I guai, come i peli, non mancano mai.
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Il proverbio che oggi ci è stato presentato, riguardo alla molteplicità dei guai che ci si trova ad affrontare nella vita, si aggiunge alla rassegna di altri detti che qui ci ha presentato Gianni Polverino.
Il concetto mostrato da un proverbio, spesso non è solo comune al luogo in cui è espresso con il suo dialetto e scritto quindi anche in italiano, ma riguardo ai proverbi che menzionano i guai da affrontare e sopportare nella vita, ritengo che il partenopeo linguaggio abbia una sua originalità.
Una particolarità che nel tempo si è formata in seguito alle traversie alle quali è stato sottoposto il popolo napoletano, costituito dagli ultimi che non hanno mai avuto voce in capitolo, con tutti i guai che tale stato ha procurato loro.
Traversie e disgrazie che hanno dato luogo a un elenco di adagi sui guai, tra quelli che capitano e quelli che si cercano.
Così che nell'elenco dei proverbi di Gianni Polverino, troviamo "’O guajo vène sempe accumpagnato", perché le disgrazie non vengono mai sole.
Nulla calamitas sola, già dicevano gli antichi e ribadisce il detto che le disgrazie sono come gli starnuti, che poche volte vengono da soli.
Un proverbio che sottolinea una triste realtà, secondo la quale, quando si entra in una spirale negativa è difficile venirne fuori, con i problemi che sembrano sommarsi.
Prima del 2020, immaginavamo quanta umanità sarebbe stata cancellata sulla terra dalla pandemia che sopravvenne?
Che non bastava poi, con migliaia di lutti e gente a spasso, per il lavoro perso, e a sopperire alla mancanza, due conflitti insensati e prodotti dall'aberrazione umana continuano a provvedere nel cancellare migliaia di vite e riducendo i sopravvissuti alla miseria nera.
Quando volessimo illuderci che almeno qui da noi regna la pace, ci pensano i media, televisione in testa, ad informarci di quanto è malata la nostra società, tra catastrofi, crimini e uccisioni e non ci resta che pregare affinché, almeno nelle nostre famiglie, regni un po' di pace e di concordia.
Un altro proverbio dell'elenco già citato si mostra in una relativa comicità:
"Guaje e ddiébbete, vita longa!", perché le disgrazie e la povertà allungherebbero la vita, ma non si tratta altro che della sensazione di come il tempo sembri non aver mai fine, quando si è presi dalla sofferenza.
L'adagio si mostra come una battuta divertente per chi non vive circostanze avverse e tanto meno ha impegni monetari, ma molto meno per chi, tra i guai e i debiti, si barcamena in una vita grama, così che la vita sembra lunga, per dei momenti la cui fine appare come un evento che non debba mai avvenire.
Disgrazie e debiti, con le prime che spesso fanno sorgere i secondi, in una spirale che sembra senza fine.
Rimetti a noi i nostri debiti, come noi li rimettiamo ai nostri debitori, recita una preghiera, poco osservata da finanzieri, banchieri ed usurai, che piacerebbe tanto a chi i debiti ce li ha.
I debiti che, nel dialetto romanesco, diventano i buffi, anche se di buffo hanno ben poco, con chi, per consolarsi, afferma che i debiti fanno bene alla salute, per tutti i creditori che pregano affinché i debitori non passino a miglior vita, prima dell'estinzione di ciò che devono pagare.
Riguardo poi a chi incorre nei guai, per quanto cerchi sempre di evitarli, c'è anche chi li cerca, come leggiamo in un altro detto dell'elenco:
"Chi cerca guaje, lle vèneno guaje e mmalanne."
Che ci presenta la situazione di chi sta poco in pace con sé stesso e invece di cercare l'ideale armonia che conforti l'esistenza, nella serenità che merita, è in perenne stato conflittuale con chiunque si trova ad aver a che fare.
Di contro a chi, in qualsiasi controversia, cerca sempre il compromesso che possa sanare una situazione, tentando di valutare obiettivamente i propri interessi, rispetto a quelli altrui, c'è chi per qualsiasi contrasto, che sia anche il più futile che sorga, lo fa diventare un casus belli, passando subito alla lite e complicando qualsiasi questione, anche di scarso peso.
Un perenne atteggiamento conflittuale che complica l'esistenza del soggetto e di chiunque si trovi a doverci avere a che fare.
Recita un detto più che conosciuto: "Si nasce incendiari e si muore pompieri", come fu incendiaria anche la gioventù di Vasco Rossi che espresse nella famosa canzone:
"Voglio una vita spericolata
Voglio una vita come quelle dei film
Voglio una vita esagerata
Voglio una vita come Steve McQueen
Voglio una vita che non è mai tardi
Di quelle che non dormi mai
Voglio una vita, la voglio piena di guai."
Si usa dire che chi cerca rogna, la trova e il destino lo ha abbastanza accontentato, con tutti i guai con cui la vita l'ha ripagato, e si ritiene che adesso se li cerchi molto meno.
Ed è stato anche fortunato, perché il destino ha fatto passare a miglior vita Steve McQueen a soli cinquant'anni.
Rispetto a chi, conscio di come la vita sia già complicata per sé stessa, si adopera per viverla con la semplicità che gli permetta un'esistenza più serena, chi l'inferno già ce l'ha dentro di sé, lo proietta nell'ambiente e verso le persone con le quali vive.
Per chi i guai fa di tutto per evitarli, come sarebbe piacevole un'esistenza priva di tragedie e ostacoli inattesi! Ma ad alcuni, una vita del genere risulta troppo noiosa, priva di emozioni e di sussulti, sempre uguale a sé stessa, piatta e monotona, tanto che per riuscire a vederla sotto un altro aspetto e ad apprezzarla, devono prima piangere, sempre che siano sopravvissuti.
C'è da considerare poi che una calma piatta, per quanto possa essere noiosa, è sempre più gradita di un qualsiasi evento tormentato, ma riesce a preoccupare il pessimista che, dalla vita, si aspetta solo guai, al punto da far suo il proverbio che recita:
"Tempesta ca tarda, furiuosa vène", ovvero un guaio che tarda a venire, arriva più grosso.
Cotto e mangiato, come si usa dire per qualcosa che cerchiamo di levarci subito di torno, perché se tarda, sia nel succedere che nella durata, si dimostra sempre più disagevole e sofferto.
Un proverbio che si accompagna a "chi ha tempo, non perda tempo", in qualsiasi attività in cui ci si impegna e specialmente se gli inconvenienti da affrontare sono gravi e non c'è cosa peggiore dell'impossibilità di riuscire ad evitarli, quando si profilano, o a risolverli quando si sono presentati, col tempo che passa e aumenta la loro gravità.
Al proverbio che fa da esordio al testo, ben gli si accoda quello che enuncia:
"’O munno è cchino ’e guaje, chi ne tène poche e cchi ne tène assaje."
Che si sofferma sulla sfortuna e le disgrazie in cui si incorre nella vita sulla terra, tra chi ne ha poche, chi tante, chi se le cerca e chi fa del tutto per riuscire ad evitarle.
C'è chi paragona la vita e le sue vicissitudini a una strada, che è piana, o in discesa per alcuni, mentre per altri è tutta una salita.
Uno scenario multiforme che ci mostra da chi vive negli agi, a chi ne è privo, a chi s'impegna a migliorare il proprio stato, facendo fronte alle traversie che incontra, rispetto a chi si arrende alla minima contrarietà.
C'è chi campa beatamente, senza nemmeno rendersene conto, perché non ha problemi di salute, e chi inizia la vita con qualche malattia, a volte grave e del tutto invalidante, mentre chi incorre nei malanni che spesso si incontrano nella terza età, spesso realizza che si è dato tanto da fare nel passato, per aumentare la ricchezza e gli agi, per poi scoprire che ha trascurato l'unica ricchezza che ha valore, ovvero la salute.
Rispetto alla varietà dello scenario, c'è quella dell'atteggiamento umano verso le prospettive offerte dalla vita, dall'ottimistica visione del libero arbitrio che permette di essere artefici del proprio destino, alla convinzione fatalista che tutto è predeterminato dalla sorte.
Riguardo al guaio preventivato dall'ansioso ed eternamente preoccupato che come tarda ad arrivare, un proverbio che potrebbe fargli tirare un sospiro di sollievo, è quello che si esprime con:
"’O malanno trase p’ ’e ssenghe d’ ’a porta."
Per i guai che arrivano all‘improvviso, anche se si fa di tutto per evitarli.
Un adagio che ci dice in modo metaforico, come non ci sia una porta così ben serrata, da non far passare sia i guai, che le malattie. Guai che spesso del tutto evitati e non cercati, ci pensa qualcun altro a procurarceli.
Riguardo ai malanni fisici nei quali si può incorrere, il destino può giocare brutti scherzi, così che c'è chi fa una vita morigerata e si preserva dalle malattie e chi fa lo stesso ed è pieno di acciacchi, sempre che sopravviva.
Resta emblematica l'allocuzione attribuita al Dalai Lama, su come molta gente vive nella nostra società:
“Quello che mi ha sorpreso di più negli uomini dell’Occidente è che perdono la salute per fare i soldi e poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere né il presente, né il futuro. Vivono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto.”
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