Oggi
- 13 novembre 2024 - mercoledì della XXXII settimana del tempo
ordinario, la Chiesa ricorda, tra i vari santi e beati, Sant'Omobono
Tucenghi, noto anche con la specificazione “di Cremona” (dalla città di
nascita), laico. Della sua vita fino alla giovinezza non si conosce
quasi nulla. S’ignora, inoltre, se il suo nome Omobono sia quello di
battesimo o un semplice soprannome dovuto alla
sua grande bontà, trasformatosi col tempo nell’appellativo personale.
Nacque all’incirca nella metà del 1100 a Cremona, in Lombardia, nel
periodo in cui la città era un libero comune fiorente e popoloso (oggi
capoluogo dell’omonima provincia nella regione Lombardia). Fu un abile e
agiato mercante di lana e stoffe, con bottega nel centro cittadino,
molto pio e caritatevole, per questo conosciuto e stimato da tutti.
Secondo la principale tradizione, era un fervente cattolico assiduo ai
sacramenti, che viveva solo con la moglie, non avendo prole. Tuttavia,
secondo altre fonti, ebbe due o più figli. Anche se molto abile negli
affari e benestante, non era ricco quanto avrebbe potuto essere, perché
per lui il denaro non era importante e gli serviva innanzitutto per i
poveri, ai quali era solito fare credito e sconti. Era un commerciante
scrupolosissimo e onesto, come se ne trovavano pochi. Rispettava gli
statuti delle corporazioni cittadine, osservava la legge civile, ma
soprattutto seguiva quella della coscienza che la Chiesa insegnava. I
proventi del suo commercio perciò, nella sua ottica cristiana, non
dovevano servire ad aumentare la sua ricchezza, ma a soddisfare un alto
insegnamento evangelico, quello della carità. Carità materiale,
nell'assistenza generosa dei poveri e dei bisognosi e carità spirituale,
verso gli afflitti, i tribolati, gli ignoranti e i dubbiosi. Omobono
aveva una sposa che, pur se onesta e virtuosa, era restia ad accettare
la sua inesauribile generosità. Ciò nonostante, egli riuscì col tempo,
attraverso l’esempio e la parola, a persuaderla della giustezza del suo
comportamento, coinvolgendola attivamente nella carità evangelica da lui
praticata. Non si dedicava mai al lavoro prima di avere adempiuto le
pratiche di cristiana pietà in chiesa. Non lasciò scritti e nemmeno
discorsi, ma attraverso la tradizione orale ci giunge la sua chiara
disposizione nei confronti del denaro guadagnato, cioè che su di esso
avevano precisi diritti i poveri. I soldi erano mezzi d'intervento per
soccorrere la miseria. La sua generosità divenne proverbiale, tanto che a
Cremona è rimasto il detto “Non ho mica la borsa di Sant'Omobono”. Il
mattino del 13 novembre 1197, mentre si trovava nella chiesa cremonese
di Sant'Egidio (dopo la sua canonizzazione a lui stesso intitolata),
come sempre al suo posto per partecipare alla Messa, in ginocchio
davanti all'altare e intento a pregare il Gloria, improvvisamente lo si
vide impallidire, allargare le braccia e richiuderle come in un
abbraccio, afflosciandosi e restando immobile al suo posto. Al momento
della lettura del Vangelo non fu veduto rialzarsi e, chi per primo cercò
di soccorrerlo, s’accorse che era già morto. Se n’era andato così, in
pace e in silenzio, verso la beatitudine dei Cieli. Grande fu il
dispiacere in tutta Cremona. Omobono, infatti, era un uomo che, senza
privilegi di nascita o prestigio di funzioni, aveva saputo diventare
nella sua città una “forza” solo per le evangeliche doti personali e
l’esempio della sua vita al servizio dei più poveri. Ormai lo circondava
un rispetto universale. Solo allora i cremonesi, dai notabili al
popolino, dagli artigiani indaffarati ai mercanti preoccupati, si resero
conto che era vissuto tra loro, in un fondaco oscuro e modesto, un vero
santo. Si sparse presto la voce insistente che “Mastro Omobono”,
com’era familiarmente chiamato, faceva miracoli e cominciarono i
pellegrinaggi alla sua tomba, facendo sì che le autorità cittadine, con
professionale rapidità, presentassero al Papa, in suo favore, la
richiesta di canonizzazione. Così, appena due anni dopo la sua morte,
nel 1199, il Pontefice Innocenzo III (dal 1198 al 1216) lo elevò alla
gloria degli altari. Le sue reliquie furono riposte in una cripta del
duomo cittadino, che divenne centro di devozione e di prodigi, dove si
trovano tuttora. Sembra che Omobono sia stato il primo laico italiano
della storia ad essere canonizzato. Fu proclamato patrono cittadino dal
Consiglio Generale di Cremona nel 1643 ed è invocato come protettore dei
mercanti. Immagine:
"Sant'Omobono Tucenghi", olio su tela realizzato, nel 2021, dal pittore
e incisore di Bari, vivente, Giovanni Gasparro (nato nel 1983). L'opera
si trova nella collezione privata Pedicini, a Cremona (Lombardia).
Roberto Moggi
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