San Francesco Saverio, sacerdote

Oggi - 3 dicembre 2024 - martedì della I settimana del tempo d’Avvento, la Chiesa celebra la memoria obbligatoria di San Francesco Saverio, sacerdote. Francisco Javier (Francesco Saverio) - questi rispettivamente il suo nome di battesimo e parte del cognome nella natia lingua spagnola - nacque il 7 aprile 1506 nel castello di Javier, nel Regno di Navarra (oggi nell’omonima regione della Spagna nord-orientale), appartenente alla propria nobile famiglia d’origine De Jasso Azpilicueta Atondo y Aznares de Javier. Dal 1512, in seguito alla sconfitta subita dalla Navarra nella guerra contro Ferdinando II d’Aragona re di Castiglia (1452-1516), ebbe inizio il decadimento della sua casata, che, dopo la morte del capo famiglia, la distruzione del castello e la confisca dei beni di famiglia imposta dai vincitori, rimase praticamente sul lastrico. Per sfuggire alla miseria dovette recarsi in Francia, dove studiò teologia nell’importante università della Sorbona a Parigi, acquisendo in un triennio il rilevante titolo di “Magister” (Maestro). Nella capitale francese, partecipò attivamente alla vita mondana, conoscendo studiosi, dotti e umanisti di rilievo, interessandosi anche alle varie dottrine eretiche che v’imperversavano. Alla fine, però, non vi aderì e anzi le confutò, grazie al discernimento scaturito dalla provvidenziale conoscenza dei due futuri santi Ignacio (Ignazio) di Loyola (1491-1556), basco e suddito spagnolo, e Pierre (Pietro) Favre (1506-1546), francese, che ebbe come compagni di studio e ospiti nel medesimo pensionato universitario, i quali lo influenzarono molto positivamente. Ignazio di Loyola apprezzò immediatamente il temperamento combattivo e ardente di Francesco Saverio e decise di conquistarlo al Signore, tentando di distoglierlo dalla sua vita legata ai beni materiali. Francesco, all’inizio, rimase completamente indifferente a tali richiami, fino a quando la più profonda conoscenza di Ignazio si trasformò in profonda ammirazione e gratitudine. Fu talmente conquistato dalle sue parole e dal suo esempio, che decise di consacrarsi a Cristo nella vita religiosa missionaria da Ignazio proposta. Così il 15 agosto 1534, nella chiesa parigina di Saint-Pierre-de-Montmartre, unitamente allo stesso Loyola e a Pietro Favre, Francesco Saverio emise i primi voti di povertà, castità e di compimento di almeno un pellegrinaggio in Terrasanta nella vita, in un nuovo ordine religioso concepito sotto la guida di Loyola e Favre, che sarebbe poi diventato la “Compagnia di Gesù”. Nella circostanza, fu anche stabilito all’unanimità che, se non fossero riusciti a partire per i luoghi di Cristo, sarebbero andati a Roma per mettersi a disposizione del Papa. Francesco Saverio fu dunque, unitamente a Pietro Favre, uno dei cofondatori della Compagnia di Gesù, principalmente concepita da Ignazio di Loyola. Quando seppero della sua decisione di farsi religioso, i due fratelli maggiori tentarono di dissuaderlo, ma, vedendo la sua risolutezza, provarono almeno a trattenerlo in Patria, riuscendo a procurargli un canonicato a Pamplona, in Navarra. Tuttavia era troppo tardi. Francesco Saverio era già in viaggio verso l’Italia con alcuni compagni, deciso a partire per la Terrasanta. Giunto a Venezia, capitale dell’omonima “Serenissima” Repubblica, dove avrebbe dovuto imbarcarsi con i compagni, non riuscì però a partire a causa delle guerre in corso tra Veneziani e Turchi. Così, come sancito dal terzo voto pronunciato, si recò a Roma col gruppo che conduceva, dove, riuscito a farsi ricevere da Papa Paolo III (dal 1534 al 1549), ricevette l’approvazione del nuovo ordine, venendo anche ordinato sacerdote il 15 agosto 1534. Divenne così uno dei primi sette consacrati membri la Compagnia di Gesù. Un giorno, l’ambasciatore del Portogallo a Roma chiese proprio alla nuova Compagnia, quale istituto missionario sempre più conosciuto e apprezzato, di inviare due sacerdoti per l’evangelizzazione delle Indie Portoghesi. Volle il Cielo che proprio Francesco Saverio dovesse partire, per l’improvviso ammalarsi di uno dei due sacerdoti che erano stati prescelti allo scopo. Si portò quindi in Portogallo e, il 7 aprile 1541, si imbarcò a Lisbona, capitale del Regno, sbarcando il 6 maggio 1542, dopo un lungo viaggio durato tredici mesi, a Goa, capoluogo dei territori portoghesi in India, sulla costa occidentale di quel subcontinente, conquistata trent’anni prima. Qui scelse come casa l’ospedale cittadino, dormendo in un letto accanto a quelli dei malati più gravi. Di giorno si muoveva per la città chiamando a sé bambini e schiavi per educarli al cristianesimo, curando malati e visitando prigionieri, tanto da guadagnarsi l’appellativo di “Padre Buono”. Si occupò amorevolmente anche del popolo dei Pàravi, abituali pescatori di perle, che, vessati dai musulmani, si erano alleati con i Portoghesi ed erano diventati cristiani, senza però un’adeguata preparazione in quanto non si conosceva bene la loro lingua. Francesco Saverio, insieme a due nuovi compagni di quell’etnia che gli facevano da interpreti, partì verso i loro luoghi d’origine nell’entroterra e con grande fatica tradusse nel loro idioma le più importanti preghiere e le verità della fede. Per due anni girò nei villaggi battezzando, catechizzando, insegnando e fondando chiese, luoghi di cura e scuole. Dopo Goa, si mosse verso oriente e giunse nella lontana Malacca (regione costiera della Malesia sud-occidentale) e nell’arcipelago delle Molucche nell’oceano Pacifico (gruppo di isole dell'odierna Indonesia, parte dell’arcipelago malese). In quei luoghi conobbe un giapponese scappato dalla sua patria per un delitto commesso. Questi, di nome Hanjiro, rimase affascinato dalla parola di Gesù e volle convertirsi, stimolando in Francesco, nel contempo, un forte interesse nei confronti del lontano Giappone. Così, nel 1549, imbarcatosi nuovamente, giunse in quest’ultimo Paese. All’inizio vi ebbe una buona accoglienza unitamente ai vari missionari europei che lo accompagnavano, ma poi, a causa della gelosia di bonzi buddisti e monaci scintoisti, rimase vittima di leggi restrittive, culminate con l’introduzione della pena di morte per i religiosi stranieri e per chi si battezzava. Francesco Saverio fu espulso e dunque costretto suo malgrado ad abbandonare quel territorio, nelle sue intenzioni provvisoriamente, lasciando sul posto una dinamica comunità di più di 1.500 fedeli da lui convertiti. Ora gli si prospettava la grande Cina, presentatagli come una terra assai colta e raffinata, che sarebbe stata la sua ultima meta. Infatti, giunto in prossimità delle coste continentali cinesi, si ammalò gravemente con febbre altissima, morendo nell’Isola di Sancian, vicino alla costa, il 3 dicembre 1552. Il suo corpo fu trasportato a Goa dai confratelli che lo accompagnavano, dove ancora oggi si trova inumato nella locale cattedrale- basilica intitolata al “Bom Jesus” (Buon Gesù). Francesco Saverio è considerato uno dei più grandi missionari. Fu proclamato santo nel 1622 da papa Gregorio XV. È patrono dell’Oriente, dell’Opera della Propagazione della Fede e, con Santa Teresina di Lisieux, delle Missioni.
IMMAGINE: "La morte di San Francesco Saverio", olio su tela dipinto, nella seconda metà del XVII secolo, dal pittore genovese Domenico Piola (1627-1703). L'opera si trova presso i Musei di Strada Nuova (ex Palazzo Bianco) a Genova.
Roberto Moggi
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