Oggi - 17 dicembre 2024 - martedì della III settimana del tempo d’Avvento, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, San Giovanni de Matha, sacerdote e fondatore. Joan o Jean (Giovanni), questo il suo nome rispettivamente nel materno occitano e in francese, nacque probabilmente il 23 giugno 1154 (ma secondo altre fonti 1160) nel villaggio di Faucon, nella Contea di Provenza sottoposta al Sacro Romano Impero (oggi Faucon-de-Barcelonnette, nella regione dell’Alta Provenza, Francia meridionale). La famiglia d’origine, ricca e pia al contempo, lo formò nella religione cattolica, instillandogli il seme di quella che sarà una forte vocazione alla vita spirituale. Più tardi, studiò teologia all'università di Parigi, nel Regno di Francia, venendo ordinato sacerdote intorno al 1185 (ma altre fonti dicono 1192) e ottenendo anche la prestigiosa cattedra di teologia nello stesso ateneo, che lasciò però molto presto per dedicarsi completamente al servizio di Dio. Infatti, durante la celebrazione della sua prima messa, aveva avuto una travolgente visione della Santissima Trinità, che lo colpì moltissimo e fu da lui considerata un "segno divino”. Da quel momento capì che la sua vera missione fosse di dedicarsi a un’impresa molto sentita in quel periodo, il riscatto dei tantissimi cristiani europei, per lo più abitanti nelle regioni costiere del mare Mediterraneo, rapiti durante le razzie dei cosiddetti “pirati barbareschi” islamici e condotti come schiavi nei loro porti dell’Africa settentrionale. In effetti, la razzia e la riduzione in schiavitù delle popolazioni rivierasche dell’Europa mediterranea, era allora una vera e propria piaga sociale. La pirateria condotta nel mare mediterraneo dai corsari musulmani delle coste nord dell’Africa e Medio Oriente, era una preoccupazione che terrorizzava le popolazioni europee rivierasche. I mori, con assalti in mare e scorrerie a terra, sequestravano uomini e donne, giovani, vecchi e bambini, che vendevano come schiavi sui mercati nordafricani. Profondamente colpito dalla visione mistica avuta e addolorato per l’annoso problema della schiavitù, Giovanni si ritirò per riflettere nell’agro di Cerfroid, una campagna solitaria a circa settanta chilometri da Parigi. Qui fu amabilmente accolto da quattro pii eremiti che vi vivevano, tra cui Felice di Valois che diventerà santo. Qui, dopo aver pregato e meditato lungamente, espose una sua idea di vita consacrata in comune agli anacoreti, che unanimi lo accettarono entusiasti. Con loro, dunque, nacque il primo nucleo di quello che sarà poi il suo nuovo Ordine Religioso, una comunità consacrata alla Trinità e posta sotto la protezione della Beata Vergine del Rimedio, di cui Giovanni fu eletto superiore. La benevolenza divina non tardò a manifestarsi e, dopo appena tre anni, il 17 dicembre 1198, ottenuta con apposita bolla l'approvazione dal papa Innocenzo III, che era stato suo compagno di studi teologici all’università di Parigi, fondò, con l’aiuto di Felice di Valois, l'Ordine della Santissima Trinità (i cui aderenti furono comunemente chiamati “Trinitari”). Si trattava di una famiglia religiosa con austera regola propria, il cui abito era contraddistinto da tunica bianca con apposta una croce sul petto, rossa nella linea verticale e azzurra in quella orizzontale, più cappa e cappuccio neri. La struttura dell’Ordine era basata su comunità piccole e “agili”, scevre da ambizioni estetiche per le chiese e i riti. L'elemosina, raccolta da appositi collettori, andava per un terzo al mantenimento dei monaci, per un terzo all'assistenza di malati e pellegrini e per un terzo al riscatto degli schiavi. Nella Chiesa questa fu la prima istituzione ufficiale che si dedicò al servizio della liberazione dei cristiani in catene, armata solo della misericordia e con l'unica intenzione di riportare la speranza ai fratelli che soffrivano sotto il giogo della schiavitù. Quello fondato da Giovanni era un nuovo e originale progetto di vita religiosa, con aspetti profondamente evangelici, collegante quello mistico dell’adorazione della Santissima Trinità, a quello “pratico” della redenzione degli schiavi. La Regola da lui scritta fu il principio e il fondamento dell'Ordine Trinitario. Nel 1199, finalmente, partì per il Marocco la prima spedizione finalizzata alla liberazione di schiavi cristiani. Sul posto i Trinitari visitarono mercati, prigioni, luoghi di lavoro, trattarono con autorità i padroni e liberarono con regolare scrittura di riscatto i primi duecento schiavi. Un notaio registrava tutto e così, da quel momento, si farà sempre. Al ritorno sbarcarono nel porto di Marsiglia, mentre il popolo si commuoveva vedendo scendere dalla nave quei duecento fratelli sfiniti ed emaciati, con Giovanni che li accompagnava alla cattedrale cantando salmi di ringraziamento a Dio. Da allora in avanti, migliaia di schiavi cristiani, ma anche africani animisti, dovettero la loro libertà all'Ordine dei Trinitari e a Giovanni suo fondatore. Lo stesso Miguel de Cervantes, eccelso scrittore, romanziere, poeta e drammaturgo spagnolo, autore del celeberrimo romanzo che in italiano ha il titolo di “Don Chisciotte della Mancia”, catturato dai pirati musulmani e venduto sul mercato di Algeri nel 1575, fu liberato cinque anni dopo dal Trinitario spagnolo fra Juan Gil. L’Ordine crebbe fortemente, raggiungendo nel 1209 una trentina di case, arrivate a ben seicento verso il 1250, soprattutto in Francia e Spagna. Agli ex schiavi malati o senza famiglia dava accoglienza nei propri ospizi. Tra il 1199 e il 1207 Giovanni si lanciò in un attivismo frenetico, per aumentare i centri di accoglienza, trovare denaro da ogni dove e moltiplicare le spedizioni finalizzate al riscatto. Nella prima decade del 1200 venne anche a Roma, sotto la protezione del Pontefice Innocenzo III, dove fondò un convento ed un ospedale per i pellegrini nei pressi della chiesa abbaziale di San Tommaso in Formis all'Arco di Dolabella, nel rione Celio, a lui affidata dal papa. Qui, nel 1209, pare che abbia incontrato San Francesco d'Assisi, al quale avrebbe dato ospitalità divenendone amico. Il 17 dicembre 1213, in questa chiesa romana, Giovanni spirò serenamente, rendendo l’anima a quel Dio che tanto aveva amato, sfinito dal grande lavoro intrapreso e dalla frenetica attività per trovare sovvenzionamenti, moltiplicare le spedizioni e costruire ospizi per gli ex schiavi soli e infermi. Fu sepolto nella stessa chiesa, ma nel 1665 i Frati Trinitari prelevarono il suo corpo dalla chiesa, che nel frattempo aveva cambiato proprietà, portandolo a Madrid (capitale del Regno di Spagna). Da allora le reliquie dovettero sostenere diversi spostamenti, sempre in terra spagnola, fino al 1966, anno in cui le spoglie del Fondatore dei Trinitari furono trasferite a Salamanca (regione Castiglia e Leon, Spagna), nel Collegio dell'Ordine della Santissima Trinità, dove attualmente si trovano e riposano. Il suo culto venne approvato da papa Alessandro VII il 21 ottobre 1666.
IMMAGINE: "San Giovanni de Matha", fotografia in bianco e nero dell'olio su tela dipinto, tra il 1750 e il 1776 circa, dal pittore marchigiano Lapis Gaetano detto "Carraccetto" (1706-1758). L'opera si trova presso la curia generalizia dell'Ordine della Santissima Trinità e degli Schiavi, a Roma.
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