Sant’Alberto Magno, vescovo

Oggi - 15 novembre 2024 - venerdì della XXXII settimana del tempo ordinario, la Chiesa celebra la memoria facoltativa di Sant’Alberto Magno, vescovo e dottore della Chiesa. Albert o Albertus (Alberto), questo il suo nome nella natia lingua tedesca e in latino, nacque verosimilmente nel 1206, a Lauingen, nel Ducato di Baviera vassallo del Sacro Romano Impero (oggi nello stato della Baviera, Germania). La sua famiglia d’origine era la nobile casata cattolica dei conti di Bollstädt. Verso il 1222, a soli sedici anni, lasciò il suo paese e si recò nell’Italia settentrionale, per studiare nella prestigiosa università del libero comune di Bologna. Qui ebbe probabilmente modo di ascoltare le prediche di un suo connazionale, il maestro generale dell’Ordine dei Frati Predicatori (o Domenicani) Giordano di Sassonia (1185-1237), futuro Beato, primo successore di San Domenico di Guzmán, fondatore dell'Ordine stesso. Giordano, uomo intelligente, eloquente e tenero, dallo zelo appassionato e caratterizzato dalla volontà di portare tutti gli uomini alla conoscenza e all’amore di Gesù Cristo, affascinò Alberto a tal punto da fargli decidere di farsi anch’egli frate domenicano. A questo scopo volle seguire il maestro e si trasferì a Padova, anch’essa libero comune del nord dell’Italia, dove nel 1229 ricevette l’abito dei frati predicatori proprio dalle mani del titolato compatriota. Terminati brillantemente gli studi ed emessi i voti religiosi, fu da quest’ultimo inviato come professore a Colonia, nei territori germanici dell’Impero, dove ricevette gli ordini sacri. In seguito, dal 1234, sempre in quelle regioni, fu lettore a Hildesheim, Friburgo, Ratisbona e Strasburgo, passando poi nel Regno di Francia, a Parigi, nella cui università conseguì nel 1245 il titolo di docente in teologia. Qui si dedicò, quindi, con grandissima passione, all’insegnamento, avendo tra i suoi più illustri discepoli il grande San Tommaso d'Aquino (1225-1274), la cui elevatezza spirituale, morale e culturale egli per primo riconobbe ed esaltò. Nel 1254, con dispiacere, dovette lasciare la cattedra, poiché eletto provinciale dei domenicani in Germania, nonché nominato reggente dello studio generale del medesimo ordine nella città di Colonia. Nel 1256, due anni dopo, tornò in Italia per partecipare al concistoro (adunanza solenne dei cardinali, convocati dal papa come suo consiglio) tenuto ad Anagni, non lontano da Roma (oggi in provincia di Frosinone, regione Lazio), alla presenza del pontefice Alessandro IV (dal 1254 al 1261). In quest’autorevole consesso difese vittoriosamente i diritti della Santa Sede e degli ordini religiosi cosiddetti “mendicanti”, cioè “poveri”, ai quali appartenevano i domenicani (ordini sorti tra il XII e il XIII secolo, ai quali le rispettive regole imponevano un voto di povertà che implicava la rinuncia a ogni proprietà, non solo per gli individui ma anche per i conventi). Il papa fu così entusiasta di lui che lo volle in curia, assegnandogli una cattedra all'Università Pontificia. Per rimanere stabilmente e proficuamente nell’Urbe, rinunziò allora alla carica di provinciale dei domenicani tedeschi, anche se dovette ancora recarsi in patria, prima a Colonia e poi in altre diocesi, come arbitro e mediatore di pace in un'infinità di contese. Al principio del 1260, ricevette la notizia che Alessandro IV l'aveva eletto vescovo della diocesi tedesca di Ratisbona, in pessimo stato sotto tutti i punti di vista, decaduta spiritualmente e finanziariamente, che aveva bisogno di uno zelante riformatore. Accettò la nomina e divenne con la sua vita santa e apostolica, per quel clero e quel popolo, un modello di vita. Visitava chiese e monasteri, si dedicava alle opere di carità, predicava, confessava e lavorava in tutti i modi al miglioramento spirituale della diocesi. Una volta risanatone il bilancio finanziario e ristabilitone l’ordine e la disciplina, compiuto il suo dovere di pastore, decise di rinunziarvi. Dietro sua insistenza, quindi, papa Urbano IV (dal 1261 al 1264) lo esonerò dall’incarico ed egli ritornò lieto nel suo convento di Colonia, spendendo il resto della sua vita nell’amato insegnamento, senza mai tralasciare la preghiera. la direzione spirituale di frati e fedeli, la redazione di opere letterarie scientifiche ed ascetiche e l’attuazione d’una vasta azione di pacificazione sociale nel territorio. Un giorno, già più che ottantenne, mentre teneva una lezione, si accorse di avere perso irreversibilmente la memoria e piangendo scese dalla cattedra, tra la costernazione generale del vasto uditorio, allontanandosi. Dovette rinunziare per i restanti anni di vita al suo prediletto insegnamento. Si preparò quindi alla morte, che lo colse poco dopo, il 15 novembre 1280, fra il compianto di tutta la cristianità. La sua salma riposa nella chiesa parrocchiale di Sant’Andrea a Colonia. Per la sua profonda cultura e la retta dottrina meritò il titolo di “Doctor Universalis” (“Dottore Universale”) e lo stesso appellativo di “Magno” (cioè “Grande”) con il quale è conosciuto. Papa Gregorio XV (dal 1621 al 1623) lo ha beatificato nel 1622 e, il 16 dicembre 1931, fu canonizzato e decorato del titolo di dottore della Chiesa dal pontefice Pio XI (dal 1922 al 1939).
IMMAGINE: "La Vergine Maria appare a Sant'Alberto Magno", olio su tela dipinto, nel 1660, dal pittore barocco spagnolo Vicente Salvador Gómez (circa 1637-1678). L'opera si trova presso il Museu de Belles Arts de València, a Valenza (Comunità Autonoma Valenzana, Spagna).
Roberto Moggi
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