San Giovanni da Kety

Oggi - 23 dicembre 2024 - lunedì della feria d’Avvento, la Chiesa consente la commemorazione di San Giovanni “da Kety” (specificazione che indica la natia cittadina presso Cracovia, in Polonia) o “Canzio” (derivante da “Cantius”, forma latina del suo cognome polacco Kanty), sacerdote. Jan (Giovanni) - questo il suo nome nella materna lingua polacca - nacque a Kety, vicino Cracovia, nella parte meridionale dell’allora Regno di Polonia (oggi omonima repubblica), di cui era la capitale, attorno al 1390, probabilmente il 23 giugno (ma secondo altri agiografi addirittura nel 1397). I genitori Stanisław (Stanislao) e Anna lo educarono cristianamente, instillandogli il seme di una precoce vocazione religiosa. Intraprese i primi studi con risultati brillanti, passando poi a quelli filosofici e teologici nella prestigiosa università di Cracovia, distinguendosi sempre. In quest’ultima città, dopo adeguato discernimento, entrò in seminario, completando gli studi mentre si preparava al sacerdozio, venendo insignito, nel 1418, dei titoli di dottore e professore. Circa nel medesimo anno, assunse la cattedra di filosofia dell’ateneo di Cracovia, dedicandosi all’insegnamento per alcuni anni, durante i quali illuminò la mente dei suoi discepoli e riempì i loro cuori della più sincera pietà. Nel 1421, fu inviato come preside della scuola del monastero del Santo Sepolcro a Miechów, a circa trenta chilometri dalla capitale, mantenendo l’incarico per otto anni. L’ordinazione presbiteriale, avvenuta verso il 1424, fortificò nella sua anima l’ardore evangelico e la cura della perfezione spirituale, tanto che - mentre manteneva con sacrificio l’incarico di preside fino al 1429 - ebbe l’onore d’essere inserito nel clero dell’importante chiesa collegiata di San Floriano a Cracovia. In seguito fu chiamato al ministero pastorale quale parroco di una parrocchia della cittadina di Olkusz, a metà strada tra Częstochowa e Cracovia. Quest’ufficio, imponendogli nuovi obblighi, fece risplendere in lui nuove virtù. Fu un vero pastore di anime, adempiendo con zelo edificante e con somma cura i doveri del sacro ministero. Severo con sé e indulgente verso gli altri, era al tempo stesso pastore e padre del suo gregge. Tutti erano certi di trovare in lui un tenero amico e un consolatore delle loro pene. Divenne oggetto di unanime grande ammirazione per la sua grande prodigalità verso gli “ultimi”, i malati e i più poveri. Nel 1440 fu richiamato all'insegnamento e riprese la docenza a Cracovia, risalendo sull’amata cattedra universitaria. Qui fu autorevole maestro e autore d’importanti commenti sulla Bibbia e su San Tommaso. In seguito, si distinse anche in qualità di precettore dei prìncipi della regnante casa reale degli Jagiellończyk. Per questo ruolo di corte, talvolta, non poteva esimersi dal partecipare a qualche ricevimento mondano, ma lo faceva a malincuore, solo per obbligo e in piena umiltà, disdegnando lusso e ricchezze. Basti pensare che un giorno si presentò a un banchetto di corte nei suoi soliti abiti dimessi, venendo messo alla porta dai domestici, che lo scambiarono per un barbone. Giovanni era solito impiegare tutto il tempo che gli rimaneva libero nella preghiera e nel beneficiare il prossimo. Lo commoveva moltissimo il ricordo della Passione di Cristo e talvolta passava la notte intera nella contemplazione di questo Santo Mistero. Benché famoso professore e insigne teologo, amava la strada e il contato col popolo più misero quanto la cattedra, coniugando egregiamente il contatto con gli affamati di sapere e con quelli di pane. Per lui la strada era il luogo privilegiato dove incontrare malati e indigenti, che lo vedevano entrare nei loro miseri rifugi, portando loro quello che spesso era necessario a lui. Ne sfamò tanti, non con le ricchezze che non possedeva, ma con la sua paga di insegnante e con i suoi digiuni. La strada, per lui, fu anche quella del pellegrinaggio. Il suo viaggio più lungo lo fece in Terra Santa, compiendolo a piedi fin dov’era possibile. Poi andò pellegrino a Roma per quattro volte per visitare le tombe dei Santi Apostoli, sempre a piedi, andata e ritorno, umile camminatore e compagno di viandanti e di poveri lungo le antiche “vie” che conducevano al sud. In uno di quei viaggi incappò nei briganti che Io spogliarono di quel pochissimo che possedeva. Continuato il cammino, accortosi che i banditi non gli avevano rubato alcune monetine d’irrisorio valore, corse loro dietro e gliele consegnò. Quelli ne rimasero talmente stupiti, che, toccati nel profondo del cuore, non solo ricusarono di riceverle, ma restituirono tutto quanto gli avevano rapinato. Le veglie, i digiuni e le mortificazioni lo portarono ad un alto grado di perfezione, ma contestualmente ad una precoce debilitazione fisica, vivendo però fino agli ottantatre anni. A Cracovia, durante la messa della Vigilia di Natale del 24 dicembre 1473, l'anima sua, adorna di molti meriti, volò al Signore. Molti miracoli furono operati per sua intercessione e la gente prese subito a considerarlo santo, mai dimentica delle sue lezioni di amore tra poveri, affamati e malati. Il suo corpo fu inumato nella chiesa collegiata di Sant’Anna in Cracovia, oggi chiesa universitaria, dove ancora riposa. Papa Clemente XIII, il 16 luglio 1767, lo innalzò agli onori degli altari.
IMMAGINE: "Miracolo di San Giovanni da Kety", olio su tela dipinto, nel 1765 circa, dal pittore polacco Tadeusz Kuntze-Konicz (1727-1793). L'opera si trova presso il Muzeum Narodowe w Warszawie (Museo Nazionale di Varsavia), a Varsavia, capitale della Polonia.
Roberto Moggi
Home page   ARGOMENTI

Commenti