’Avvento, la Chiesa celebra la memoria facoltativa di San Juan Diego (Giovanni Diego) Cuauhtlatoatzin, veggente di Guadalupe (Messico). Cuauhtlatoatzin, questo il suo nome nella natia lingua azteca traslitterato nel nostro alfabeto (che significa “Colui che grida come un'aquila”), nacque nel 1474 circa, in un villaggio della parte centrale dell’Impero Azteco (che si estendeva nell’America Centrale, orientativamente sulla parte meridionale dell’odierno Messico e l’intero territorio degli attuali Guatemala e Belize), probabilmente vicino alla capitale Tenochtitlan (oggi a circa quaranta chilometri da Città del Messico). Egli venne al mondo in un periodo storico estremamente travagliato per il suo popolo. Aveva diciotto anni alla scoperta dell’America il 12 ottobre 1492, evento foriero della colonizzazione spagnola che tanto sconvolgimento avrebbe arrecato, fino alla distruzione completa dell’Impero Azteco meno di trent’anni dopo. Aveva quarantasette anni quando, il 15 dicembre 1521, la capitale azteca Tenochtitlan fu presa dagli spagnoli al termine di una dura campagna militare. La sua era una povera famiglia di contadini. Alla prematura morte del padre, fu lo zio che si prese cura di lui, insegnandogli la dignità del lavoro e a comportarsi onestamente. Imparò il canto, la danza e soprattutto la materna religione indigena con i suoi molteplici dèi spesso feroci e sanguinari. In quel periodo i sacerdoti aztechi avevano una grande influenza sulla popolazione, che mantenevano in una sottomissione alimentata dalla paura, che arrivava fino al vero e proprio terrore. Basti pensare che verso il 1487, quando Cuauhtlatoazin aveva circa tredici anni, le autorità religiose procedettero alla consacrazione del grande tempio di Tenochtitlán (pure nella zona dell’attuale Città del Messico) e, nel corso di soli quattro giorni, pare abbiano immolato ai loro dei, in un sacrificio propiziatorio, addirittura migliaia di vittime umane. Dopo una sorta di servizio militare obbligatorio, Cuauhtlatoazin si sposò con una ragazza della sua stessa modesta condizione, con la quale iniziò una semplice vita da contadino. Intanto, nel 1519, il nobile condottiero Hernan Cortés, per conto del regno di Spagna, era sbarcato nel territorio azteco (corrispondente pressappoco alla parte centro-meridionale dell’odierno Messico), alla testa di poco più di cinquecento uomini tra ufficiali e soldati professionisti esperti nell’arte della guerra e perfettamente armati ed equipaggiati, Era intenzionato a impadronirsi del territorio per conto del suo Paese, forte soprattutto delle armi da fuoco e dei cavalli in possesso ai suoi uomini, entrambi sconosciuti ai nativi, che ne rimanevano terrorizzati. Così, nel 1521, col suo “pugno di uomini”, al quale si erano nel frattempo uniti anche gruppi d’indios di etnie diverse, ribellatisi alla dura dominazione azteca, portò a termine la conquista di tutto il paese per conto del Re di Spagna. I “Conquistadores” (Conquistatori), com’erano chiamati, non tralasciarono di introdurre la religione cattolica presso gli indigeni e a questo scopo ottennero, nel 1524, l’arrivo di un primo nucleo di dodici frati francescani, destinati alla zona di quella che sarebbe stata poi Città del Messico. Questi religiosi, a differenza dei militi, s’integravano facilmente con la popolazione, ben accetti per la loro bontà e gratuita attività sociale, che contrastava con la durezza e la crudeltà dei sacerdoti aztechi e della maggior parte dei Conquistadores. Essi cominciarono a costruire chiese e a evangelizzare, ma gli indigeni si mostrarono assai refrattari alla conversione, soprattutto a causa della diffusissima e antichissima pratica della poligamia, che avrebbero dovuto abbandonare se diventati cristiani. Cuauhtlatoazin e sua moglie, conquistati dalla Parola di Dio espressa per bocca dei frati francescani, furono fra i primi a convertirsi e a ricevere il battesimo, assumendo rispettivamente i nomi cattolici spagnoli di Juan Diego e Maria Lucia. Alla morte di quest'ultima, nel 1529, Juan Diego si ritirò a Tolpetlac, a circa quattordici chilometri dal centro dell’odierna Città del Messico, presso lo zio Juan Bernardino, diventato pure lui cristiano. Il sabato mattina del 9 dicembre 1531, di buon’ora, Juan Diego uscì di casa e si incamminò verso la chiesa tenuta dai frati, per partecipare alla Santa Messa. Mentre passava ai piedi della collina di Tepeyac, improvvisamente, sentì una melodia dolcissima mai udita prima, che gli sembrava provenire da una gran moltitudine di uccelli. Alzando gli occhi verso la cima della collina, vide una sfavillante nuvola bianca. Improvvisamente il bellissimo suono tacque e una voce di donna, dolce e delicata, lo chiamò per nome. Allora s'inerpicò rapidamente sulla collina, trovandosi davanti ad una giovane donna bellissima, le cui vesti brillavano come il sole, che gli si presentò come “La perfetta sempre Vergine Maria, Madre del verissimo e unico Dio”, facendogli comprendere che si trattava della Madonna, Nel corso dell’apparizione - la prima di un ciclo di quattro, che si finì il 12 dello stesso mese - La Vergine Maria lo incaricò di recarsi dal locale vescovo, invitandolo a fare erigere una cappella in quel luogo. Juan Diego obbedì prontamente e si presentò dal Pastore, lo spagnolo Juan De Zumarraga, informandolo di quanto era accaduto, ma non fu creduto. In una seconda apparizione, lo sconsolato Juan Diego pregò la Beata Vergine di affidare a un altro quell’incarico, perché egli “non era che un povero indio”, ma Lei gli rispose che doveva essere proprio lui a compiere la missione e gli chiese di tornare dal vescovo. De Zumarraga, questa volta, dopo averlo interrogato puntigliosamente, pretese un “segno” dalla Madonna, per dimostrare la veridicità dei fatti. Alla successiva apparizione, Juan Diego, ottenne la promessa della Vergine riguardo alla concessione di una “prova” atta a convincere il vescovo di lì a poco. Tuttavia, un imprevisto complicò le cose, giacché nel giorno decisivo Juan Diego s’incamminò frettolosamente per un’altra strada sperando di evitare l’apparizione, mentre era in cerca di un sacerdote che amministrasse i sacramenti a suo zio moribondo. Tuttavia la Vergine gli apparve ugualmente, lo rassicurò sulla prodigiosa guarigione dello zio e gli ordinò di salire in cima al Tepeyac, dove avrebbe trovato - nonostante si fosse in pieno inverno - una grande quantità di fiori, che avrebbe dovuto raccogliere e portarle. Nonostante la stagione e il luogo arido, l’indio trovò sul colle degli splendidi fiori endemici della regione iberica di Castiglia e inesistenti in America, una specie di rose tipiche di quella regione spagnola, che colse e depose nella sua “tilma”, un mantello indigeno che per i poveri era fatto di un semplice e ruvido tessuto di fibre d’agave. La Madonna lo ringraziò e lo incaricò di portare i fiori al vescovo. Giunto al cospetto di quest’ultimo, presenti anche altre sette persone tra religiosi e laici, aprì il mantello per mostrare i freschissimi fiori castigliani che aveva portato quale “segno” richiesto. Allora, proprio in quel momento, sul mantello s’impresse all’istante, miracolosamente, un’immagine della Madre Celeste con il volto meticcio, con grandissima meraviglia del vescovo che s’inginocchiò commosso assieme a tutti i presenti. Poco dopo fu eretta sul Tepeyac la cappella in onore della Vergine. Sul luogo delle apparizioni, dopo la cappella, venne costruito un grande santuario, la Basilica di Nostra Signora di Guadalupe, ove è conservata tutt’ora la veneratissima immagine dell’omonima Madonna comparsa sul mantello di agave, che normalmente è una fibra che non dura più di trenta o quarant’anni. Quelle apparizioni e l’eccezionalità dell’immagine impressa sulla tilma, conservatasi nei secoli e sottoposta a diverse analisi scientifiche che ne hanno confermata la natura “Acheropita” (parola del greco antico che significa “Non fatta da mano umana), hanno segnato l’inizio di un’evangelizzazione straordinariamente vitale e oggi sono milioni i pellegrini che ogni anno si recano all’attuale Basilica di Nostra Signora di Guadalupe, per venerarne l’immagine, chiamata dai fedeli “Virgen Morenita” (traducibile come Vergine scura, mora o meticcia). Dopo questi fatti, Juan Diego si ritirò a vivere in penitenza e orazione nella piccola casa costruita per lui presso il santuario. Qui visse piamente per diciassette anni fino alla morte avvenuta nel 1548. La Chiesa cattolica lo ha dichiarato beato nel 1990 e santo il 31 luglio 2002, ad opera di papa San Giovanni Paolo II in occasione della sua quinta visita pastorale in Messico. San Juan Diego è stato il primo santo indigeno del Messico, ricordato il 9 dicembre, data della prima apparizione (mentre il 12 dicembre, giorno dell'ultima, si festeggia la Madonna di Guadalupe).
IMMAGINE: "San Juan Diego Cuauhtlatoatzin", olio su tela realizzato, verso il 1750 circa, dal pittore del Vicereame della Nuova Spagna (odierno Messico) Miguel Mateo Maldonado y Cabrera (1695–1768). L'opera si trova nella Basilica di Guadalupe a Città del Messico.
Roberto Moggi
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