Cchiú ’a capa è vvacante cchiú ’a lengua è llonga

Più la testa è vuota, più la lingua è lunga.
Da I proverbi napoletani a cura di Gianni Polverino, Presidente presso Napoli Centro Storico. Proverbi e Tradizioni
Ci presenta il proverbio una figura con i molteplici aspetti che può assumere, dalla persona pettegola, alla maligna, come al chiacchierone, con la metafora che la sua mancanza di intelletto è commisurata ai suoi sproloqui.
La lingua di per sé, è l'organo della cavità orale che ha funzione tattile e gustativa, oltre a svolgere un ruolo importante nel processo della masticazione, della deglutizione e nell'articolazione del linguaggio, ma proprio quest'ultima funzione altri aspetti in senso metaforico, come leggiamo nel Dizionario dei proverbi italiani, Mondadori 2007:
"Organo dell’articolazione del linguaggio, simbolo del potere della parola: convincere, adulare, ferire, arrecare danni con calunnie e maldicenze. Un’arma potente soprattutto in mano alle donne. Ma è un'arma che può rivolgersi contro chi la usa se non sa controllare le proprie parole e non impara a tacere quando è necessario."
Diciamo pure un'arma a doppio taglio, se teniamo conto del proverbio:
"Uccide più la lingua che la spada"
Molte persone che sembrano giusto avere il vuoto in testa, sono convinte che il silenzio sia un vuoto da riempire a tutti i costi, anche se non c’è niente di importante da dire, con la risoluzione di illudersi di colmare il vuoto che vedono solo loro, col parlare a vanvera.
Un vuoto del tutto ignorato da chi sa quando e come è il caso di parlare, come è consapevole che se il caso non si presenta, non c'è di meglio che starsene in silenzio, perché la persona accorta conserva le sue parole come se fossero preziose, senza dissiparle verso chi non sarebbe capace, se non di apprezzarle, almeno di capirle.
In molti cartelli appesi nei luoghi di lavoro, magari da parte di qualcuno che preferisce metterla in burla, piuttosto che prendersela con qualche collega che spara ciance a ogni piè sospinto, si legge:
"Prima di mettere il moto la lingua, accertarsi che il cervello sia acceso"
Con tutti a ridere, convinti che il cervello spento ce l'abbia sempre qualcun altro.
A proposito di chi è capace di parlare e chi lo è meno, leggo nel web:
Oratore: uno che non ha idee, ma le espone bene.
Che mi fa pensare a certi figuri, nello scenario attuale, che è meglio non menzionare.
Con tutti i modi, indovinati o sbagliati, che ci sono di parlare, da chi parla a vanvera, a chi lo fa alle spalle e a chi parla per un valido motivo, ma ha l'impressione di parlare al muro, perché il fenomeno frequente presentato da un colloquio è che chi parla, lo fa senza ascoltare e che ben pochi ascoltano senza riuscire a stare zitti, perché è dote rara il simultaneo saper parlare e ascoltare.
Come ben disse a tal riguardo Sir Winston Churchill:
“Il coraggio è quello che ci vuole per alzarsi e parlare; il coraggio è anche quello che ci vuole per sedersi ed ascoltare.”
Una dote che manca, come ci mostrano deprimenti dibattiti televisivi, dove personcine che sono ad hoc finché stanno a bocca chiusa, diventano dei piazzaroli da basso porto, berciando uno sull'altro, con un moderatore, che invece d'esser tale, fa anche peggio.
Un tema messo in luce dal famoso filosofo Confucio, che è ricordato come un capolavoro umano di saggezza:
"Gli antichi non si lasciavano sfuggire le parole, perché si sarebbero vergognati di non raggiungerle con le loro azioni"
Ribadendo a tal riguardo:
“Sii molto cauto nel parlare, perché tu non abbia a vergognarti se le tue azioni non fossero state poi all'altezza dei discorsi.”
Perché:
“Chi è saggio non parla mai di ciò che non può tramutare in azione.”
Esattamente il contrario che ci sentiamo spesso propinare da chi è al governo, tanto capace di parlare, ma non di fare ciò che sarebbe conseguente.
Non è detto che l'immaginario vuoto nel cervello sia dovuto alla mancanza di intelletto, ma a quella di moralità, con un'intelligenza impiegata in modo maligno e poco dignitoso per divulgare pettegolezzi e maldicenze.
Se poi non tutti hanno la capacità di saper parlare solo a tempo debito, nel modo più essenziale e sapendo scegliere le parole più appropriate, pochi sono quelli che sanno scegliere con cura le parole da non dire, un fenomeno messo in risalto dalla poetessa Alda Merini:
"Mi piace chi sceglie con cura le parole da non dire.
Le parole sono un’arma potente: possono esaltare o distruggere, costruire o demolire, sostenere o abbattere…. misurarle, sceglierle con cura a seconda delle situazioni o dell’interlocutore è segno di intelligenza e di sensibilità. Anche a me piacciono le persone che sanno scegliere le parole da non dire e che sanno capire quando scegliere il silenzio."
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