Oggi - 11 dicembre 2024 - mercoledì della II settimana del tempo d’Avvento, la Chiesa celebra la memoria facoltativa di San Damaso I, papa. Di Damasus (Damaso), questo il suo nome in latino, si hanno pochissime notizie prima della sua elezione al Soglio Pontificio. Recenti studi sembrano dimostrare che egli sia nato a Roma nel 305 circa, anche se si ritiene per lo più, da molto tempo, che sia venuto alla luce nello stesso periodo a Guimaraes, nella provincia romana della Lusitania (corrispondente grosso modo all’odierno Portogallo). Al di là della località di nascita, sappiamo comunque che era figlio del lusitano Antonio, aggregato al clero della chiesa romana di San Lorenzo Martire (oggi San Lorenzo in Panisperna), e di una certa Laurentia, forse romana. Visse e studiò nell’Urbe, dove - qualora non vi fosse nato - sarebbe comunque giunto giovanissimo. Spinto da una forte vocazione religiosa, entrò a fare parte del clero della predetta chiesa, ove già serviva il padre, ricevendo gli ordini sacri e venendo introdotto e ritenuto presso la curia di papa Liberio (dal 352 al 366), con il quale stabilì un rapporto molto stretto di reciproca stima e fiducia. Nel 355, quando questo pontefice venne esiliato a Berea, in Tracia (attuale Veria nella Macedonia greca), dall'imperatore Costanzo II (dal 337 al 361), Damaso dimostrò la sua fedeltà seguendolo al confino sebbene non vi fosse stato condannato. Pur lontano dalla capitale, si occupò attivamente del buon andamento della Chiesa, per delega dello zelante papa che era molto malato e riponeva in lui la massima fiducia. Durante l’esilio, il clero romano riunito in concilio, si era impegnato solennemente a non eleggere alcun altro vescovo di Roma fin tanto che Liberio fosse stato in vita. L'imperatore, tuttavia, sostituiva i vescovi cattolici esiliati con quelli seguaci dell’eresia ariana e, anche questa volta, cercò d'insediare un nuovo pontefice a lui gradito al posto dell’allontanato Liberio. Allo scopo invitò alla corte imperiale, che egli aveva trasferito a Milano, l’arcidiacono Felice della Chiesa di Roma, al quale propose di essere eletto nuovo pontefice, cosa che lui accettò. Così, nel 356, quest’ultimo fu illegittimamente consacrato papa col nome di Felice II, divenendo in pratica un “antipapa”. Parte del clero romano, asservito al potere imperiale, riconobbe come valida la sua consacrazione, ma il resto della Chiesa e tutto il popolo non vollero avere nulla a che fare con lui, rimanendo fedeli al legittimo Papa esiliato. Si formarono così due fazioni, una favorevole all’antipapa Felice II e l'altra, maggioritaria, fedele al legittimo Pontefice Liberio, che si fronteggiarono fino a quando morirono entrambi i contendenti: prima Felice nel 365 e poi Liberio il 24 settembre 366. S’indissero pertanto nuove elezioni per stabilire il nuovo pontefice, che si risolsero però in due distinte e contemporanee votazioni, tenute dai due partiti contrapposti. La prima fazione, riunita nella basilica di Santa Maria in Trastevere, elesse e consacrò frettolosamente il diacono Ursino o Ursicino, creando un altro “antipapa”, mentre la seconda, nella basilica di San Lorenzo in Lucina, elesse per unanime consenso proprio Damaso, da poco rientrato a Roma dopo la scomparsa di papa Liberio, che fu regolarmente consacrato nella basilica di San Giovanni in Laterano il 1º ottobre 366, sostenuto dalla maggior parte del clero, dall'aristocrazia, dal potere civile e dal popolo. Damaso, durante i suoi vent'anni di pontificato, ebbe a sostenere prove durissime. Infatti, l’antipapa Ursino, benché non riconosciuto e privo di formale potere, continuò a contrastarlo in ogni modo, fino a quando il Signore lo punì. Ursino, infatti, dopo alcuni brevi confini di volta in volta revocatigli, nel 372 fu esiliato definitivamente a Colonia Agrippina nella Gallia Belgica [oggi Köln (Colonia) nella Germania centro-occidentale], per decreto del nuovo Imperatore Graziano (dal 375 al 383), che pose fine a quell’annoso e deleterio conflitto. Così Damaso, nonostante il suo mandato coincidesse con un periodo piuttosto burrascoso per il cristianesimo e sebbene avesse ricevuto ingiustamente attacchi e accuse dai detrattori, finalmente poté con grande fervore riformare la Chiesa secondo gli ideali apostolici, mirando soprattutto alla formazione del clero, bandendo allo scopo un decreto che obbligava chierici e monaci a condurre vita in comune. Si batté per il riconoscimento della supremazia della sede episcopale romana e difese con vigore l'ortodossia cattolica contro tutte le eresie. In due sinodi romani condannò fermamente le eresie del momento. Il primo si tenne nel 368 e vi venne condannato l'Apollinarismo e l’altro nel 369 o 370, dove venne respinto il Macedonianismo. Ma l'opera imperitura di Damaso è specialmente quella dell’aver incaricato il biblista, traduttore, teologo e monaco romano Girolamo (347-420), futuro Santo e dottore della Chiesa, che allora collaborava con lui in qualità di segretario, di tradurre in lingua latina tutti i libri della Sacra Scrittura. Girolamo parla sovente nelle sue opere di Damaso e fa risaltare soprattutto gli aiuti e gli incoraggiamenti che ricevette da lui. Circa la Sacra Scrittura, Damaso definì l'elenco dei libri santi considerati divinamente ispirati. Molto noti di lui sono i cosiddetti “Carmina” (componimenti poetici in rima o in prosa) che si leggono incisi nelle catacombe sulle tombe dei martiri. Ne scrisse molti, tutti bellissimi, per cui è ritenuto anche un poeta. Se ora conosciamo il nome e qualche notizia della vita di tanti martiri si deve proprio a lui. Morì l’11 dicembre del 384 alla bella età di ottanta anni. Le sue spoglie riposano a Roma, sotto l’altare maggiore della Basilica di San Lorenzo in Damaso, rifatta nel XV secolo e sita nel centralissimo rione Parione, incorporata nel Palazzo della Cancelleria che si trova nella piazza omonima. Tuttavia, secondo una tradizione, il cranio si troverebbe nella basilica di San Pietro in Vaticano e un braccio nella Chiesa di San Tommaso in Parione.
IMMAGINE: "Papa Damaso I", olio su tela dipinto, nel 2002, dal pittore romano vivente Giuseppe Tedeschi (nato nel 1958). L'opera si trova presso l'ambasciata di Spagna presso la Santa Sede, a Roma.
Home page ARGOMENTI
Commenti
Posta un commento
Non inserire link cliccabili altrimenti il commento verrà eliminato. Metti la spunta a Inviami notifiche per essere avvertito via email di nuovi commenti al post.