Pe nu monaco nun se perde ’o cunvento

Non si può compromettere l’intera comunità per colpa di una sola persona cattiva.
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Il proverbio che oggi ci è proposto, ci invita a non formulare qualunquismi, facendo, come si usa dire, di tutta un'erba un fascio, giudicando qualsiasi comunità nella sua totalità, in funzione dei disonesti e dei malvagi che ne fanno parte.
Si mostra, purtroppo, molto frequente da parte di una cospicua massa di persone, l'abitudine a giudicare con una superficialità e un qualunquismo che generano facilmente pregiudizi, basandosi su stereotipi del tutto inattendibili, attribuiti a società, o a gruppi di persone, per il loro ceto, per il genere che le caratterizza, per il luogo a cui appartengono, per la confessione religiosa che seguorno, o per le attività che svolgono.
Stereotipi, ovvero nozioni preconcette, che danno luogo a pregiudizi che facilitano gli atteggiamenti che vanno dalla misantropia, alla xenofobia, all'omofobia, al razzismo, al disprezzo e alla denigrazione di chi non fa parte della cerchia di persone alla quale si appartiene.
Un atteggiamento che non tiene conto della varietà dell'intero genere umano, con i differenti usi, costumi, abitudini e modi di pensare, che arricchiscono il sapere di antropologi, etnologi e sociologi, ma rigettati, quando si mostrano diversi dai propri, da chi ragiona in funzione di "noi e gli altri"
Nella successione dei processi psicologici che, nella prima giovinezza, concorrono a quello della formazione dell'identità personale, una grande importanza ce l'hanno la famiglia e l'ambiente in cui avvengono, nel cruciale periodo della vita nel quale, si cercano i modelli da imitare e ai quali uniformarsi.
Certo è che se i punti di riferimento mostrati dalla famiglia, dall'ambiente, o addirittura da una propaganda di regime, non si basano sulla realtà, ma sugli stereopiti di un sentito dire, o di quello che si vuol far credere, che facilitano le supposizioni sulle certezze da fare proprie di chi ha un carattere gregario ed è disabituato a pensare con la propria testa, fanno sì che l'incapacità di mettere in discussione il proprio modo di pensare e qualsiasi nozione acquisita come certa, anche se falsa, portano a una visuale del tutto distorta di qualsiasi manifestazione si mostri diversa dai propri costumi e le conseguenti abitudini acquisite.
Un fenomeno che, nell'adolescenza, può inculcare una presunzione di come ci si crede, rispetto agli altri, o contribuire a danneggiare l'autostima, complicando il già difficoltoso rapporto che in tale fase si ha con sé stessi.
Uno scenario, quello presentato da stereotipi e qualunquismi, che favoriscono pregiudizi, che arrivano ad essere vere e proprie fissazioni, dovuto a una mediocrità di ragionamento di chi poco si cura di migliorare costantemente il proprio modo di pensare, prendendo con beneficio d'inventario qualsiasi nozione acquisita e data per certa, ma ritenuta sempre suscettibile di una prova contraria.
Un fenomeno reso evidente dalle conoscenze acquisite dalla scienza, che non si mostrano mai come definitive, ma spesso rese obsolete dalle invenzioni e le scoperte successive.
Tanto poi per divertirci, con stereotipi e pregiudizi del tutto impropri, ricordiamo la locuzione attribuita a Hermann Goering:
"Se hai un tedesco hai un uomo perbene, se hai due tedeschi hai un Bund, tre tedeschi insieme sfociano in una guerra. Invece, se hai un inglese, hai un idiota, due inglesi formano immediatamente un club, e quando tre inglesi si riuniscono hai un impero.
Un italiano è sempre un tenore, due italiani fanno un duetto, quando hai tre italiani, hai una ritirata.
Un giapponese è un mistero, due giapponesi sono un mistero, ma tre giapponesi? Sono un mistero anch’essi."
Con le varianti di un tedesco: il furher e due tedeschi: una birreria, un inglese: la regina e tre inglesi: il Commonwealth
Un Italiano un genio, due italiani due geni e tre italiani un casino.
Un italiano: un bel tipo, due italiani: un litigio e tre italiani: tre partiti politici.
Un francese: un eroe, due francesi: due eroi e tre francesi: un ménage.
Il direttore di un autosalone americano raccontava di come riusciva a capire la nazionalità dei visitatori.
Se osservavano come si presentavano le rifiniture interne dell'auto, erano inglesi.
Se saltavano sui sedili per verificare com'erano gli ammortizzatori, erano francesi.
Se ficcavano letteralmente le teste nel motore, sotto al cofano, erano tedeschi.
Se con aria da intenditori, premevano a tutto spiano il clacson, erano italiani.
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