’E deritte mòreno pe mmane d’ ’e fesse

Talvolta il furbo viene fregato proprio da chi non era ritenuto tale.
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Il proverbio ci induce a meditare su chi si crede furbo e chi lo è, con il secondo che può permettersi di raggirare il primo a suo piacimento.
Va tanto di moda definire la nostra nazione come il paese dei furbi e spesso è più ammirato chi lo è, rispetto alle persone intelligenti., ma anche la furbizia ha le sue sfumature, con i furbi che sanno come esserlo e i furbetti che si industriano a fregare gli altri, ottenendo il risultato di essere loro a restar fregati.
È proprio, almeno per alcuni stupidi, scambiare la furbizia per intelligenza, ma anche saper fare il furbo richiede l'acume di capire quando è il caso di farlo e quando no, senza sottovalutare le persone con le quali si ha a che fare.
Si dice che è meglio un imbecille a tutto tondo, di uno stupido che si industria a fare il furbo, perché il primo se non altro è innocuo, mentre il secondo può rappresentare un pericolo per sé e per agli altri, scambiando la furberia per l'intelligenza che non ha.
Beati i poveri in spirito, disse Gesù a suo tempo, su persone che si possono giudicare non solo umili, ma anche ingenue, con i furbi che si augurano che ce ne sia un'infinità, come leggiamo in una locuzione dello scrittore vittoriano iconoclasta Samuel Butler:
"Ci sono più sciocchi che furbi al mondo, altrimenti i furbi non avrebbero abbastanza per vivere."
Nello scenario mostrato dal mondo diviso tra i furbi impegnati ad ingannare e gli ingenui che si fanno raggirare, c'è un paradosso che caratterizza primi, che disprezzano e sbeffeggiano tutti coloro che considerano dei fessi, mentre è proprio di loro che hanno estremo bisogno per raggiungere i loro scopi.
Si definisce furbo chi è dotato di un'intelligenza pratica che gli consente di volgere con scaltrezza ogni situazione a proprio vantaggio, mentre l'astuto, che su per giù ha lo stesso significato, l'astuzia con cui agisce, rispetto alla furbizia, mette in risalto un agire più ragionato che istintivo, ma talora in modo poco onesto.
Secondo i linguisti la parola furbo deriva dal francese “fourbe” (ladro). Ma secondo alcuni più recenti ipotesi la parola “furbo” verrebbe dal latino fur-furis” (ladro) trasformatosi poi, fra il IV e il VI secolo d.C., in ”furvus”, voce attestata anche con il significato di ”nero, fosco, buio”.
Riguardo alla furbizia vista in generale, a prescindere da chi ne è dotato e chi si illude di esserne provvisto, in una società in cui è il furbo ad essere ammirato ed ossequiato, l'onesto è solo un fesso e ben diceva Giuseppe Prezzolini che “In Italia il furbo è sempre in un posto che si è meritato non per le sue capacità, ma per la sua abilità a fingere di averle.”
In quanti siamo cresciuti sentendoci ripetere: "Fatti furbo", rispetto a sentirci dire: "Impara a vivere con onestà"?
Un'anima semplice e incapace di qualsiasi disonestà, se vive in un ambiente poco congeniale al suo comportamento, è considerato un babbeo che non ha imparato a vivere.
Chi educa i figli affinché siano onesti e sinceri, in un abituale modo di comportarsi e agire, deve anche istillare in loro la prudenza e l'accortezza, per non incorrere nei varchi dove i furbi aspettano in agguato.
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