Oggi - 1° dicembre 2024 - I domenica del tempo d’Avvento, Pasqua settimanale di “tempo forte” che ha la precedenza sule altre celebrazioni, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, San Charles de Foucauld, religioso. Charles Eugène (Carlo Eugenio), questi i suoi due nomi di battesimo nella materna lingua francese, conosciuto col solo primo appellativo, nacque il 15 settembre 1858 a Strasburgo, in Alsazia (Francia), dalla nobile e molto cattolica famiglia dei visconti di Pontbriand che vi si era trasferita per affari. Nel 1864 perse entrambi i genitori ad appena sei anni, venendo affidato al nonno materno unitamente alla sorella maggiore Marie (Maria), mentre dopo il 1871, a dodici anni, in seguito all’annessione dell’Alsazia-Lorena da parte dell’Impero Germanico (dopo la guerra franco-prussiana del 1870-1871), la famiglia andò ad abitare a Nancy (nel nord-est della Francia). Intelligentissimo e dotato di uno spirito curioso, coltivò molto presto la passione per la lettura. Nel fiore della giovinezza, benché cristianamente educato, si lasciò vincere dallo scetticismo religioso e dal positivismo che segnavano la sua epoca. Presto - secondo le sue stesse parole - “perse la fede e s’immerse in una vita mondana gaudente e di disordine”, che però lo lasciava insoddisfatto. Nel 1876, entrò nella prestigiosa “École spéciale militaire de Saint-Cyr” ("Scuola speciale militare di Saint-Cyr"), vicino a Parigi, la principale accademia militare francese che forma gli ufficiali dell'Armée de terre, rimanendovi per due anni. Nominato ufficiale a venti anni, venne inviato in Algeria, all’epoca colonia francese dell’Africa settentrionale, che si affaccia sul Mare Mediterraneo. Tre anni più tardi non trovando ciò che cercava, diede le dimissioni dall’esercito per compiere, a rischio della propria vita, un viaggio di esplorazione in Marocco, regno ancora indipendente in quel tempo chiuso agli europei. Si trattò di un’esplorazione scientifica, che descriverà nel libro “Reconnaissance au Maroc, 1883-1884” (“Riconoscimento al Marocco”) che gli otterrà la gloria riservata agli esploratori del XIX secolo. Da allora, la scoperta della fede musulmana, la ricerca interiore della verità, la bontà e l’amicizia discreta della cugina Marie (Maria), con l’aiuto spirituale del suo amico sacerdote Henri (Enrico) Huvelin (1838-1910), gli fecero riscoprire la fede cristiana. Alla fine di ottobre 1886, si recò dall’abbé Huvelin nella Chiesa di Sant’Agostino a Parigi, dove si confessò e ricevette la comunione. Questo è considerato il principio della sua conversione, senza dubbio latente da qualche tempo, che diventò totale e definitiva. Completamente rinnovato da questa conversione, nutrito dall’Eucarestia e dalla Sacra Scrittura, Charles comprese allora che “non poteva fare altrimenti che vivere per Dio” al quale vuole consacrare tutta la sua vita e così “esalarsi in pura perdita di sé davanti a Dio”. Per tre anni, aiutato dall’abbé Huvelin, cercherà di comprendere come realizzare concretamente la sua vocazione di consacrazione totale a Dio. Lui che aveva conosciuto la ricchezza e la vita agiata e che era stato posseduto da una grande volontà di potenza, volle imitare “Gesù Povero” che prese “l’ultimo posto”. Dopo un pellegrinaggio in Terra Santa dal 1888 al 1889, dove, “camminando nelle strade di Nazareth su cui si posarono i piedi di Gesù, povero artigiano”, ne scoprì il mistero, che sarà d’ora in poi il cuore della sua spiritualità, entrò nella “trappa” (monastero, convento, soprattutto di monaci trappisti) intitolata a “Nostra Signora delle Nevi”, nella diocesi di Viviers (sud-est della Francia), da dove, dopo qualche mese, sarà inviato in Siria (allora regno islamico del Medio Oriente), nella trappa di “Nostra Signora del Sacro Cuore”, una trappa povera, vicino ad Akbès. Vi dimorerà per sette anni lasciandosi formare alla scuola monastica e cercando l’imitazione più perfetta di Gesù vivente a Nazareth. Ciò nonostante, non trovandovi la radicalità che desiderava, anche se tutti lo veneravano come un santo, chiede di lasciare il monastero. Nel gennaio 1897, il Padre Abate Generale lo scioglie dai suoi temporanei impegni trappisti e lo lascia libero di seguire la sua vocazione personale. Charles parte per la Terra Santa e andrà a vivere a Nazareth, come domestico delle Clarisse, dal 1897 al 1900. Nel servizio, nel lavoro umilissimo, nella meditazione del Vangelo ai piedi del Tabernacolo cercherà di vivere “l’esistenza umile e oscura del divino operaio di Nazareth”, come “Piccolo fratello di Gesù” nella Santa Casa di Nazareth tra Maria e Giuseppe. Meditando il mistero della Visitazione, lui che aveva ricevuto “la vocazione alla vita nascosta e silenziosa e non quella dell’uomo di parole” scopre che anche lui può partecipare all’opera della salvezza “… imitando la Santa Vergine nel mistero della Visitazione, portando come Lei, in silenzio, Gesù e la pratica delle virtù evangeliche [...] tra i popoli infedeli, per santificare questi sfortunati figli di Dio attraverso la presenza della Santa Eucaristia e l’esempio delle virtù cristiane …”. Confortato dalla certezza che “niente glorifica tanto Dio quaggiù quanto la presenza e l’offerta dell’Eucaristia”, riceve l’ordinazione sacerdotale il 9 giugno 1901 a Viviers, dopo aver trascorso un anno di preparazione nel monastero di “Nostra Signora delle Nevi” che lo aveva accolto all’inizio della sua vita consacrata. Scoprirà ben presto - con le sue parole - che: “… I miei ritiri di diaconato e di sacerdozio mi hanno mostrato che questa vita di Nazareth, che mi sembrava essere la mia vocazione, bisognava viverla non in Terra Santa, tanto amata, ma tra le anime le più ammalate, le pecore le più abbandonate …”. Nel 1901, dunque, Charles si trasferisce in Algeria e si dirige verso la frontiera del Marocco, mettendosi al servizio del Prefetto Apostolico del Sahara, Monsignor Guérin, vivendo nell’oasi di Beni-Abbès dal 1901 al 1904. Là cercherà di portare a Cristo tutti gli uomini che incontra “… non con le parole, ma con la presenza del Santissimo Sacramento, l’offerta del divin sacrificio, la preghiera, la penitenza, la pratica delle virtù evangeliche, la carità, una carità fraterna e universale, condividendo fino all’ultimo boccone di pane con ogni povero, ogni ospite, ogni sconosciuto che si presenti e ricevendo ogni uomo come un fratello beneamato …”. Costruisce un eremo, e si dà un regolamento dettagliato, come un monaco. Tuttavia, il suo desiderio d’accogliere tutti quelli che bussano alla sua porta trasforma presto l’eremo in “un alveare” dal mattino alla sera. Scrive: “… Voglio abituare tutti gli abitanti, cristiani, musulmani, giudei, a guardarmi come il loro fratello, il "Fratello universale". Iniziano a chiamare la casa «la fraternità» e questo mi piace molto …”. A causa della chiusura delle frontiere con il Marocco, non può spostarsi in quella nazione. Tuttavia, riceve un inaspettato invito per la regione del massiccio dell’Hoggar (o Ahaggar), un complesso montuoso nel cuore del deserto del Sahara, nel sud dell'Algeria, che prende il nome dalla popolazione che tradizionalmente vi abita, i tuareg Kel Ahaggar, dove nessun prete poteva avere il permesso di risiedere, a causa della politica anticlericale del governo francese. Si orienta così verso i Tuareg. Per questo, nel 1905, va ad abitare nel cuore del Sahara, a Tamanrasset. Povero tra i poveri per fedeltà alla sua vocazione di imitare la vita nascosta di Gesù a Nazareth, che si era fatto piccolo per dare un volto umano a Dio, Charles si fa piccolo tra i poveri per rivelare il volto di un Dio che è Amore: “… Amarci gli uni gli altri, come Gesù ci ha amati, è fare della salvezza di tutte le anime l’opera della nostra vita, donando, in caso di necessità, il nostro sangue per lui, come l’ha fatto Gesù …”. L’amore lo spinge fino a immolare la sua vita il 1°dicembre 1916, assassinato da razziatori, in una spoliazione estrema. E’ stato sepolto nell’oasi algerina di El Meniaa, in una semplicissima tomba, dove ancora riposano i suoi resti. Nella morte realizzò perfettamente 1a sua vocazione: “… Silenziosamente, segretamente come Gesù a Nazareth, oscuramente, come Lui, passare sconosciuto sulla terra come un viaggiatore nella notte [...] poveramente, laboriosamente, disarmato e muto davanti all’ingiustizia come Lui, lasciandomi come l’Agnello divino tosare e immolare senza fare resistenza né parlare, imitando in tutto Gesù a Nazareth e Gesù sulla Croce …”. Così si compiva uno dei suoi desideri più tenaci: il desiderio di imitare Gesù nella sua morte dolorosa e violenta, dargli il segno del più grande amore e completare così l’unione, la fusione di colui che ama in Colui che è amato. Il “Piccolo Fratello” - come ormai era chiamato Charles de Foucauld - non è un fondatore nel senso stretto della parola, ma un iniziatore, un fratello maggiore che ha aperto la via a tanti altri che vogliono camminare come lui, al seguito di Gesù di Nazareth. La sua causa di beatificazione e canonizzazione è stata iniziata sotto la normativa stabilita dal Codex Iuris Canonici del 1917. Il Prefetto apostolico di Ghardaïa nel Sahara (Algeria) iniziò il processo informativo nel 1927. Settantotto testi, la maggior parte “de visu” (propriamente “di veduta”, cioè con i proprî occhi), furono escussi nel processo ordinario di Ghardaïa e in dodici inchieste rogatoriali, dal 1927 al 1947. Il 24 aprile 2001, papa San Giovanni Paolo II promulgava il decreto sulle virtù eroiche del Servo di Dio. Charles de Foucauld è stato poi beatificato da papa Benedetto XVI, nella Basilica Papale di San Pietro in Vaticano, il 13 novembre 2005. Dal suo esempio, sono nati i differenti raggruppamenti che costituiscono, dal 1955, la "Famiglia Spirituale Charles de Foucauld". Auguri a chi porta questo nome e ne festeggia oggi l’onomastico.
IMMAGINE: Charles de Foucauld, in una fotografia ufficiale ascrivibile al 1907 circa, scattata in Algeria. La foto è di dominio pubblico, con originale conservato presso il "Fond Foucauld" della diocesi di Viviers (Francia).
Roberto Moggi
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